Netflix patteggia la causa di diffamazione su Afflicted. “Ingannati a partecipare a un programma indecente”

La controversa docuserie è stata criticata per aver utilizzato pratiche giornalistiche poco etiche e per aver portato avanti una narrazione ingannevole che suggeriva che le malattie dei soggetti coinvolti fossero psicosomatiche

La casa di produzione Doc Shop Productions e Netflix hanno patteggiato la causa di diffamazione portata avanti dai soggetti presenti nella docuserie Afflicted. Questi sostenevano di essere stati danneggiati per via di una rappresentazione errata delle loro malattie croniche.

Secondo la richiesta di archiviazione presentata questo 6 giugno, entrambe le parti hanno chiesto di ritirare la causa. I dettagli dell’accordo non sono stati resi noti.

Il caso Afflicted

Il patteggiamento arriva dopo che, lo scorso anno, una corte d’appello statale ha respinto la richiesta di Netflix e Doc Shop Productions di revocare l’ordinanza del giudice della Corte Superiore di Los Angeles, che aveva rifiutato di archiviare la causa. I soggetti rappresentati in Afflicted hanno intentato causa nel 2019, sostenendo di essere stati “ingannati per partecipare a un indecente programma televisivo che metteva in dubbio l’esistenza di malattie croniche” e li ritraeva come “pigri, pazzi e ipocondriaci”.

La docuserie esplora la vita delle persone che soffrono e cercano di curare le loro malattie croniche. Alcuni episodi hanno esaminato seriamente le condizioni, altri invece hanno avanzato la tesi che tali condizioni fossero in realtà psicosomatiche. In alcuni episodi, infatti, vengono raccontate malattie talvolta inspiegabili come la sensibilità al Wi-fi e la tossicità da muffa. Una lettera aperta a Netflix – e firmata da Lena Dunham, Monica Lewinsky e decine di medici, scienziati, artisti e scrittori – ha invitato l’azienda di Los Gatos a rimuovere immediatamente il contenuto dalla sua piattaforma, e a presentare scuse formali.

“Invece di rappresentare in modo autentico le esperienze di questi partecipanti e la ricerca biomedica che potrebbe spiegare le loro malattie, Afflicted ha utilizzato strumenti creativi e pratiche giornalistiche inaccettabili per portare avanti una narrazione che suggerisce che i problemi di questi pazienti sono principalmente psicologici: una teoria che non è supportata da prove”, si legge nella lettera. E continua: “Inoltre, il team di Afflicted si è impegnato in molteplici pratiche non etiche per creare la docuserie, mascherando le reali intenzioni e mostrando diagnosi apparenti da parte di medici che non hanno mai visitato i soggetti”.

Le liberatorie e la sentenza

I documentaristi di solito godono della libertà di distorcere e manipolare le trame per tessere una narrazione coesa. Doc Shop Productions, che ha collaborato con Netflix per creare Afflicted, ha dichiarato di aver ottenuto le liberatorie dai soggetti, che hanno riconosciuto che la loro rappresentazione nella serie potrebbe essere “denigratoria, diffamatoria, imbarazzante o di natura sfavorevole”.

La firma dell’accordo portava quindi alla rinuncia al diritto di perseguire “qualsiasi reclamo, sentenza, interesse, richiesta, perdita, responsabilità, causa di azione”. Tuttavia, è stato stabilito che le liberatorie sono nulle perché i soggetti sono stati ingannati e costretti a firmarle.

Questa sentenza si discosta dall’agire tipico dei tribunali, che di solito si schierano a favore dell’applicazione dei contratti quando la loro validità è in discussione. Sacha Baron Cohen, ad esempio, ha prevalso in numerose cause per diffamazione intentate da soggetti che ha ingannato, nonostante abbia sostenuto di aver mentito per far loro firmare le liberatorie.

Netflix e Doc Shop Productions non hanno risposto a una richiesta di commento.

Traduzione di Pietro Cecioni