Rupert Everett, attore tra i più amati dal pubblico Lgbtqi+, arriva a Torino per ritirare la Stella della Mole, il premio speciale che il Museo Nazionale del Cinema attribuisce a personalità che hanno lasciato un segno indelebile nel mondo del cinema e nella società. Una stella rosa perché viene consegnata durante il Lovers Film Festival, diretto da Vladimir Luxuria, la quale ricorda che “Rupert Everett fu una delle prime star internazionali a fare coming out e a battersi per i diritti civili”.
L’attore inglese, che il 29 maggio compie 65 anni, già nel lontano 1989 dichiarò la propria omosessualità. Cinque anni dopo essere diventato famoso per aver interpretato l’agente doppiogiochista nel film Another Country – La scelta diretto da Marek Kanievska. La pellicola è la trasposizione dell’omonima pièce teatrale di Julien Mitchell, interpretata da Everett e Colin Firth, ispirata alla vita collegiale di Guy Burgess, spia britannica al servizio dell’Unione Sovietica. Il film fu presentato in concorso al Festival di Cannes e nella capitale piemontese verrano celebrati i 40 anni dall’uscita. Un’opera che è diventata nel tempo una pietra miliare per il pubblico Lgbtqi+.
Al Lovers la star inglese ha presentato anche The Scandalous Adventures of Lord Byron di Michael Wildman: “Un antesignano delle rockstar. Un folle, malvagio e pericoloso”, così Everett descrive il nobile poeta nel documentario prodotto da Channel 4. Lo abbiamo incontrato subito dopo la cerimonia di consegna del premio nella Mole Antonelliana, alla presenza di Enzo Ghigo e Domenico De Gaetano, rispettivamente presidente e direttore del Museo del Cinema di Torino.
Eppure Lord Byron è considerato uno dei poeti più romantici.
Lord Byron era un personaggio straordinario e meraviglioso. La sua vita a Londra fu molto eccitante. Oggi un tipo come lui avrebbe avuto dei problemi, sarebbe stato cancellato perché faceva sesso con il suo valletto. Non era certo una brava persona per gli standard di oggi.
Cosa le piace del suo illustre connazionale?
Byron mi ha sempre affascinato. Soprattutto per il suo aspetto. È stupefacente immaginare come una persona come lui fosse così attraente nonostante avesse un visibile difetto fisico (era zoppo, ndr). Per me è il personaggio più romantico della storia. E adoro anche il suo lato omosessuale. La sua ultima poesia fu per un ragazzo che si chiama Lucas, con lui nella guerra dei greci contro i turchi. Byron era molto innamorato di questo ragazzo senza essere minimamente corrisposto. E questo fu orribile e nonostante ciò Byron gli scrisse la sua ultima poesia. Ed è una poesia molto bella. E una finale molto triste della sua vita.
La sensibilità del mondo del cinema verso le tematiche LGBTQ+ oggi è cambiata.
Certamente e anche molto. Ed è una fortuna.
Cosa rappresenta per lei Another Country?
Un sacco di ricordi! È stato il mio primo film e sono stato molto fortunato. Il mio amico era il produttore. Tutte le persone del film sono amiche tra di loro. Penso che sia il film più bello di Marek Kaniewska, che ha fatto solo quattro film. E non ha mai fatto un film con questo tipo di tematiche. Non so perché, ma ha fatto davvero un lavoro fantastico. E sono sempre felice che sia stato un film che ha parlato alla mia gente ed è stato molto apprezzato dal pubblico.
Oggi lo rifarebbe, visto che ha comportato l’essere etichettato come l’attore gay?
Si certamente!
Quest’anno ricorrono anche i trenta anni da Dallamorte Dallamore di Michele Soavi dove lei ha dato un volto al fumetto Dylan Dog. Che ricordi ha di quel film?
È un film straordinario. Michele è un regista meraviglioso. Lui e Gianni Romoli, che l’hanno scritto. È difficile portare al cinema una storia del genere. Un film del genere.Penso sia stato il miglior adattamento di un fumetto, molto meglio, ad esempio, del Dick Tracy di Warren Beatty. Dallamorte Dallamore è stato tutto fatto a mano. Tutti gli effetti erano all’antica. Credo che sia uno dei film che ho fatto e che mi è piaciuto al 100%.
Il suo rapporto con il cinema italiano?
