Donne che meritano un film. Una Cameron, la lady del Monte Bianco che “porta i pantaloni e fuma la pipa”

La scalatrice scozzese è stata una delle prime donne che, all'inizio del Novecento, ha esplorato le vette più alte del mondo, dal Kilimanjaro ("noioso") al Monte Kenya fino a innamorarsi del Monte Bianco. Scelse Courmayeur per costruire la sua villa, oggi sede della Fondazione montagna sicura, dove un tempo custodiva le sue automobili

Dalla finestra di casa sua, Una Cameron vede il Monte Bianco. Seduta su una sedia di pelle rossa, soffia il fumo dalla pipa con un sibilo. Gli occhi, incorniciati da lenti tonde, guardano la montagna con la familiarità di chi l’ha già scalata. Indossa i pantaloni e una camicia a maniche lunghe. Sul tavolo bottiglie di liquore scozzese e un foglio di carta. Andiamo, le dice Edouard Bareux. Elisee Croux li aspetta fuori, nel giardino che la padrona di casa tiene in ordine con tanta cura, un po’ all’inglese, contaminato da fiori portati dalle montagne di altri continenti. Alcuni hanno resistito.

“Elle porte le pantalon et elle fume la pipe”, così qualcuno parla di lei a Courmayer, e lei lo sa. Sa pure che qualcun altro ogni tanto si nasconde nel vialetto della casa per spiarla quando fa il bagno nuda nella piscina del suo giardino. Lo sa e non le importa nulla. Quello che le importa è andare per le cime, disegnare sui suoi diari le vie per percorrerle, farsi accompagnare dai due amici per la quinta volta sul Monte Bianco.

Una Cameron ha infranto le convenzioni della sua epoca con la stessa facilità con cui saliva sulle montagne. Era una ribelle, una pioniera, una rivoluzionaria di vertigini e di altitudini. Un libro le è stato dedicato, scritto da Emanuela Sebastiani ed edito da Clara Sereni. Un film o una serie tv ancora no.

Una Cameron

Schizzo di Una Cameron nel suo diario del 1933-1935 che traccia un percorso nelle Alpi Giulie in Italia – National Library of Scotland

Una Cameron: dalla Scozia alle Dolomiti

Nell’estate del 1914 Una Cameron, sua madre e la sorella gemella Bertha furono sorprese in Svizzera quando scoppiò la guerra. Rimasero per due anni a Montreux, dove le ragazze frequentarono la scuola e durante le vacanze in montagna Una si innamorò dell’arrampicata.

Una nacque a West Linton, nella regione di Peebles-shire, nel 1904. I suoi genitori fecero fortuna con il whisky, per questo poterono viaggiare e appoggiare Una nelle sue passioni, aiutandola a diventare un’artista globe-trotter.

Dopo la scuola in Svizzera, frequentò il Cheltenham Ladies’ College, per poi proseguire alla Central School of Arts and Crafts di Londra. Qui si specializzò in xilografie. Materia che volle approfondire all’Accademia di Belle Arti di Roma, dove incontrò Hazel Jackson, una scultrice americana il cui entusiasmo per l’arrampicata era pari al suo. Insieme a lei scalare le montagne diventò una dedizione.

Con Hazel si unì alle spedizioni CAI sulle Alpi Giulie e sulle Dolomiti e trascorse diverse stagioni nelle Alpi Occidentali. La sua domanda di adesione al Ladies’ Alpine Club nel 1929 vantava già un lungo elenco di scalate, tra cui la Dent Blanche, la traversata del Cervino, la Via Miriam sulla Torre Grande, la Via Dimai sulla Punta Fiammes, la Guglia de Amicis.

L’arrivo a Courmayer

Dal 1930 in poi scalava quasi solo con le guide di Courmayeur Edouard Bareux e Elisee Croux (affettuosamente chiamato “Il Mostro”), sempre considerati amici e compagni piuttosto che “dipendenti”. Courmayeur divenne la sua base alpina e il versante sud del Monte Bianco la sua montagna d’elezione.

