La Columbia Records è stata citata in giudizio: “Ha discriminato in fase di assunzione”

L'assistente di direzione Patria Paulino sostiene che la casa discografica aveva insistito per assumere un candidato nero per una posizione di assistente amministrativo, per dare un'apparenza di diversità

La Columbia Records sta affrontando una causa per discriminazione intentata dall’ex-assistente di direzione dell’amministratore delegato Ron Perry, che sostiene di essere stata costretta a dimettersi per essersi opposta a presunte pratiche di assunzione discriminatorie raccomandando candidati non neri per una posizione amministrativa.

La denuncia è stata presentata nel contesto di un aumento dei controlli sulle iniziative e i programmi aziendali volti a promuovere la diversità, l’equità e l’inclusione, dopo la decisione della Corte Suprema che ha bocciato l’affirmative action (le cosiddette politiche di “discriminazione positiva”, come riservare quote per gruppi minoritari o sottorappresentati, ndr). La settimana scorsa, la CBS Studios e la sua casa madre Paramount sono state citate in giudizio per aver presumibilmente applicato quote di diversità che discriminano gli uomini bianchi etero.

Patria Paulino, in una causa depositata il 28 febbraio presso la corte federale di New York, afferma di essere stata incaricata delle assunzioni per un posto vacante di assistente amministrativo di Perry. Secondo la denuncia, le sarebbe stato detto che poteva assumere solo candidati neri per il ruolo, perché Perry sarebbe stato oggetto di molteplici denunce di discriminazione razziale da parte di ex-dipendenti.

La denuncia verso Columbia Records

Nel documento depositato mercoledì 6 marzo in tribunale, gli avvocati dell’azienda hanno definito le accuse “contraddittorie e false”. “In base alle leggi dello Stato di New York e della città di New York, la querelante sostiene che gli imputati non solo l’hanno discriminata perché preferivano i dipendenti bianchi, ma l’hanno anche attivamente licenziata perché non si era adeguata alla loro preferenza per i dipendenti non bianchi”, si legge nel documento.

“In realtà, la querelante ha lavorato per Sony Music Entertainment per meno di cinque mesi, ha ottenuto risultati mediocri e ha partecipato di buon grado alle pratiche di assunzione del tutto legali che ora accusa di essere discriminatorie. Si è poi dimessa volontariamente dopo aver ricevuto una valutazione sfavorevole sulle sue prestazioni. Ora cerca di molestare il suo ex-datore di lavoro e capo, che ha solo cercato di aiutarla ad avere successo nel suo lavoro”.

Secondo la denuncia, la Columbia Records “voleva eludere la responsabilità e dare l’impressione” che Perry “non fosse impegnato in discriminazioni razziali assumendo un maggior numero di dipendenti neri, in particolare nelle posizioni di livello inferiore dell’azienda”. Nella denuncia si sostiene che le risorse umane avrebbero ordinato a Paulino di assumere una persona che faceva parte di una minoranza e con esperienza nel campo della musica da una rosa di candidati che comprendeva anche candidati bianchi, per nascondere le pratiche di assunzione illegali.

Paulino afferma che numerosi candidati bianchi erano qualificati per la posizione, ma sono stati scartati. Paulino indica candidati non identificati che soddisfacevano i criteri di assunzione al di fuori di quello etnico, uno dei quali era stato raccomandato personalmente da Samantha Sachs, ex-assistente di direzione di Perry e ora direttrice dello sviluppo commerciale, nel tentativo di dare una maggiore impressione di diversità nella rosa dei candidati.

Interviste fittizie

La denuncia riporta diversi messaggi di Sachs, che avrebbe detto a Paulino che l’etnia era “super importante” per decidere chi assumere e che la ricerca era limitata ai dipendenti neri. In un’occasione, Sachs avrebbe detto: “Non possiamo assumere un’altra ragazza bianca ebrea” quando Paulino le avrebbe chiesto di poter intervistare una certa candidata.

Alla fine del processo di “intervista fittizia”, due candidati neri sono stati raccomandati a Perry per essere presi in considerazione, si legge nella denuncia. Paulino sostiene di aver in seguito ricevuto l’ordine di rassegnare le dimissioni per essersi opposta alle pratiche discriminatorie di assunzione.

La denuncia sostiene che l’ex-assistente amministrativa di Perry, una persona bianca, aveva fatto domanda per una promozione ad assistente di direzione, domanda respinta però a favore di Paulino, che è ispanica. L’ex-assistente è stata successivamente riassegnata a un altro reparto perché Perry e l’azienda “preferivano assumere un’assistente amministrativa nera in quel ruolo per creare maggiore diversità”, si legge nella denuncia.

Le accuse di Paulino alla Columbia Records

Paulino, che dice di essere stata etichettata come “persona assunta per la diversità”, sostiene anche di essere stata discriminata da Perry, che la considerava meno qualificata per motivi razziali e spesso la “sminuiva, umiliava e criticava”, secondo la denuncia. In un presunto episodio, Perry avrebbe detto a Paulino che la sua “ansia sta influendo sul lavoro” e che le uniche risposte accettabili per lui dovevano essere “Sì”, “No” o “Lo scoprirò”.

“Perry non si rivolgeva ai dipendenti caucasici in questo modo degradante”, si legge nella denuncia. L’azione legale prevede richieste di risarcimento per discriminazione, ritorsione e favoreggiamento. L’entità del risarcimento danni non è specificata. Sony Music Entertainment, che è citata nella denuncia, non ha risposto immediatamente alle richieste di commento.

La causa contro la Columbia Records è stata intentata in seguito alla decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti, che lo scorso anno ha bocciato le ammissioni su base razziale nei college e nelle università nella causa Students for Fair Admissions v. Harvard e mette ulteriormente in discussione la legalità delle iniziative di diversità, equità e inclusione che tengono esplicitamente conto dell’etnia.

Uno scontro politico

L’anno scorso, 13 procuratori generali repubblicani hanno scritto lettere alle aziende della lista Fortune 100, avvertendole che molte delle loro iniziative per incrementare la diversità sono discriminatorie. In risposta, un gruppo di procuratori generali democratici le ha esortate a “raddoppiare i programmi incentrati sulla diversità”.

Sebbene la sentenza non sia direttamente applicabile alle aziende private, che sono disciplinate da una serie separata di leggi federali e statali contro la discriminazione, che non consentono ai datori di lavoro di prendere in considerazione l’etnia per decidere chi assumere, sono state intentate diverse cause per discriminazione inversa che contestano singole decisioni di assunzione e iniziative di diversità, equità e inclusione.

A settembre, un tecnico delle luci ha citato in giudizio da Meta e Association of Independent Commercial Producers per un’iniziativa a favore della diversità. Anche diversi studi legali sono stati citati in giudizio per i programmi di borse di studio basati sulla diversità.

Aggiornamento del 6 marzo: Questa notizia è stata aggiornata per riflettere che la querelante sarebbe stata costretta a dimettersi invece che essere licenziata e che è stato presentato un documento in tribunale che nega le accuse.

Traduzione di Nadia Cazzaniga