Tax Credit videogiochi: entro fine anno cambiano le regole. La proposta dei produttori: “Aliquota al 30%”

L'associazione di categoria ha chiesto al ministero un aumento dei fondi per il credito d'imposta, con ispirazione al modello francese. Intanto si è aperta la terza sessione, con 12 milioni disponibili e la possibilità di superare il budget

I videogiochi vedranno presto nuove misure sul tax credit. “Entro fine anno”, disse tempo fa il presidente della commissione cultura alla camera dei deputati, Federico Mollicone (FdI). Introdotto nel 2016 ma operativo dalla fine del 2021, il credito d’imposta ha permesso al settore dei videogiochi in Italia di compiere uno sprint. Ora il ministero della cultura, nella persona della sottosegretaria Lucia Borgonzoni (Lega), ha annunciato l’inizio della terza sessione il 16 ottobre, con la disponibilità di 12 milioni di euro, e la possibilità di “splafonare”, cioè di superare il budget previsto. Una eventualità che si è già verificata nella precedente sessione, contemporaneamente a un incremento dei fondi.

Si va dai 5 milioni di euro della prima sessione del 2021, passando per gli 11 milioni del 2022 poi aumentati a 16, mantenendo comunque l’aliquota fissa al 25%. Ma “aumenterà”, come ha confermato il direttore generale del cinema e dell’audiovisivo al MiC Nicola Borrelli, che in una precedente intervista a The Hollywood Reporter Roma aveva garantito anche l’arrivo anche delle nuove misure per il credito d’imposta sul cinema. Questione di “qualche settimana”, disse qualche settimana fa, il 19 settembre.

Sui videogiochi, l’associazione di categoria IIDEA ha un obiettivo molto chiaro: spera che il governo prenda ad esempio il “modello francese”, al quale l’associazione fa riferimento anche nel settore dei videogiochi competitivi agonistici (Esports). Un dialogo, quello con il ministero della cultura, che segna una crescente rilevanza del mercato del videogioco in Italia, con una notevole impennata durante la pandemia di Covid e ora una lieve – seppur prevista – contrazione.

Ma c’è anche un segnale di forte interesse del governo di estrema destra di Giorgia Meloni, tra l’inserimento del linguaggio dei videogiochi nella “riforma” allo statuto (con la lottizzazione) del Centro Sperimentale di Cinematografia fino alle intelligenze artificiali e al settore Esports. Con tanto di retorica sul Made in Italy.

Le idee di IIDEA sul tax credit

Le proposte dell’associazione sul nuovo credito d’imposta per i videogiochi, condivise con la redazione di THR Roma, sono ambiziose: l’aliquota dal 25% al 30% (come il modello Francia), con aumento del massimale per azienda da 1 a 2 milioni di euro l’anno, o trasformarlo in un massimale per opera. “Possibilmente”, scrive IIDEA fino a 2 milioni di euro.

Inoltre, l’associazione chiede a gran voce un finanziamento diretto con budget minimo “ideale” di 5 milioni di euro l’anno (un milione in più rispetto al fu First Playable Fund contenuto nel dl Rilancio del governo Conte bis), con un occhio di riguardo per “studi di sviluppo più piccoli e giovani”.

Come precedentemente riportato da THR Roma, l’aliquota del tax credit potrebbe effettivamente aumentare dal 25% al 30%. “Il tax credit sui videogiochi è in atto da pochi anni, e stiamo testando volta per volta”, ha dichiarato il direttore Nicola Borrelli, suggerendo che è già arrivato il momento di “fare un’altra messa a punto” per questa tipologia di finanziamento. “A partire dall’aliquota, e bisogna ragionare anche sui costi massimi ammissibili, perché abbiamo scritto il credito d’imposta solo tre anni fa, ma per il settore è come se fossero passati 40 anni”.

Per cui il tax credit “aumenterà”, ha aggiunto Borrelli. Sottolineando inoltre che la volontà del ministero e di “seguire le esigenze del settore senza creare nessun tipo di problema”. Il quando e il come, ora, sono tutti da vedere.