Tra il 1933 e il 1939 lo aveva attraversato in quasi tutti i modi possibili: dal Col du Géant oltre il Monte Maudit e giù fino al rifugio Du Dôme, dalla Cresta Brenva fino ai Grands Mulets, dalla Cresta Peuterey fino al rifugio Du Dôme, poi di nuovo in cima tramite il rifugio Quintino Sella. Per l’Innominata e giù per le Aiguilles Grises, su per il Brouillard e giù per la Tête Rousse, su per i Rochers e giù fino al Col du Géant. Salì da Les Dames Anglaises e traversò l’Aiguille Noire de Peuterey, con una prima discesa sul ghiacciaio della Brenva in tempesta. Come racconta nei suoi diari, Una quella notte infilò il suo taccuino dentro i pantaloni per farne un sedile per riuscire ad appoggiarsi.

Una May Cameron

Una pagina dal diario di Una Cameron (1933-1935) – National Library of Scotland

Prime donne sulle montagne

Queste salite separate culminarono con la scalata dell’intera Cresta Peuterey nel 1935, quando Una, Edouard ed Elisee portarono con loro Dora de Beer, anche lei scalatrice e fotografa. Dora, la cui esperienza era stata per la maggior parte in Nuova Zelanda, era stata convinta da Una che le aveva detto “è una delle solite vie”. Fino a che non furono salite in cima, non aveva idea che fossero state le prime donne ad avercela fatta.

Con Edouard ed Elisee, Una si spinse lontano. Nel 1932 fu la volta del Caucaso, con l’unione della sua amica Hazel Jackson. Salirono sette cime nell’area del Kasbek. Nella primavera del 1933 fu il turno dello sci nella zona canadese delle Rocky Mountains intorno alla Yoho Valley e al Lago Louise. Nel 1938 i tre andarono in Africa e scalarono il Kilimangiaro (“noioso”, nel suo diario) e poi il Monte Kenya. Traversarono dalla punta Nelion alla punta Batian, dove Una fu la prima donna.

Una Cameron Courmayeur

Una Cameron a Courmayeur con le guide alpine Edouard Bareux e Elisee Croux – National Library of Scotland, Dimension Montagne, Serafino Cosson

Villa Cameron

Una volta che Courmayeur divenne la base alpina di Una, lei decise di costruire lì la sua casa, sopra La Palud, vicino al vecchio sentiero dei muli verso il Mont Frety. Era una casa di legno e pietra con una vista meravigliosa. Creò un giardino alpino, portando con sé dai suoi viaggi piante e fiori, persino dall’area africana. Il garage alla base del ripido sentiero della casa ospitava le automobili italiane di Una.

Durante la guerra prestò servizio prima nel Corpo dei Vigili del Fuoco a Londra, poi nel FANY (First Aid Nursing Yeomanry), in Scozia con le truppe polacche e per alcuni mesi nel 1945 nella Singapore liberata. Nel 1946 tornò a Courmayeur e ricevette un caloroso benvenuto dagli amici che si erano impegnati a tenere lontani i soldati tedeschi da Villa Cameron. Il garage era sparito – racconta lei nel suo diario “in una valanga” – e “la mia casa con le sue sedie di pelle rossa e i libri, persino i vestiti e alcune bottiglie di liquore, erano tutti lì, come li avevo lasciati, e la casa molto più pulita di quanto sarebbe stata se la proprietaria ci avesse abitato per sette anni”.

Una Cameron

Una Cameron sulla sua auto – Dimension Montagne, Serafino Cosson

 

Presidente del Ladies’ Alpine Club

Quando il Ladies’ Alpine Club si avvicinava al suo giubileo nel 1957, non c’era alcun dubbio su chi dovesse essere il Presidente. Una deteneva il record di arrampicate, aveva curato la rivista del club e l’aveva arricchita con le sue xilografie, che adornavano anche i menu delle cene del Club.

Dopo la Seconda guerra mondiale, negli anni Cinquanta e Sessanta, Una iniziò a viaggiare piuttosto che a scalare. Nepal, Messico, Isole Galapagos, Cina. I suoi orizzonti si restringevano man mano che la sua salute declinava. I suoi ultimi anni li passò in una casa di cura insieme a un gatto. Morì il 15 ottobre 1987.

Oggi Villa Cameron è la sede della Fondazione montagna sicura. Questa destinazione, che si propone come riferimento per lo sviluppo di una cultura della sicurezza in montagna e del rispetto dell’ambiente alpino, rispetta le disposizioni lasciate da Una Cameron, che donò la villa alla Regione Autonoma Valle d’Aosta. A patto che si trattasse di montagna e che si parlasse la lingua francese.

 

Villa di Una Cameron a Courmayeur

Villa Cameron a Courmayeur – Fondazione montagna sicura