X Factor 2023, le pagelle del secondo live: sognando Selmi cantare Non dirgli mai di Gigi D’Alessio

Il talent entra nel vivo, i giudici cominciano le prime schermaglie, alcuni concorrenti ti sorprendono, molti si confermano nel bene e nel male. Ora manca poco più di un mese all'ultima puntata e con il ripescaggio Morgan si ritrova in squadra gli Astromare. Un po' come se Modugno avesse deciso di cantare con gli Squallor. Che poi, diciamocelo, è una grande occasione persa (il featuring tra il signor Volare e quei geniacci, naturalmente)

Assegnazioni non sempre comprensibili nel secondo live di X Factor 2023, le zavorre delle varie squadre stanno salutando con educazione, ed è così che capisci che il talent sta per entrare davvero nel vivo. Così alcuni dei duri hanno cominciato a giocare, un paio persino a divertirsi. Morgan prova a insegnarci a vivere, Fedez ha imparato a farci ridere, Ambra regala perle di saggezza che potremmo trovare nei prossimi Baci Perugina, Dargen pensa bene di far politica.

E Francesca Michielin, sempre bravissima, comincia a portare i segni del dover interrompere Morgan al punto giusto, di non scoppiare a ridere per le battute di Dargen (che spesso neanche lui capisce, ma lei sì), di tenere a bada gli ego dei quattro moschettieri e portare a casa la puntata.

Sarafine 10

Che dire, se ti produci e canti e decidi di lavorare sui Beatles o sei pazza o hai nelle corde l’esperimento estremo, la voglia di rischiare per sbattere in faccia a tutti chi sei e come sei brava a fare tutto quello che vuoi. Lei ha capito tutto: non punta a vincere, quelle come lei difficilmente arrivano in semifinale, ma a divertirsi e farsi conoscere. Quando verrà eliminata saremo cotti a puntino e ci compreremo sia l’album delle cover che quello degli inediti.

Come sempre produzione ineccepibile, poi inizia a cantare e ti ricordi che ha una voce notevolissima: i suoi elettroBeatles lo sono altrettanto, soprattutto contando che parliamo di Eleanor Rigby. Molto bello il rapporto fertile di confronto con Fedez, decisamente alla pari.

Alla fine del pezzo mi fa (quasi) dimenticare l’unica vera grande tribute band dei Fab Four: i napoletanissimi Shampoo. Ecco, adesso tocca risentire quel cult che è l’album In Naples.

Matteo Alieno 9,5

È cambiato qualcosa nel suo sguardo. E nel prendere Battisti senza riguardi ma comunque con rispetto, tira fuori quell’occhio deciso modellando una voce più delineata, adulta, coraggiosa. Talento ne ha sempre avuto, ora sta diventando un cantante, qualcuno consapevole dei propri mezzi e che non necessita di trucchi, di uno staging aggressivo, di fare acrobazie fisiche. Sogno un duetto con Il solito dandy. Anzi no, la cover di Si può dare di più di loro due con Selmi.

Stunt Pilots 9

Una band deve avere un sound omogeneo e complementare, deve avere sintonia, un groove peculiare. Ma soprattutto, deve curare un equilibrio precario ed esatto, come il trapezista sul filo. Ecco, loro ci riescono: bassista e batterista hanno doti fuori dal comune – anche se l’understatement che entrambi hanno ci porta a sottovalutarli – e il cantante, dalle qualità più ordinarie, ha però la qualità rara di calibrare ogni nota sulle sue capacità, come quei buoni calciatori che diventano campioni perché danno sempre il 110%.

E se poi Englishman in New York, pezzo particolarissimo anche nella carriera di Sting stesso, scivolos0 nella sua armonia particolare e nel suo incedere cucito addosso a chi l’ha resa famosa, la tratti con questa seducente libertà, con questa leggerezza e ti riesce, chapeau. Andrei a un loro concerto. E poi mi piacerebbe finire in un pub a mangiare e parlar di musica con loro.

