Dieci podcast al femminile che non potete perdervi, da Cecilia Sala a Selvaggia Lucarelli

Storie di grandi donne, inchieste giornalistiche, un dimenticato caso di cronaca nera (in tutti i sensi), relazioni tossiche e figlie alla ricerca di un doloroso passato, fisica quantistica e amore. Sono donne, oltre al femminismo c'è di più

Dopo aver dragato il panorama digitale dei podcast al maschile, ora proviamo a consigliarvi tutte le donne che hanno rivoluzionato l’orizzonte di questo media, uno tra i più democratici e paritari. Un po’, purtroppo, perché il mercato è ancora troppo piccolo e non abbastanza redditizio – e si sa se il business è povero, la democrazia tra i generi è più facile da ottenere -, un po’ perché, soprattutto fuori dall’Italia, dopo un iniziale monopolio maschile del mezzo, le donne hanno saputo appropriarsene e portarvi innovazione e contenuti altri e alternativi. E allora in questo nostro viaggio a puntate in questo mondo straordinario, arriviamo al secondo capitolo. Un’avvertenza: alcuni di questi podcast dovrebbero essere obbligatori per i maschietti. Soprattutto se si considerano Alfa, e non, purtroppo, nel senso di alfabetizzati. Alcuni vanno recuperati perché, purtroppo, si sono conclusi.
Con un’avvertenza che può apparire ovvia ma a quanto pare è necessaria: le donne che fanno podcast non necessariamente devono parlare di femminismo. Anche se a ghettizzarle in merito ci pensano quasi tutti. Pensate, ne fanno di bellissimi anche su altri argomenti.

  1. Polvere

    di Chiara Lalli e Cecilia Sala (Huffington Post, Google Podcast, Spotify, Apple Podcast)

    Due menti eccelse che ripercorrono, raccontano, analizzano, sezionano il caso più angosciante degli ultimi decenni, l’assassinio di una studentessa mentre camminava dentro l’Università La Sapienza con un’amica. Senza un movente, un motivo, con una serie di punti oscuri che tutt’ora non sono stati chiariti. Parliamo di Marta Russo, il cui omicidio torna al centro della nostra attenzione grazie alla docente e giornalista e saggista (La verità, vi prego, sull’aborto, ed. Fandango, tra gli altri) Chiara Lalli e la giornalista e inviata attualmente più brava e coraggiosa in circolazione, Cecilia Sala, dal Medioriente all’Ucraina capace di arrivare sulle notizie prima e meglio degli altri. Trovano uno spunto nuovo, un elemento mai scoperto prima, che scoprirete senza la necessità del nostro spoiler, ma il lavoro straordinario è quello che fanno nell’analisi dei nodi più insolubili, della messa in fila di incongruenze e indizi e testimonianze, delle riflessioni sui massimi sistemi che un delitto del genere fa emergere sia sulla modalità d’indagine sia sul materiale probatorio. Tutto con una narrazione serrata e rigorosa e quasi cinematografica.

  2. Morgana

    di Michela Murgia e Chiara Tagliaferri (storielibere.fm, Google Podcast, Spotify, Apple Podcast)

    Episodio 48, Michela Murgia. Un episodio corale, innamorato, partecipato, di quelli che non sai se, quando, come sorridere e piangere, contemporaneamente e consecutivamente. Sapevamo, noi Morganers, che sarebbe arrivata questa puntata, ma avevamo fatto finta di niente. Stagioni e stagioni ad ascoltare questa coppia meravigliosa, la scrittrice rivoluzionaria e la sua amica geniale, tra le altre cose organizzatrice culturale sopraffina (vedi Orizzonti Extra quest’anno al Festival di Venezia), a ripercorrere vite, storie di “ragazze che tua madre non avrebbe approvato”, cogliendo, fin dal sottotitolo, quella sottile linea matriarcale per cui troppo spesso passa un maschilismo introiettato. Partì, Michela Murgia, con Margaret Atwood, ma poi insieme hanno raccontato Maria di Nazareth e Goliarda Sapienza, Amanda Lear e Angelina Jolie, David Bowie e Le sorelle Wachowski, Ipazia, Moira Orfei e Tonya Harding, e solo da questa lista intuite la libertà di narrazione, ispirazione e visione di questo podcast. Vi avvertiamo, alcuni li riascolterete come rileggete ossessivamente i libri che avete amato di più.

