A Torino c’è il cinema. Quello che manca è un sistema in grado di attirare le produzioni, sia nazionali che internazionali, e di trattenerle sul territorio. Un problema, questo, riconosciuto anche dalla stessa Film Commission locale, che ora si è fatta carico della “missione” di costruire e coordinare questo tanto agognato sistema di Studios. La presidente Beatrice Borgia e il direttore generale Paolo Manera, in una precedente intervista con The Hollywood Reporter Roma, hanno ammesso che la questione “sistema Studios” è stata “identificata come un gap di filiera”.
Una condizione che troverà, sperano, una soluzione. Soprattutto a fronte di un paio di risultati. Il primo è il successo internazionale di La legge di Lidia Poët, la serie ambientata a Torino sulla prima avvocata d’Italia, interpretata da Matilda De Angelis e diretta da Matteo Rovere e Letizia Lamartire, che è infatti il titolo italiano più visualizzato su Netflix, con 85 milioni di ore di visione.
E poi c’è il famoso – e miracoloso – moltiplicatore x20, ovvero, secondo la Film Commission, per ogni euro investito dalle istituzioni, l’impatto sul territorio è di 20. Un segno che qualcosa è cambiato anche con l’arrivo degli Streamer nelle produzioni locali.
Un altro tassello
In soccorso a questa idea degli Studios si aggiunge ora un tassello importante. Gl Events, il conglomerato francese proprietario di Lingotto Fiere (cornice storica del Salone del Libro) e che ha in gestione l’Oval, ha recentemente annunciato la nascita dei Lingotto Studios.
Circa un anno fa, la sezione italiana di Gl Events ha cambiato amministratore delegato, da Lamberto Mancini (ex-Studios di Cinecittà) all’ungherese Gabor Ganzcer, che già era parte della società e che dal 2009 è anche amministratore delegato di Hungexpo, il polo fieristico principale di Budapest.
A Ganzcer quindi è stato affidato il compito di rilanciare i padiglioni a Torino Sud, sul quale l’azienda vuole ora investire 12 milioni di euro in tre anni per il rifacimento della struttura. In questa ristrutturazione, il complesso viene anche reso disponibile all’uso come teatro di posa e set nei suoi 100mila metri quadrati di spazi, che nel corso dell’ultimo anno sono stati già visitati da “decine di case di produzione”, come ha dichiarato l’Ad a Repubblica. E queste realtà del settore cinematografico hanno anche, stando a quanto affermato da Ganzcer, “apprezzato gli ambienti”.
Lingotto Studios
Un portavoce di Gl Events ha spiegato a THR Roma che gli spazi di Lingotto Fiere sono stati visitati in circa “30 sopralluoghi”, alcuni di questi effettuati da “grandi player”. L’idea dei Lingotto Studios, continua il portavoce, è nata circa un anno fa. “In Ungheria hanno trasformato il polo fieristico Hungexpo anche in uno Studios, dove hanno girato alcune produzioni internazionali importanti”. Nello spazio congressuale di Budapest, infatti, sono stati girati film come The Martian (2015) di Ridley Scott ed entrambi i Dune di Denis Villeneuve.
“Abbiamo fatto una valutazione sulla nostra realtà, andando a cercare quegli elementi che sono essenziali per trasformare gli spazi in studi veri e propri”, aggiunge il portavoce. “Ad esempio avere due padiglioni completamente oscurabili, avere accessi per grandi veicoli, garantire privacy alle produzioni senza che gli attori vengano visti, piuttosto che altri servizi come gli uffici da dedicare alla produzione o il catering”.
Nel piano di 12 milioni in tre anni annunciato da Gl Events, il rifacimento di alcuni servizi non ha in mente soltanto gli “eventi corporate e fieristici”, ma ha anche le accortezze per rendere Lingotto Fiere un “vero Studios”. In linea generale, la strategia della società prevede un rifacimento e ampliamento dei servizi igienici e della sicurezza dei padiglioni, con l’inserimento anche di bagni gender free, nonché la realizzazione di ingressi indipendenti per agevolare il flusso dei visitatori e una ristrutturazione degli impianti.