Angelica Bove 8,5

L’assegnazione è volutamente forzata, per non renderla scontata e troppo perfetta (brava Ambra, forse però farlo al secondo live era troppo presto), lei dimostra di avere un grande controllo della sua grande tecnica e del suo ancora più notevole talento e si mette in posizione di sicurezza, canta leggermente sotto i suoi standard (mezzo tono? Neanche) e la porta pulita a casa, senza strafare, con un finale in cui si libera e che ti dice che sa far tutto. Sempre e comunque. E Love me again non è più solo il titolo di un gran pezzo di John Newman che l’ha messa alla prova, è un ordine. A noi che l’amiamo, ancora, ancora e ancora. E poi di nuovo. E il sospetto è che quando vincerà ricorderemo questa eccellente performance come una delle sue minori.

Poi apri gli occhi, dopo averla sentita cantare, e ti ricordi che è la sosia giovanissima di Juliette Binoche. Rischia di riscrivere il concetto di perfezione.

Irresistibile quando non capisce Dargen, meravigliosa quando annuisce alla supercazzola di Morgan sulla sua musica portata all’introversione e poi gli dice “ho capito cosa intendevi”. Sapendo che neanche lui s’era capito.

Il solito Dandy 8

Ottima idea mettersi quel completo rosso da paura – Michielin, usa lo stilista del solito Dandy, non quel criminale di guerra che veste te – per distrarci da quell’animazione che è un reato contro l’umanità. Vedendo anche il costume della ballerina è legittimo pensare a una pubblicità subliminale del marchio di Chiara Ferragni in onore di Fedez. Tornando alla musica prendere Gianni Togni e Giulia e regalarle uno spessore da pezzo alla Renato Zero, con tanto di arrangiamento sul finale alla Daft Punk, è da artisti veri. Certo, non siamo ai livelli del Battiato della settimana scorsa, ma ovvio che conta anche il pezzo e la felicità dell’incontro tra un capolavoro e un ragazzo che ha testa e cuore fa fuochi d’artificio.
La vita però è anche fatta di pezzi minori e lui sa come rendere speciali pure quelli. Sì, sul solito Dandy, avevo preso un abbaglio. Bisognava capirlo da quando portò Dalla, troppo facile accorgersi di lui con Battiato.

Fedez 7,5

Quell’umorismo ironico e freddo che tira fuori con due, tre battute a puntata che non gli conoscevamo granché, ci piace (la battuta su Morgan geniale “sa quello che fa, quanto meno a X Factor”, genio). L’aver sgamato l’autotune su Selmi è esattamente quella mossa che fa vedere quanto ne capisca senza che debba mettere la chiave di violino sul tavolo (per non essere volgari).

Si vede che è fisicamente provato ma anche che è un professionista che non si concede neanche una smorfia di stanchezza. E pretende il massimo anche delle sue ragazze che espone, troppo presto va detto, a uno stress test notevole.

Sickteens e Settembre 7

Non è facile avere un giudice che ti strappa spartiti, attacca il frontman, pretende tanto. Ma è anche una fortuna, perché il mondo è pieno di presunti giovani artisti con clan di yesman che durano lo spazio di un singolo negli anni ’80. Voices di Russ Ballard è una di quelle assegnazioni a doppio taglio, ma loro dopo essersi feriti con la lama per una settimana sul palco tengono tutti i coltelli dalla parte del manico. E se papà Morgan è stato severo, loro si ritrovano un po’ più grandi, come musicisti e uomini (Morgan per ora molto meglio durante la settimana del giovedì).

E soprattutto il cantante per la prima volta convince e non ti sembra passato lì per caso.

Settembre con Chiagne, feat tra Lazza e Geolier, fa la sua miglior prova da quando è nel talent. Dimostra per la prima volta che ha almeno tre registri vocali di cui almeno uno imprevedibile quanto Maria Tomba che le confessa il suo amore. E lui la friendzona con classe. Mito.

Astromare e Dargen 6,5

Ci hanno creduto di più. Ed è bello che a volte basti: gli Astromare rientrano in gioco con Great Balls of Fire, quindi non tradendosi neanche un po’, poi se la cavano bene, anche se non benissimo con i Queen (di)mostrando di saper fare anche altro. Probabilmente le altre band sono più strutturate e destinate ad andare più avanti, ma loro hanno entusiasmo, quel pizzico di follia nerd e una presenza scenica entusiasmante. E per qualche settimana sarebbe bello goderseli.