  3. Limoni

    di Annalisa Camilli (Internazionale, Spotify, Spreaker, Audible)

    G8, luglio 2001. Una generazione viene spazzata via nel momento di sua maggior forza, consapevolezza, gioia di vivere e voglia di cambiare il mondo. Quella generazione, lo scopriremo sette, otto anni più tardi, aveva ragione su tutto. Fu massacrata, a Genova, con una lucidissima crudeltà con cui il potere decise di recidere qualsiasi forma di orgoglio civile e ideale politico, soffocandolo nel sangue. I ragazzi e le ragazze che andarono a Genova – provate a dire solo il nome di questa splendida città a chi è nato negli anni ’70, in particolare negli ultimi anni di quel decennio, penseranno immediatamente a quei giorni d’estate – tornarono e nessuno credette loro. Poi dei registi tirarono fuori le loro immagini, Ghezzi un documentario fiume e le testimonianze, video, diventarono troppe. Compreso un libro che a quella generazione è rimasto nel cuore, per onestà e tempismo. Non lavate questo sangue, edito da Einaudi. Sì della direttrice di questa testata, Concita De Gregorio (di cui non dovete perdere il podcast Un’ultima cosa, già romanzo e spettacolo teatrale, in cui si restituisce la voce, per un’ultima volta, a grandi protagoniste della nostra storia). Era lì come inviata. Grazie.
    Per anni, non s’è capita la gravità di quell’ecatombe di ideali. Diaz, Carlo Giuliani, la zona Rossa, la (mala)giustizia. C’è tutto. E raccontato bene. E Internazionale, come il Post (e prima Repubblica con Veleno di Pablo Trincia) ci dicono che il podcast è un nuovo genere giornalistico, un nuovo modo di fare inchiesta, un longform parlato che dimostra che i lettori sono molto più intelligenti di quanto molti editori, direttori, investitori pubblicitari immaginino.

  4. Cara, sei maschilista!

    di Tereza e Irene (Spreaker, Spotify, Apple Podcast, YouTube)

    Anche qui, curiosità cabalistica, siamo arrivati a 48 episodi. Curiosa la genesi: nasce come una pagina Facebook, poi ha successo su Instagram, dal 2020 è un podcast molto rigoroso e interessante, in cui a ogni puntata intervengono esperte che ci inchiodano a un dato di fatto. La cultura maschilista è qualcosa che abbiamo introiettato, in molte cose, con inconsapevolezza. Convinti di essere maschi evoluti o donne femministe, neanche facciamo più caso a quanto siamo realmente corrotti cercando di essere politicamente corretti. Tanti gli episodi imprescindibili. I preferiti di chi scrive: il rap al femminile, l’analisi della cultura audiovisiva femminista di Eugenia Fattori, Ho abortito e sto benissimo.

  5. Proprio a me

    di Selvaggia Lucarelli (Chora Media e Spotify)

    Nulla contro Selvaggia Lucarelli giudice di Ballando con le stelle. Nulla sul personaggio social, televisivo, radiofonico. Ha un modo di occupare lo spazio mediatico unico nel suo genere. Ma quanto è brava, quanto talento esplode quando fa la giornalista, la storyteller, quando si dedica a un longform che sia audio o scritto, andando a fondo, nel senso più virtuoso del termine, di un argomento.
    Sia esso il controverso finanziamento quasi decennale a una donna con una figlia con malattia rara che ora è a Pittsburgh, un’inchiesta sul Covid nel Nord Italia e su una malasanità privata predatoria e infame, un racconto di una sua relazione tossica, con un’onestà emotiva e intellettuale disarmante, un'(auto)analisi spietata e lacerante, uno sguardo su moduli, schemi e pattern che riverberano sull’universo femminile in modo sempre diverso, ma con risultati sempre uguali. Siamo sinceri, ci piace anche il più leggero (a volte) Il sottosopra, che guarda in modo alternativo il trend topic più attuale e interessante, ma Proprio a me è qualcosa che può cambiare il destino di chi lo ascolta. E a noi maschi ci fa vergognare, ma tanto. Perché almeno una volta, qualcosa di quello che sentiamo, lo abbiamo fatto. O abbiamo permesso che in altre coppie accadesse. O abbiamo approfittato di alcune fragilità della nostra partner.

  6. È solo sesso

    di Valeria Montebello (Chora Media e Spotify)

    Irresistibile viaggio nel sesso moderno, con qualche accenno paternalistico alla “si stava meglio quando si stava peggio” ma con grande cura nel raccontare com’è cambiato il mo(n)do delle relazioni, il glossario dell’amore, persino l’immaginario erotico e come questo viene tradotto in troppe parole, ancora più emoji e un abuso dei device inquietante. Se sei un boomer single, è d’obbligo: scoprirai parole come orbiting, potrai apparire il meno paraculo possibile quando sosterrai la bellezza del poliamore, capirai di essere un sottone (ep. 10 e 11), smetterai, forse, di essere cringe. Servirebbe un filo in più di ironia, uno sguardo a volte meno rigido su alcuni argomenti in cui la modernità sembra un nemico, ma questo è un podcast di quelli che è destinato a una crescita costante e gustosa. Anche perché il tema è caldo, pardon, hot.