Il “modello ungherese”
Per il futuro del sistema cinema di Torino potrebbe portare fortuna quindi il “modello ungherese” di Ganzcer. “Siamo ovviamente più che favorevoli alla nascita e allo sviluppo di studi e teatri di posa su scala regionale: l’apertura di nuove strutture per il nostro territorio contribuisce ad arricchire notevolmente la nostra offerta”, dichiara a THR Roma la presidente della Torino Film Commission Beatrice Borgia.
“Gli Studios – dagli storici Lumiq, ai recenti Prodea Led Studios fino ai futuri Lingotto Studios e ad altri che potranno aggiungersi – sono un ulteriore tassello che FCTP sta coordinando e promuovendo insieme ai vari player della filiera locale”, aggiunge il direttore generale Paolo Manera, facendo riferimento ai teatri di posa Lumiq, che hanno ospitato produzioni come The Kingsman di Eagle Pictures e Non uccidere della Rai, ma anche al virtual set di Prodea, che ha accolto la realizzazione di The Opera! con Caterina Murino e Vincent Cassel.
In questo progetto dei Lingotto Studios, che si concretizzerà nei prossimi tre anni, Gl Events è in contatto con la città di Torino, ma – come segnalato attraverso i loro uffici stampa – manca un dialogo con la Regione e con la Camera di Commercio.
Un braccio di ferro per Lingotto
La società francese, infatti, sta chiedendo investimenti diretti sul rilancio del polo fieristico. E il dialogo con le istituzioni, al momento, è stato descritto come “poco costante”. “L’investimento di 12 milioni è la dimostrazione della nostra volontà di continuare a investire a Lingotto Fiere, a prescindere da quello che succederà. A noi serve, a livello relazionale, che ci siano tutti gli attori di riferimento, che sia attraverso investimenti, finanziamenti o altro”, conclude il portavoce di Gl Events.
La società sta quindi giocando a un braccio di ferro al quale non è nuova. Dal punto di vista congressuale e fieristico, su Lingotto Fiere è in corso una partita amministrativa piuttosto importante per la città di Torino, soprattutto dopo l’annuncio del trasferimento dal capoluogo piemontese a Parma – dopo 40 anni – di Automotoretrò, fiera dell’auto storica nata a Torino nel 1982.
Quest’anno scade anche il contratto con il Salone del Libro, e Gl Events ha ricevuto diverse critiche da parte dell’associazione Torino, città del libro (che gestisce il Salone) sul mantenimento di Lingotto Fiere, denunciando inoltre un affitto troppo alto per i padiglioni (motivazione peraltro sollevata anche dagli organizzatori di Automotoretrò).
“Per il 2025 e gli anni a seguire ci siederemo ad un tavolo e negozieremo le condizioni”, ha dichiarato a metà febbraio l’Ad di Gl Events Italia Gabor Ganzcer a La Stampa riguardo il canone di affitto del Salone del Libro, considerato “bene comune” della città.
Investimenti in attesa
Nel corso della stessa intervista al quotidiano torinese, Ganzcer ha confermato che la richiesta alle istituzioni – come “impegno” – è di due milioni di euro all’anno che “non servono direttamente per l’edificio ma è ovvio che se riusciamo a far funzionare meglio il polo attraendo nuovi eventi importanti, potranno contribuire a rendere possibili nuovi investimenti sulla struttura”.
Raggiunta da THR Roma, la Camera di Commercio di Torino non si vuole ancora esprimere sulla questione. “Stiamo aspettando uno studio più ampio sul lato congressuale, le tre istituzioni (Città di Torino, Regione e Camera di Commercio) si esprimeranno alla luce di questo studio”, risponde una portavoce. “Questa è la volontà politica, lo studio è sulla situazione del turismo congressuale a Torino, su cosa c’è e su cosa ha bisogno di investimenti”, aggiunge la portavoce.
“Noi abbiamo tutta una serie di eventi già confermati per quest’anno – continua – non li finanziamo direttamente, ma indirettamente”. E conclude: “Un eventuale investimento più cospicuo e diretto sarà tutto da decidere, sulla base anche di questo studio”.
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