Dargen semplicemente dà la canzone più adatta a ognuno dei suoi concorrenti e infatti ogni volta si siede al tavolo senza patemi. Sembra scontato, ma Fedez ad esempio sbaglia quella di Asia e la manda a perdere, sebbene lei fosse già perfettamente avviata anche senza il suo aiuto verso un dignitoso fallimento. Dargen sbaglia solo quando parla a sproposito di ciò che non conosce, come la politica estera.

Anna Castiglia 6

Rivedendo la replica l’impressione è che porti un pezzo suo (grazie al lettore che mi ha fatto notare l’errore), in realtà è il “suo” Califano, quasi a ribadire la sua identità fregandosene della competizione. Accortasi dell’attenzione esterna del mondo reale, suona e canta quel pezzo che fa suo più di un inedito per massimizzare quel palco e poi tornare a far live fuori da X Factor. Quasi si fosse resa conto, in questi giorni lontano da lì, che non è il suo posto.

Si diverte, fa quello che vuole, esce volentieri. E la sufficienza è la “punizione” per chi doveva crederci, perché se la sarebbe giocata con Angelica e ci saremmo divertiti. Ora scusate ma cerco le prossime date dei suoi concerti.

Morgan 5,5

Mood stranissimo quello di questo secondo live, mai a fuoco, spesso irritato, ancor più frequentemente irritante. Sappiamo tutti che in quanto a conoscenza e talento lui è Mozart e gli altri i Ricchi e Poveri – sì, immaginate Ambra al posto della brunetta e Fedez e Dargen nella parte di Angelo Sotgiu e del compianto Franco Gatti a cantare Voulez vous danser e volerete -, ma parlare di tempi, fare piccole lezioni da conservatorio serve quanto un cardiochirurgo che mostra a un dentista come operare a cuore aperto. È arroganza sterile. Non ha ironia – e questo alla lunga peserà -, a volte sceglie la strada della supercazzola, non riesci a capire neanche se ci tenga davvero oppure già si è annoiato. Lui deve rovesciare il tavolo o elevarlo, deve decidere, ma la terza via del gne gne non è per lui.

E impari da Sua Maestà Manuel Agnelli: puoi essere il migliore semplicemente esistendo e resistendo al conformismo altrui. Dimostrandolo, senza sbattere in faccia nozioni e simili a tutti gli altri.

Ambra 5

“Il tuo superpotere è la fragilità”. “La parola giudizi su di te non attacca”. “L’autotune sulla scenografia era perfetto”. Lei riuscirebbe a dirti “hai begli occhi” non facendoti sentire un cesso. Se Morgan fa la supercazzola musicale, lei fa quella emotiva. E di solito queste frasi (s)fatte che ti fanno sentire una nostalgia irriducibile di Emma Marrone le tira fuori quando ha la luna storta – un paio di volte la regia la vede mettere il broncio e una volta discutere con il buon Castoldi – o non ha molta voglia di stare lì. In questo secondo live sembrava tutte e due le cose.

Rispetto allo scorso anno ha però il pregio di stare all’erta e di non uscire fuori dai giochi e rintuzzare sempre gli altri giudici. Ma questo giovedì non ci stava dentro granché. Fortuna ha voluto che il tilt abbia salvato inopinatamente il suo Gaetano perché Asia è simpatica come i soprammobili calvi a casa della sorella di Ignazio La Russa.

P.S.: belli gli occhiali alla Jeffrey Dahmer dei daily. Te la immagini subito interrogata da Franca Leosini.

Maria Tomba 4,5

Più si va avanti e più Miss Simpatia convince meno. Per carità, gli AC/DC li fa quasi dignitosamente, tiene il palco, ha anche la malizia per dare ironia a un testo ammiccante, poi rovina molto (non tutto) con gli eccessi post esecuzione, con “Viva l’autoerotismo” o buttandosi a terra quando il suo giudice le fa i complimenti. Con You shook me all night long peraltro ci svela che lei può pure uscire dalla comfort zone, ma giusto per prendere il pezzo più diverso da lei e portarcelo dentro, farlo diventare suo. Non in modo originale, però, ma rivestendolo di quella tendenza a rendere tutto rotondo e “bersagliero”.

Dispiace dirlo, ma diventa sempre meno interessante ascoltarla e pure la cotta per Settembre, sempre una mariadefilippata poco sincera. Ci poteva cascare solo Fedez, il cui concetto di romanticismo è chiedere scusa alla moglie in DM dopo aver limonato un concorrente di Sanremo (quanto sarebbe bello se fosse Al Bano).

