Doppio è anche lo standard, non solo il sospetto. Mothers’ Instinct è il remake-melodramma che infonde lo charme delle dive della Hollywood classica

Jessica Chastain e Anne Hathaway sostituiscono rispettivamente Veerle Baetens e Anne Coesens nel film diretto da Benoît Delhomme. Un thriller psicologico che, se nella versione belga, si piegava al gioco perverso della sua storia, con la versione statunitense si plasma attraverso le curve espressive delle sue protagoniste

Nel 2020 esce il thriller psicologico belga Doppio sospetto. Nel 2024, il suo “doppio”, è il remake americano dove Veerle Baetens e Anne Coesens vengono sostituite da Jessica Chastain e Anne Hathaway, in un gioco di specchi che mette uno di fronte all’altro i diversi aspetti produttivi e, soprattutto, narrativi delle operazioni hollywoodiane, rispetto a tutte le altre. Non è, infatti, il solo fare europeo a differenziare i toni. Hollywood è diversa da tutto ciò che “altro” potrebbe essere, e lo si capisce soprattutto quando escono rifacimenti di storie e film così similari tra loro eppure pragmaticitamente distanti.

Tratto dal romanzo di Barbara Abel, Doppio sospetto è il baratro verso cui si dirigono le protagoniste dopo la morte del figlio della distrutta Céline e la condizione perversa e delirante della sua amica nel vedere in quella madre rimasta senza bambino un pericolo. È un’opera placida, in cui la tensione si costruisce progressivamente. In cui la prima scena è il manifesto dell’insegnamento hitckckiano su come si accresce la suspence, dandoci fin da subito l’assunto più semplice, ma importante dell’opera: nulla è come sembra.

La versione di Benoît Delhomme – ironia della sorte, regista francese – uscita soli quattro anni dopo, è pressoché identica. Lo è nella sequenza d’apertura, nello sviluppo degli eventi, nelle trasformazioni dei personaggi. Anche le battute tendono ad essere le medesime, in una copia carbone che verte in un’altra direzione solamente per l’impossibile elefante nella stanza: in un film due sono dive, le altre due no. Perciò il racconto cambia il proprio baricentro, piegando la forza di gravità della storia per rendere Chastain e Hathaway – entrambe premi Oscar – il centro d’attrazione di tutti gli accadimenti di Mothers’ Instinct. Così anche il genere modifica i propri connotati.

Il divismo delle attrici della Golden age

Da thriller mentale, che tale rimane anche nella variante di Delhomme, il film statunitense enfatizza l’animo straziante e straziato delle protagoniste diventando, a tutti gli effetti, (anche) un melodramma. Jessica Chastain e Anne Hathaway sono Bette Davis e Joan Crawford. E sono la Bette Davis e la Joan Crawford stile Che fine ha fatto Baby Jane?, non ovviamente nella trama (e senza gli stessi capricci e antipatie nella vita reale, si spera), ma per come la storia si piega a loro, e non sono loro a piegarsi alla storia.

Se in Doppio sospetto i personaggi erano pedine di uno schema più grande, dove era la penna della sciarada la vera protagonista, in Mothers’ Instinct ogni battuta richiede un faro puntato sullo spazio vitale delle attrici, dove una fronte aggrottata non è solo una fronte aggrottata, ma il lasciapassare per intravederci dietro sgomento, stupore, rabbia, angustia. Un’occhiata lanciata di traverso è una spada puntata alla gola degli altri personaggi, degli spettatori oltre lo schermo, anche verso se stesse a volte.

Una scena del film Mothers' Instinct

Una scena del film Mothers’ Instinct

È tutto gestualità, espressività, teatralità. Sono le grandi dive del passato il cui charme si infonde nelle dive presenti, che cercano di imitarne il modo di portare gli abiti anni Sessanta, di fumare con lo stesso nervosismo nevrotico e scenografico, di essere loro stesse prima dei ruoli. È un Ryan Murphy ridimensionato, il Feud delle sue Devis e Crawford la cui prima stagione esasperava le asprezze sul set del film insieme già citato (in quel caso, le interpreti, erano Jessica Lange e Susan Sarandon) o il mistero dei suoi cigni (anche qui nella serie recente Capote vs. The Swans). È Hollywood in pienezza, di cui si travalicano i confini. Non si può pretendere di entrare nel territorio delle star senza scendere a patti con le loro prevaricazioni.

È pur vero che Doppio sospetto/Mothers’ Instinct si presta benissimo. A pensare a un altro non troppo recente, ma sicuramente rilevate sdoppiamento cinematografico, Gloria Bell con Julianne Moore di Sebastián Lelio del 2018 era un dignitoso copia e incolla del film sempre del regista e sceneggiatore cileno – intitolato, in quel caso, solo Gloria – ma che, forse in virtù dell’autore sudamericano ancora a bordo, manteneva un’aurea meno divistica. Pur condizionato dalla presenza dell’attrice americana, ma non hollywoodianamente performativo.

Mothers’ Instinc e le sue scene madri

La base della pellicola belga, invece, è il perfetto luogo del delitto per un ritorno al passato in una Golden Age dove Hathaway/Chastain capeggiano e in cui il loro regista sa bene come incorniciarle – ciò che, invece, paventava Don’t Worry Darling, dove il genere e l’ambientazione anni Sessanta erano solo una vetrina per un thriller ben più moderno, che alla fine sovvertiva gli stessi codici che prendeva in prestito.

Là dove Baetens e Coesens conversavano, Chastain e Hathaway si struggono, si battono il petto, piangono. Piangono molto più di quanto facessero le colleghe europee. E sul finale, la loro resa dei conti, è un gioco di sguardi. Devono utilizzarli per l’ultima volta prima dell’epilogo. Devono finire entrambe insieme, entrambe nella stessa inquadratura, entrambe co-protagoniste d’eccezione. Entrambe guardandosi. Nell’ennesima (e comunque intensa) scena madre.

Se non c’è nulla di più feroce di una madre quando si tratta di proteggere il proprio figlio, si può star ben certi che non c’è nessuno di più determinato di una stella di Hollywood quando vuole (deve) splendere. E sebbene Mothers’ Instinct non entrerà nel podio dei migliori ruoli delle due attrici, di certo ha dimostrato lo status che ricoprono nell’industria (non che ce ne fosse poi dubbio) e quanto siano in alto per poter modellare i film a proprio piacimento.