Tv, flop, 2023: vai alla voce sinonimi. Quest’ultimo anno va in cantiere con una tv generalista sempre più in difficoltà, tra ingerenze politiche, piattaforme streaming all’attacco, ricambio generazionale che fatica a carburare e scelte di palinsesto a dir poco discutibili.
Se la platea tv è sempre più ridotta e più frammentata, i due tradizionali competitor, ovvero Rai e Mediaset, battagliano per una torta negli anni diventata sempre più simile ad un piatto di lenticchie, tra usati sicuri, fiction multimilionarie, volti riesumati non si sa da dove e soprattutto perché, altri inspiegabilmente promossi e programmi che esattamente come nascono puntualmente salutano e chiudono i battenti. Ma quali sono stati i 10 più rumorosi flop di questo 2023 generalista?
Tg1, Rai1
Il Tg1 di Gian Marco Chiocci, diventato direttore sei mesi or sono, si è presto trasformato nell’anticamera del Governo Meloni. Definirlo semplicemente “filo governativo” significherebbe quasi fargli un complimento, perché siamo ben oltre la tradizionale vicinanza Rai al presidente del consiglio di turno.
Da mesi per la prima metà del telegiornale vengono seminati ministri e/o parlamentari di maggioranza ad ampio raggio, con le opposizioni lasciate ai margini, e un racconto praticamente perfetto dell’esecutivo che da un anno a questa parte esce indenne da qualsivoglia polemica politica, perché giornalisticamente parlando raccontata sempre in modo tale da non lasciare troppi cocci in terra.
Indimenticabile, in tal senso, lo “spot” di due minuti andato in onda l’11 dicembre per celebrare Atreju, kermesse di Fratelli d’Italia. Neanche l’Emilio Fede del Tg4 che fu avrebbe saputo fare di meglio al cospetto del suo amato Silvio Berlusconi. Nulla di realmente nuovo su quella che è ormai stata ribattezzata “Tele Meloni”, con l’occupazione dei tg in salsa coreana diventata ancor più clamorosa e sfacciata su RaiNews24.
X Factor, Sky
Si pensava che la 17esima edizione di X Factor avrebbe fatto la storia per aver accompagnato il talent canoro verso i più che doverosi titoli di coda e invece è finita negli annali per la ridicola telenovela chiamata Morgan.
Prima richiamato al tavolo dei giudici dopo 10 anni di assenza nella speranza che facesse semplicemente Morgan, vista l’indifferenza generale che aveva avvolto la costosissima macchina Sky negli ultimi anni, per poi farlo fuori quando Morgan ha finalmente iniziato a fare Morgan, ovvero il battitore libero, colui che non potrà mai essere ingabbiato in un gobbo elettronico, sparando a zero su tutto e tutti, X Factor compreso.
Chi ha vinto questa edizione? Sono passate solo 3 settimane ma alzi la mano chi se lo ricorda. Però a settembre si ricomincia con l’edizione numero 18. Chiamiamolo pure X – Fattore Accanimento Terapeutico.
Grande Fratello, Canale5
Ventitre anni e sentirli tutti. Dopo le polemiche della scorsa edizione “vip” Pier Silvio Berlusconi ha imposto 10 Ave Maria e 20 Padre Nostro ad Alfonso Signorini, costretto dal giorno alla notte ad ideare e condurre un Grande Fratello monastico, tra personaggi pseudo famosi e altri assolutamente sconosciuti, con divieto totale alle parolacce, ai comportamenti sconci e agli abiti troppo sexy.
Nel dubbio, si prega a tavola prima di mangiare e ogni tot puntate si infilano nuovi concorrenti, in modo tale da allungare il brodo e portare avanti la baracca fino a primavera. Da bordello a convento, il Gf è diventato il trionfo dell’ipocrisia Mediaset, che giustifica e avalla il trash di Tina Cipollari a Uomini e Donne perché gestito da sua santità Maria De Filippi e i ripetuti “vaffa” dei tanti, troppi Vittorio Sgarbi di turno in un talk a caso di Rete4 ma impone il guinzaglio a dei poveri concorrenti da reality chiusi in casa 24 ore su 24 e costretti alla convivenza per 6 mesi. Più che due pesi e due misure, l’assassinio di un genere televisivo.