Mi dispiace molto non lavorare più nel cinema italiano. Ci ho provato poco tempo fa con Finalmente l’alba di Saverio Costanzo. Un film con linguaggio molto moderno. Mi è piaciuta molto quella sceneggiatura. Quando l’ho letta ho incontrato Saverio e volevo disperatamente partecipare al film però alla fine lui scelse William Defoe. Peccato!
Le piace Torino?
Io amo Torino. Sono stato qui molte volte, perché ho amici torinesi e ho avuto anche una storia d’amore qui a Torino negli anni ’80 che è durata un anno. Sono venuto dalla Francia molte volte.
Al Lovers Film Festival è già stato per presentare il suo film da regista The Happy Prince. Perché ha diretto un solo film nella sua lunga carriera?
Il Lovers è un festival bello e molto amichevole. È stata una esperienza fantastica. Perché ho diretto un solo film? Perché al momento sto cercando di fare un secondo film, ma non è facile trovare i soldi. Sono sempre alla ricerca di fondi per il mio secondo film da regista che non arrivano.
Quindi ha già un progetto da realizzare?
Si. Ne ho diversi, ma al momento è difficile realizzarli.
Non vuole parlarne?
No, perché è inutile parlare di cose che non accadono.
Ma parlarne potrebbe aiutarla a trovare i fondi necessari.
No, è una cattiva idea. Perché dopo dieci anni, se qualcuno ti chiede cosa succede con questo film e tu sei costretto a rispondere che non è stato ancora fatto per mancanza di fondi non è per niente carino. È interessante parlarne solo se un film viene realizzato.
Quindi le piacerebbe ritornare a fare il regista?
Sì, mi piace molto. Il mio più grande rimpianto è che non mi sia venuto in mente di farlo prima dei 50 anni. Se fossi stato più giovane, più intelligente e più riflessivo, avrei potuto fare molto di più. Adesso che ne ho 65 è un po’ tardi. Il mio film da regista ha richiesto dieci anni di lavoro solo per trovare i soldi. E sono già passati 5 anni da quando l’ho realizzato. Quindi in teoria ne mancherebbero altri 5. Ritrovarmi a 70 anni a dire “Azione!” non è proprio il massimo e probabilmente mi verrebbe un infarto subito dopo averla pronunciato.
Con quale dei grandi registi con cui ha lavorato rilavorerebbe?
Adoro Ridley Scott. Napoleon è un film che amo anche se è stato piuttosto difficile da realizzare. I suoi film sono enormi e molto veloci. Bisogna essere molto svegli. Mi piacerebbe molto lavorare di nuovo con lui. Ma anche con Tim Burton e con Andrej Konchalovsky, che è molto simpatico. Anche Paul Schrader mi è piaciuto molto. A dire il vero lavorerei di nuovo con tutti.
Sì. Con molti. Odiavo Mike Newell e lui odiava me. In Dance with a Stranger (Ballando con uno sconosciuto) mi ha distrutto. Perché diceva a tutti che ero troppo difficile. E lo ero. E che non era possibile lavorare con me. È triste, perché poi lui fece Quattro matrimoni e un funerale e mi sarebbe piaciuto fare ma non era possibile. Perché insieme non funzionavamo.
La bellezza ha contato molto nella sua carriera?
Credo molto. Sono stato fortunato ad essere questo tipo di giovane inglese, con un bel viso e dei bei capelli.
Anche adesso?
No, ora non credo. Non mi piace guardarmi allo specchio. Da piccola ero molto ossessionato dal mio viso e da come era. E dopo un certo momento ho pensato: basta. È meglio non pensare più a queste cose.
Dove vive adesso?
Nell’Inghilterra occidentale, vicino a una città chiamata Salisbury, dove c’è stata la vicenda del Novichok, dove è stata uccisa una spia russa dai russi.
Le piace vivere lì?
L’inverno in Inghilterra è un po’ triste, perché da novembre piove tutti i giorni. Io vivo in una valle che si allaga sempre. Però sono felice. Ho due cani, un labrador e uno spaniel, si chiamano Pluto e Harry. Preferisco gli animali agli esseri umani. Questo è oggi il senso della mia vita. E vivo con mia madre, che ha 92 anni e che soffre di demenza senile. Lavoro quando posso, scrivo, l’anno scorso ho fatto teatro.
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