Il clandestino di Rolando Ravello con Edoardo Leo: “Oggi lo siamo un po’ tutti, nascosti e isolati, ma l’empatia e il rapporto sono la salvezza”

Nella serie che parte l'8 aprile su Rai1 l'attore interpreta Luca Travaglia, ex capo dell'antiterrorismo cinico e disilluso: "La sfida è far amare al pubblico un burbero e un introverso". Il regista: "Non è un bel momento storico, è più facile scegliere la clandestinità quando si ha paura del mondo esterno ma il protagonista ritrova le sue emozioni nelle persone, negli ultimi e negli emarginati"

Clandestino è un aggettivo, tutti possiamo essere clandestini, in una fase della vita o per sempre, abitando il mondo stando nell’ombra. “Clandestino” richiama storie di lotte di liberazione contro gli autoritarismi, storie di quando, come vuole l’etimologia latina, di giorno bisognava stare nascosti. Insomma, una condizione per cui non ci sentiamo al sicuro a mostrarci. Il clandestino si intitola la nuova fiction su Rai 1, dall’8 aprile, diretta da Rolando Rovello, con Edoardo Leo nei panni dell’ex ispettore capo dell’antiterrorismo Luca Travaglia.

Il titolo lo dà il soprannome del protagonista, trapiantato a Milano, dopo essere scappato da Roma, a seguito della perdita della sua compagna in un attentato e la perdita poi del suo lavoro. “Possiamo essere clandestini anche di noi stessi, come il protagonista che si nasconde dalle sue emozioni”, spiega Ravello.

“Siamo tutti clandestini”

“Di certo ognuno di noi in una fase della vita ha avuto questa sensazione di clandestinità, che sia psicologica, lavorativa, umana. Travaglia si sente clandestino a casa sua ed è questo che gli consente di percepire lo sguardo e il dolore degli altri”, racconta Leo. Ciascuno dunque, come canta anche Simone Cristicchi nella sigla finale, canzone originale per la serie tv. “Il clandestino cambia pelle come il camaleonte” ma è “l’uomo che ti passa accanto”, “lo sconosciuto affianco”, l’uomo comune.

“Oggi un po’ tutti siamo clandestini rispetto a noi stessi, al mondo che ci circonda, non è un bel momento, a volte sembra di vivere nel Medioevo”, dice Ravello. “Purtroppo è anche facile scegliere la clandestinità, l’isolamento, perché le persone hanno il terrore del rapporto con l’esterno, hanno paura degli altri”. E invece il protagonista della fiction, spiega il regista, “è costretto dagli eventi a riaprirsi, tra l’altro verso i margini della società, verso coloro che spesso sono reputati i più deboli, gli ultimi, i diseredati, le persone a cui non si rivolge la parola. Ma saranno proprio gli emarginati a portare in dono a Travaglia la riscoperta dell’empatia”.

Il clandestino, una serie insolita

Il clandestino è una serie insolita, all’incrocio di diversi generi, una parte romantica, una parte comedy e una parte action che nelle serie italiane ultimamente si è un po’ persa”, dice.  “Invece, come dice Tarantino, l’abbiamo insegnata noi al resto del mondo”.

C’è uno strato profondo però che è quello a cui l’attore e il regista tengono di più. “Il percorso del protagonista attraverso le varie umanità, i diversi incontri, lui stesso è un personaggio insolito”. Edoardo Leo racconta di essersi appassionato subito a Luca Travaglia. “C’era una sfida da vincere, cioè rendere amabile un introverso, un burbero, uno di poche parole, che al primo sguardo è respingente”. Ma anche chi ha perso tutto, guardandosi intorno, può ritrovare l’empatia. “Verso quelli come lui, quelli che non hanno più niente”.

Edoardo Leo è il protagonista della serie tv Il Clandestino

Edoardo Leo è il protagonista della serie tv Il Clandestino

Comedy, drama, action

Se dovessero isolare una scena che per loro rappresenta l’identità della serie Edoardo Leo racconta di una scazzottata dentro un kebab mentre Ravello parla degli abbracci che il protagonista dà e riceve. “Adoro l’azione nel kebab perché dopo i pugni la scena all’improvviso diventa commedia per ‘colpa’ del personaggio di Palitha, ecco in quelle battute c’è l’anima della serie, un po’ ti fa paura e un po’ ridi”, dice Leo.

La nuova serie tv vede al fianco di Edoardo Leo gli interpreti Hassani Shapi, Alice Arcuri e Fausto Maria Sciarappa. La fiction è una coproduzione Rai Fiction e Italian International Film – Gruppo Lucisano, prodotta da Fulvio e Paola Lucisano, scritta da Renato Sannio, Ugo Ripamonti, Michele Pellegrini.