Il Mercante in Fiera, Rai2
Sessantadue puntate e dirsi addio. Il chiacchierassimo ritorno Rai di Pino Insegno con Il Mercante in Fiera è stato un disastro, sul fronte degli ascolti e della comunicazione, tra polemiche infinite, ripicche, minacce, dichiarazioni ben oltre il limite del discutibile e telespettatori che molto semplicemente non si sono accorti di nulla, non avendo mai abboccato al quiz del preserale che ha fatto infuriare persino il Tg2, visti i ridicoli ascolti che per 3 mesi hanno penalizzato l’intera fascia oraria della seconda rete pubblica.
A causa del roboante e indiscutibile flop del Mercante in Fiera Pino Insegno ha perso L’Eredità, che a gennaio avrebbe dovuto condurre su Rai1 al posto di Flavio Insinna e ora andata a Marco Liorni, trovando sotto l’albero di Natale un ‘risarcimento’ chiamato Reazione a Catena, programma da lui già condotto tra il 2010 e il 2013. Far peggio sarà praticamente impossibile.
Andrea Giambruno, Rete4
È durato quanto un gatto in tangenziale Andrea Giambruno alla conduzione del Diario del Giorno, su Rete4. L’ex volto di Studio Aperto, promosso alla conduzione dopo la nascita del governo Meloni, ha collezionato così tante gaffes in pochi mesi da far impallidire il Mike Bongiorno dei tempi migliori, riuscendo sempre e comunque ad uscirne indenne, perché agli occhi dei più apparentemente intoccabile, in quanto compagno della premier Giorgia Meloni.
Fino a quando non sono arrivati Antonio Ricci e Striscia la Notizia con una serie di imbarazzanti fuori onda che hanno visto la presidente del consiglio annunciare via Twitter la separazione dal padre di sua figlia e Mediaset spedire immediatamente Andrea Giambruno in soffitta.
Fermo ai box, e non si sa per quanto tempo, a riflettere su una totale incapacità nella conduzione che in un qualunque Paese normale l’avrebbe rapidamente visto tornare dietro le quinte, in qualità di autore. Ma questo, si sa, non è un Paese normale, e allora dal 2024 aspettiamoci di tutto, con Giambruno di nuovo in pole position come mezzobusto di Studio Aperto o Tg4.
LOL 3, Prime Video
C’era una volta un programma che faceva ridere. Arrivato alla sua 3a edizione, e con il listone di reali comici evidentemente arrivato ad un punto di non ritorno, Lol è andato incontro alla sua stagione meno riuscita, con l’intruso Cristiano Caccamo a guidare una truppa mal assortita, salvata unicamente dall’inarrivabile genio di Nino Frassica e dal compagno di surrealtà Herbert Ballerina.
Per il resto, apriti cielo. Alla 4a edizione, impreziosita da Lucia Ocone, Rocco Tanica e Angela Finocchiaro, il dovere di fare meglio, nella speranza che prima o poi i The Jackal da invitare siano finalmente finiti.
Fuori dal Coro, Rete4
Mario Giordano, nel 2016 sanzionato dall’Ordine dei Giornalisti per aver diffuso odio etnico nei confronti dell’etnia rom, è oramai una gif vivente, parodia della parodia ideata da Ubaldo Pantani. Se non urla balla, canta, sbraita sguaiatamente, con la telecamera presa di petto, il dito a indicare lo spettatore inerme, il volto a pochi centimetri dall’obiettivo, con luci soffuse ad alimentare una maschera orrorifica degna di Stephen King.
