Di questi tempi in Rai non c’è mai pace e l’ultima crisi fa capolino pochi giorni prima del 25 aprile. Stavolta non si tratta di gare tra emittenti vecchie e nuove o degli esodi dei conduttori ma della cancellazione – da un momento all’altro – del monologo di Antonio Scurati. Lo scrittore che con la sua trilogia M – con il primo Il figlio del secolo ha vinto il premio Strega nel 2019 e dal bestseller è tratto l’adattamento Sky a firma di Joe Wright – ha spulciato tra le pieghe di Benito Mussolini e del fascismo.
Il suo compito sarebbe stato proprio discutere di questi argomenti nel programma Che sarà, sabato sera su Rai3. Ma la conduttrice Serena Bortone ha scoperto “per caso” che l’intervento di Scurati era stato spazzato via, e neanche lei è stata in grado di capire il perché.
Perché il monologo è stato cancellato?
La notizia ha acceso subito il fuoco delle polemiche. Politica di censura, motivi legali, forse solo faccende finanziarie? La versione definitiva non c’è. Le opposizioni hanno già scagliato le loro frecce contro il governo e la gestione della nuova era Rai. Francesco Verducci, membro della Commissione di Vigilanza Rai, ha parlato di “grave atto di censura” e “violazione dell’autonomia editoriale del programma”.
Il direttore dell’Approfondimento Rai, Paolo Corsini, ha cercato di abbassare i toni sottolineando che la partecipazione dello scrittore “non è mai stata messa in dubbio” e che stanno solo facendo dei “controlli di natura economica e contrattuale”. Ma la realtà potrebbe essere un po’ diversa: un documento interno Rai, citato da Repubblica, parla di “motivi editoriali”. Stando alla ricostruzione del Corriere della Sera, che cita fonti parlamentari, la dirigenza della Rai ha chiesto a Scurati di intervenire a titolo gratuito nel programma, dopo aver letto il testo del monologo, “ritenuto fortemente schierato in un momento di campagna elettorale”. Scurati avrebbe quindi rifiutato e per questo il contratto sarebbe stato annullato. L’autore però ha riposto finora con un elegante “no comment”.
La consigliera della Rai, Francesca Bria, nominata dal centrosinistra, ha chiesto di riconsiderare “la sciagurata decisione”, poiché essa “significherebbe la censura dei contenuti di un monologo sul 25 Aprile e sull’antifascismo. Inaccettabile”.
Il testo del monologo di Scurati
Il monologo previsto, filtrato dalla stampa e pubblicato sui social media in versione integrale, definiva Fratelli d’Italia come un “gruppo post-fascista” e associava il partito della premier Giorgia Meloni a una “ricostruzione della storia”, ignorando il contributo della Resistenza e dell’antifascismo.
Partendo dall’assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti – quest’anno il centenario della morte – lo scrittore avrebbe parlato degli orrori commessi dai nazisti con la complicità dei fascisti nel 1944, dalle Fosse Ardeatine a Sant’Anna di Stazzema a Marzabotto. Nel finale, avrebbe citato la presidente del consiglio, accusandola di aver sempre “disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola ‘antifascismo’ in occasione del 25 aprile 2023)”.
E avrebbe quindi concluso: “Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana”.
Le opposizioni accusano il governo
Dalla sinistra a Matteo Renzi, le reazioni politiche all’episodio hanno avuto l’effetto non indifferente di unire tutte le opposizioni. Barbara Floridia, presidente della commissione di Vigilanza Rai (M5s), mette subito le mani avanti: “Casi come quello che coinvolge in queste ore Antonio Scurati rischiano di screditare il servizio pubblico”, dice, aggiungendo che “non è accettabile trattare così una personalità del calibro di Scurati”.
Per i Verdi-Sinistra si parla di un passaggio definitivo “da TeleMeloni a TeleRegime”. Concorda l’ex ministro Andrea Orlando che afferma che “non è un fatto positivo per la democrazia”. Aggiunge che non crede che Meloni sia così sfrontata da telefonare ai dirigenti Rai per chiedere la rimozione di Scurati, ma ritiene che il servilismo dei dirigenti abbia portato a questa decisione, pensando di compiacere la premier.
Matteo Renzi commenta che, se la vicenda fosse confermata, “sarebbe una cosa molto grave”. Carlo Calenda, leader di Azione, di solito prudente nelle critiche al governo sul tema delle interferenze politiche sulla Rai, prende posizione: “Questo cara Giorgia Meloni va oltre. Cancellare l’intervento di un grande scrittore per ragioni politiche è inaccettabile, indegno”.
Il comunicato dei lavoratori Rai
Il comunicato dei lavoratori dell’azienda non fa che aggiungere benzina sul fuoco. I dipendenti si chiedono che cosa sta accadendo, mettendo in fila una serie di episodi controversi: l’annullamento di questo monologo, il taglio delle repliche di Report e l’imbarazzante puntata di Porta a Porta in cui sette uomini discutevano di aborto. Queste notizie, secondo la nota del sindacato, hanno contribuito a “danneggiare la reputazione della Rai agli occhi del pubblico”.
I giornalisti della direzione Approfondimento esprimono preoccupazione per questa tendenza e chiedono chi sia il responsabile di questi errori (la politica? il governo? Il cda?) e quale sia il senso di questo “impeto tafazziano” che mina la loro credibilità agli occhi del pubblico.
Anche l’Usigrai si unisce, sottolineando che le motivazioni economiche addotte per escludere Scurati sono solo scuse per nascondere la verità: si voleva zittire Scurati e il suo monologo sul 25 aprile. Per loro, tutte le altre spiegazioni sono solo dei diversivi per mascherare un sistema di controllo che sta danneggiando la Rai, i suoi dipendenti e tutti i cittadini.
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