  7. Gli slegati

    di Chiara Gamberale e Elisa del Mese (Chora Media)

    Un po’ lo specchio più emozionale del precedente, la traduzione emotiva di definizioni riviste, corrette, vetuste e non più a fuoco, un viaggio su cosa siamo adesso, quando ci tuffiamo nei sentimenti senza più le rassicuranti categorie emotive novecentesche. Perché gli slegati sono inadeguati che sanno di esserlo, che hanno capito che una relazione non è un riassunto, ma un universo che partorisce mondi e che non ci rendono una cosa sola, né individualmente né in coppia, ma tante contraddizioni insieme.
    Genitori e amanti, fidanzati e asessuali, c’è di tutto, gli slegati siamo tutti noi che dall’amore pretendiamo tutto e a cui spesso diamo poco. O viceversa. Attenti a non innamorarvi delle autrici, però.
    P.S.: Chiara Gamberale deve fare il podcast di Tutti i colori della vita: è il libro per bambini più amato da mio figlio (Viva Nonno Carbone). E Mr. Green mi ricorda le attività che si facevano nell’aula occupata al liceo. Quelle più ludiche e botaniche, diciamo.

  8. Il cantico dei Quanti

    di Gabriella Greison (Audible Original, Spreaker, Youtube e Greisonanatomy.com)

    A volte vuoi punirti e decidi di metterti alla prova con qualcosa di cui non sai nulla. L’alibi è la curiosità, la realtà è che è un perverso mix tra autolesionismo e autosabotaggio. Deve essere questo ad avere spinto chi scrive ad approfondire il tema “fisica quantistica”. E ha aiutato, sinceramente, anche il fatto che l’autrice del podcast che ne parla sia una penna e una voce fuori dal comune, capace di raccontare la scienza così come lo sport con grazia, precisione e un linguaggio lucido e immaginifico. “Chi pensa di aver capito la fisica quantistica o è matto oppure mente”, dice Bohr, citato dal podcast. Ma chi non comincia comunque ad amarla (sia Gabriella Greison che la fisica quantistica) o è distratto o ha un cuore arido.

  9. Cinema Eros

    di Alessandra Coppola (Spreaker, Chora Media, Fondazione Corriere della Sera)

    Sapevate che il 14 maggio del 1983, quarant’anni fa, sei uomini morirono in un cinema a luci rosse mandato a fuoco da un gruppo di neonazisti? Se non siete loro parenti, molto probabilmente no. Alessandra Coppola parla della strage al cinema Eros, a Viale Monza a Milano, ricostruendo non solo l’accaduto ma anche analizzando perché la memoria collettiva abbia cancellato i nomi delle vittime, ma anche dei carnefici – due, ma probabilmente ce n’era un terzo – decisi con quell’incendio a purificare il mondo a partire da quel luogo peccaminoso.
    Un podcast di altissimo livello, una serie di strati inquietanti di pregiudizi, di strane contaminazioni (c’entrava una setta esoterica, chi e cosa ha permesso che vi fossero con ogni probabilità diversi fiancheggiatori?). Un lavoro che ha in sé entrambi gli ingredienti più importanti per un format come questo: la memoria storica tradita e l’inchiesta e l’analisi e il ritrovamento di documenti che ricostruisce, come in un puzzle, ciò che era stato spazzato via, ingiustamente.

  10. Figlie

    di Sara Poma (Raiplaysound Original, Chora Media)

    Argentina 1978. Lo tsunami dell’orrore dei 30.000 desaparecidos causati dal regime di Videla e soci investe anche Silvia e Sofia. Quarantaquattro anni dopo Sofia incontra Sara, che come lei ha perso la mamma giovanissima. Questa esigenza le porterà a compiere un viaggio in Argentina sulle tracce di Silvia, la madre della seconda, ma anche a riflettere sulla natura di un dolore che le ha accompagnate, seppur in maniera diversa, per tutta la loro vita adulta. Sara Poma insieme a Sofia Borri ci aprono le porte del loro cuore, delle loro fragilità, di una scoperta del loro passato, tanto sconosciuto quanto pesante. Un buco nero in cui guardano insieme, mano nella mano, in una narrazione che sa essere profonda senza retorica, empatica ma mai patetica (nel senso etimologico del termine: il dolore non prevale mai sul senso profondo del racconto). Un on the road emotivo che potrebbe e dovrebbe diventare film.

Bonus Track

Mia Ceran, una delle migliori giornaliste in circolazione, anche nei podcast ha dimostrato i suoi ormai abituali livelli di eccellenza. Da The Essential, cinque minuti di approfondimento politico e di cronaca di alto livello, a In buone mani dove indaga tra le donne che si occupano del nostro patrimonio culturale e artistico, scovate nei “loro” luoghi.

E Serena Dandini, che imprevedibilmente – siamo troppo abituati ad apprezzarla come animale televisivo per immaginarla così brava e a suo agio nell’universo audiodigitale – ci offre dei ritratti rigorosi e caldi di donne geniali e di talento in Ritratto d’artiste per poi andare a Il mio paradiso, sulla ricerca di grandi uomini e donne dell’Eden in terra (letteralmente, giardini paradisiaci con piante cercate o immaginate in tutto il mondo) passando per Paladine che vi consigliamo di sentire insieme a In buone mani, perché di nuovo racconta le donne che hanno saputo conservare e valorizzare la bellezza pubblica meglio di chiunque altro.