È il teatro dell’assurdo, quello che puntualmente va in onda su Rete4 con Fuori dal Coro, la cui costruzione giornalistica è unicamente centrata al rilancio social, alla rubrica “I Nuovi Mostri” di Striscia la Notizia, tramutando così un apparente salotto di approfondimento giornalistico in un suk in cui trovare e soprattutto dire di tutto, mentre sfacciatamente si cavalca il falso mito del “non ci fanno più dire niente”.
Pomeriggio 5, Canale5
Catapultata da La7 a Canale5 per sostituire l’epurata Barbara D’Urso, per fare una tv pomeridiana meno trash e più “giornalisticamente accettabile”, se non fosse che Myrta Merlino si sia presto ritrovata ad inseguire colei che ha condotto Pomeriggio 5 per una vita.
Lo scorso settembre Merlino ha esordito su Canale5 con due mani sul petto, quasi a voler dire “con lo sterno” non potendo più dire “col cuore”, leggendo vistosamente e ripetutamente il gobbo cartaceo, inizialmente lasciato al centro dello studio, in bella mostra, prima di sparire dalla vista dello sbigottito telespettatore medio.
Da quel giorno tutto è cambiato. Regista, scenografia, scaletta, con contenuti molto più popolari e legati allo spettacolo, ospiti e un’esagerazione sempre di casa. Pier Silvio Berlusconi voleva una ‘rivoluzione’ pomeridiana, ma si è ritrovato tra le mani ascolti più bassi rispetto al vecchio Pomeriggio 5 e una qualità media tutt’altro che differente da colei che è stata cacciata dal giorno alla notte senza neanche passare dal via.
Enrico Papi, Canale5
Pur avendo raramente incantato per simpatia, spontaneità e brillantezza, Enrico Papi, che in una vita futura sarà un ottimo animatore da villaggio vacanze, è da decenni onnipresente. In questo 2023 ha inspiegabilmente affiancato Ilary Blasi nei panni di opinionista dell’Isola dei Famosi, dimostrandosi da subito anello debole del programma.
Papi ha continuamente rubato la parola alla conduttrice, seminato discutibili commenti, riso da solo nel fare battute che non hanno mai suscitato l’ilarità di nessuno.
Alla soglia dei 60 anni rimane uno dei grandi misteri della tv nazionale degli ultimi tre decenni. Tolto Sarabanda, fenomeno di fine millennio, Papi ha collezionato più punti di domanda che certezze, eppure nel 2024 dovrebbe tornare in onda con una nuova edizione de La Pupa e il Secchione.
Misteri di Mediaset.
Pierluigi Diaco, Rai2
Pierluigi Diaco non è mai stato sinonimo di ascolti, non ha mai brillato per simpatia, non ha mai mostrato abbaglianti lampi di conduzione. Non si può certamente dire che esista un “pubblico” di Diaco, comunque in onda tutti i giorni su Rai2 con BellaMà, vero e proprio circo non sense della tv italiana.
Un frullato catodico in cui trovano spazio rubriche che hanno coinvolto nel corso della stagione Antonella Elia e Adriana Volpe, Rosanna Vaudetti e Maria Giovanna Elmi, Annalisa Minetti in tuta che fa fare attività fisica ai telespettatori con il tubo dell’aspirapolvere e una sedia sulla quale fare plank, Rita Forte, Manuela Villa, Marco Carta e Don Walter Insero, perché nel calderone di BellaMà trova sempre spazio l’angolo dedicato alla preghiera.
Indimenticabile la puntata in cui Suor Paola, ex volto di Quelli che il Calcio, ha cantato in studio “Tu sei la mia vita altro io non ho”, con il conduttore alla chitarra come un catechista qualsiasi e la diretta interessata ad incitare il pubblico di giovanissimi evidentemente poco incline a tramutare il pomeriggio di Rai1 in un Angelus. Ogni giorno su Rai2 va in onda un “peggio dì” anni ’90, con BellaMà trasformatosi nel corso dell’ultimo anno in un cimitero degli elefanti catodico, con pesca a strascico di telespettatori over 60 in fuga dalle soap di Canale5.
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