Selmi 4

Apparentemente i Radiohead sembravano una buona assegnazione. Viene subito in mente Erio che con un loro pezzo venne eliminato ingiustamente, facendo spellare le mani pure dei suoi (pochi) detrattori. Non solo per la loro somiglianza fisica, ma anche per una tendenza bella a scendere nel profondo delle armonie distoniche dell’animo oltre che della musica. E invece.

Selmi rimane su una pallida imitazione di Thom Yorke, tecnicamente anche esatta, ma totalmente, inesorabilmente media, laddove poteva squarciarci lo sterno e strapparci il cuore, ci ha invece lasciato in quell’indifferenza delle prove né meravigliose né terribili. E uno come lui, con quella voce e quegli occhi, non può mai permettersi di non dare un’identità precisa, una profondità personale a quello che fa. Se lo devi tirare fuori dalla comfort zone – o se pensi di farlo – meglio Gigi D’Alessio che Thom Yorke insomma. Ecco, ora penso a te che intona Non dirgli mai e volo.

Asia Leva 3,5

Lo capisci dal cinque poco convinto di Fedez dopo il secondo ballottaggio in due live che non ci credeva neanche lui. Noi, Federico Lucia, te l’avevamo detto: brava la rapper, nessuno lo nega, ma preferirla a Alice Tombola che poteva fare tutto e che educata poteva anche andare sotto ad Angelica Bove, è stato un delitto. Soprattutto se poi le dai Kendrick Lamar e lei per apparire simpatica e togliersi di dosso l’etichetta di quella insopportabile, la canta quasi alla Maria Tomba ma vestita come se Notorious B.I.G. avesse sbagliato candeggio dei suoi vestiti e pellicce. Va detto che con Gaetano meritava di passare lei, ma sarebbe durata comunque poco.

Elodie 3

Negli ultimi anni abbiamo scoperto che è una buona attrice, non ha mai perso un’occasione per ricordarci la sua bellezza stordente, ma nella memoria mi era rimasta la sensazione che avesse anche una voce clamorosa, che sapesse cantare. E invece mentre senti – ma soprattutto vedi – la performance a X Factor ti chiedi dove sia finita quella cantante grintosa, cazzuta, che faceva vibrare le pareti.

Ed è pure interessante l’idea del clubtape, sette tracce mixate a flusso unico come dice lei “un po’ tunz tunz”, ma il fatto di trattare il palco del talent come un enorme cubo con un corpo di ballo che sembra uscito più da Colpo Grosso che da una discoteca non basta. In più, tesoro mio, continuo a preferirti nella versione in cui ti fecero lo scherzo alle Iene (la sorella fingeva di tradire la compagna, lei non voleva tradire la “cognata” – ndr), con le tue sporcature verbali e la tua genuinità, che nella versione attuale in cui sei Jessica Rabbit vestita da Diabolik che è caduto dalla moto. Che ha un suo fascino, eh,

Gaetano De Caro 2

Non ce l’ho con questo ragazzo, ma anche per fare degli esercizi di stile devi avere le spalle larghe. Lui forse le ha, ma non sono le sue. Dancing On My Own di Robyn, versione Calum Scott poi è un’assegnazione che sembra fatta apposta per sacrificarlo (e invece, a naso, si dovranno aspettare uno settimana a due), lui persino nello stare in scena sembra totalmente scollato dall’immagine che prova a dare di sé. A volte, guardandolo, soprattutto in questi giorni in cui abbiamo passato di poco Halloween, hai l’impressione che sia un cosplayer venuto male tra Meat Loaf e David Bowie. In più la sua vocalità è sopravvalutata. Poi alla fine esce per la regola bacchettona dei minorenni che possono vedere la tv dopo mezzanotte, ma non farla. Quindi sfruttiamoli perché fanno tenerezza, ma poi se si giocano la vita, mandiamo una clip.

Ante Factor 1

A cosa serve? Sembra la replica, in brutta copia, dei collegamenti del TG1 da Sanremo dalla camera d’albergo con balconcino che dà sull’Ariston. Una cosa così cheap – perché poracciata sembra poco raffinato – non si vedeva da parecchio. Dispiace per Gazzoli che è uno che sa il fatto suo, ma anche Minà a fare le interviste tipo mixed zone appassirebbe inesorabilmente.