Sovversivi nostalgici del Reich imperiale che progettano uno spettacolare colpo di Stato, il rapimento “in diretta” del ministro alla Sanità nel bel mezzo di un talk show, il blackout della rete elettrica nazionale, l’arresto del cancelliere Olaf Scholz e una gita in barca a vela alla volta della Russia per ottenere il sostegno di Vladimir Putin. Ora, voi forse immaginate che questa sia la delirante sceneggiatura di un film – o di un prodotto seriale – magari di natura satirica o semplicemente di serie Z (magari geniale, dipende dai punti di vista), e invece è il piano effettivamente escogitato da un gruppo di Reichsbürger, che è un assortimento abbastanza vasto di ultra-destri tedeschi che non riconoscono la Germania, il suo stato di diritto e le sue leggi e che sognano di instaurare un regime fondato sulla Costituzione dell’impero tedesco del 1871.
Sembra uno scherzo, oppure uno sketch dei Monty Python, ma non lo è. Come riferiscono i media tedeschi, il piano è stato sviscerato in tutta la sua patologica improbabilità da uno degli imputati di un processo attualmente in corso ad Amburgo. Il sessantaseienne alla sbarra ha confermato davanti ai giudici l’astuto progetto di colpo di Stato: in questo caso, ad avere escogitato il complotto sarebbe una formazione interna dei Reichsbürger (letteralmente “cittadini del Reich”), ossia la cosiddetta “Kaiserreichsgruppe” (gruppo del Reich imperiale), con base a Coblenza.
Un crescendo delirante
Ecco, pur nel delirante crescendo, gli sceneggiatori di questo film pazzo forse non sarebbero riusciti a toccare con la loro immaginazione la vetta effettivamente raggiunta dagli aspiranti golpisti: che è un viaggio a bordo di un battello a vela sin nelle acque territoriali russe in direzione Kaliningrad, dove prevedevano di venire intercettati (nella loro immaginazione accolti nel giubilo generale) dalla marina militare russa.
A questo punto i “cittadini del Reich imperiale” erano certi di riuscire a farsi presentare quale delegazione ufficiale al capo del Cremlino, Vladimir Putin. Che, ovvio, avrebbe garantito loro tutto il suo regale sostegno, degno di uno zar.
Non finisce mica qui. La procura generale di Amburgo ha fornito ulteriori dettagli del piano, nelle sue grandi linee già all’esame dei giudici di Coblenza e Monaco: allo scopo di favorire il golpe vero e proprio, i Reichsbürger intendevano provocare un blackout generalizzato in tutta la Germania, durante il quale deporre ed arrestare il cancelliere ed il capo dello Stato Frank-Walter Steinmeier nonché rapire il ministro alla sanità Karl Lauterbach. Ebbene, perché il responsabile della sanità? Ovvio: per le sue decisioni a loro dire “liberticide” durante la lotta alla pandemia da Covid.
Compiuta la rivoluzione, il passo successivo sarebbe stato quello di instaurare nientemeno che una monarchia parlamentare.
C’è da chiedersi: chi sarebbero stati i registi migliore per cotanto film, quale il genere più adatto? Un lavoro comico, una serie grottesca, un lungometraggio distopico ma realistico?
Ma vediamo gli altri dettagli di questo notevolissimo script. Nell’abitazione del sessantaseienne, al momento dell’arresto – avvenuto lo scorso novembre – gli inquirenti avevano trovato munizioni per un fucile, nel suo camper c’era una pistola. Oggi l’uomo dichiara che il blackout “era un po’ troppo”, ma che comunque si manteneva in contatto con altri soggetti che la pensavano come lui attraverso delle chat specifiche su Telegram, il tutto sin dai tempi del coronavirus. Il gruppi di chattatori sovversivi erano stati chiamati, tra l’altro, “Reich tedesco del 1871” e “Impero tedesco”, ove mai gli intercettatori dei servizi segreti avessero qualche dubbio in merito alle loro intenzioni.
Come dicevamo, quello di Amburgo non è l’unico processo in corso contro gruppi eversivi in qualche modo legati ai Reichsbürger. A Francoforte sono iniziate le udienze che vedono come imputati i membri del gruppo intorno al principe Heinrich XIII, detto “il principe Reuss”, un aristocratico della Turingia che secondo i piani dei complottardi avrebbe dovuto prendere il potere come nuovo leader della Germania, personaggio ben noto da tempo all’Ufficio federale per la difesa della Costituzione, ossia il servizio d’intelligence “interno”.
Ancora, non è uno scherzo: complessivamente i tre procedimenti coinvolgono 26 imputati (tra cui la fidanzata russa del sedicente principe di cui sopra) e 260 testimoni. Tra i sospettati – un vario assortimento di nostalgici, monarchici, estremisti di destra e antisemiti – vi sono vari ex ufficiali della Bundeswehr (l’esercito tedesco), ma anche tale Birgit Malsack-Winkeman, magistrata, già parlamentare dell’Afd, il partito dell’ultradestra tedesca: il suo ruolo, a quanto affermano gli inquirenti, era quello di favorire l’ingresso dei golpisti al Bundestag.
Le accuse sono di “partecipazione a gruppo terroristico” e “alto tradimento”, l’idea dei golpisti del Reich era appunto di invadere il Bundestag, ossia il parlamento, di arrestare i deputati e far cadere il governo federale. Tra le varie convinzioni che animano gli imputati, una è quella secondo cui la Germania sarebbe governato da una “setta di pedofili”, un po’ sul modello di alcune correnti di pensiero del movimento cospirazionisti americano QAnon.
I “danni collaterali” in nome del Reich
A Monaco di Baviera invece è a giudizio un quarantaduenne con accuse analoghe a quelle di Francoforte: anche lui avrebbe sostenuto la “Kaiserreichsgruppe”, se non altro a partire dal gennaio 2022, che nutriva l’intento di provocare “circostanze simili a quelle di una guerra civile” allo scopo di realizzare “un sistema di governo di natura autoritaria secondo il modello della Costituzione del Reich tedesco del 1871”. Eventuali vittime tra le forze dell’ordine e nella popolazione civile venivano classificate come “danni collaterali” dal gruppo. L’uomo alla sbarra in Baviera avrebbe promesso ai suoi compari d’eversione che avrebbe reperito armi e munizioni necessarie in grandi quantità.
Ora, a parte l’interessante filo rosso che sembrerebbe collegare il lockdown, la simpatia per Putin, la super-ultradestra, le suggestioni provocate dall’assalto a Capitol Hill, in effetti c’è poco da ridere, anche se questo presunto complotto contro la Germania sembra avere i tratti di una commedia grottesca. I fratelli Coen, l’oramai quasi centenario Mel Brooks, il semprepazzo Terry Gilliam oppure, se preferite una variante più drammatico-apocalittica, il buon Alex Garland di Civil War: diciamoci la verità, un regista adatto a questo folle film è dannatamente difficile da trovare.
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