Quentin Tarantino sulla Croisette, profeta-rockstar al ritmo delle Iene

Tripudio messianico a Cannes per l'evento dei "misteri" con il regista di Pulp Fiction, che ha presentato un suo "film del cuore", Rolling Thunder di John Flynn, B-movie del 1977: "Non fate i francesi: gridate, strillate, applaudite”

L’ascensione di Quentin Tarantino alla Quinzaine des Cinéastes è un rito celebrato con la massima serietà. Nume tutelare del cinefilo di Cannes, santino sul cruscotto dell’autore di genere, il regista di Pulp Fiction è apparso sulla Croisette “a sorpresa” per chiudere la sezione storicamente più alternativa del festival, nata nell’anno di grazia 1969. Annunciato da tempo in programma, ma a sorpresa appunto. Perché nessuno sa cosa dirà, e nessuno sa nemmeno quale film presenterà. 

E’ subito standing ovation

Tant’è: su lungomare di Cannes la coda per entrare all’evento speciale si snoda lungo le vetrine di Balenciaga (marchio di moda noto al cinefilo, essenzialmente, perché citato nella Palma d’oro dell’anno scorso, Triangle of Sadness di Ruben Ostlund), e quando Tarantino arriva in sala, sulle note di Little Green Bag di George Baker (colonna sonora de Le Iene), è subito standing ovation.

Pare una rockstar, anzi un profeta cui i fedeli rispondono in esaltazione mistica: “Questo incontro durerà tre ore, siete pronti?”. Coro entusiasta. “Non sapete ancora che film vedrete, vero? Vi dico che sarà in pellicola, in 35 millimetri”. Giubilo. “Mi raccomando, non fate i francesi: gridate, strillate, applaudite”. Ovazione.

Il film del cuore di Tarantino

Alla Quinzaine, che nel 1992 commise il peccato originale di scartare, non prendendolo in concorso, proprio Le Iene (“Il curatore di allora ancora se ne pente”, ammette in sala il direttore della sezione, Julien Rejl), Tarantino ha portato in dote uno dei suoi film del cuore, Rolling Thunder di John Flynn, pellicola che vide per la prima volta “insieme a mia madre al suo amichetto di allora”, e che ha dato il nome alla sua società di distribuzione, la Rolling Thunder Pictures.

Un film scritto da Paul Schrader, il regista di American Gigolò, destinato a lasciare un segno indelebile nel giovane Quentin, allora quattordicenne, “con gli occhi sbarrati” di fronte a una storia di sanguinosa vendetta – quella di un reduce del Vietnam (un molto maschio William Devine, al fianco di Tommy Lee Jones) che pian piano fa fuori, a colpi di pistola e di braccio uncinato, gli assassini della sua famiglia.

Nel 1977 Rolling Thunder impressionò il pubblico americano con la sua violenza brutale ed esplicita, tanto che la produzione, la MGM, assoldò un team di psicologi per capire cosa avesse turbato a tal punto il pubblico. Col senno di poi, non proprio un mistero.

Esultare insieme a Quentin

Un’ora e mezza di proiezione accompagnata dall’attiva partecipazione del pubblico, che sui titoli di coda ha travolto il regista, rimasto in sala, con un fragoroso applauso: vedere un film con Tarantino, esultando insieme a lui ad ogni colpo di shotgun o di mano uncinata, è stata l’esperienza della giornata.

Più scontata la maratona di un’ora e venti in doppia lingua, inglese e francese, sul cinema – argomento del cuore di Tarantino, al centro del nuovo libro, Cinema Speculation, in promozione in queste settimane in Europa. “Paul Schrader, che non era d’accordo col finale del film, disse che Rolling Thunder era un film fascista – ha commentato Tarantino – Forse sarà così, ma allora è il film fascista più geniale della storia del cinema. Ed è il film che mi ha convinto a fare il critico cinematografico. Continuo a rivederlo, scoprendo corrispondenze e nuovi dettagli. C’è qualcosa di molto più profondo, oltre alle scene d’azione: per esempio il bellissimo rapporto tra una donna e un uomo che, dopo il Vietnam, non è più capace di amare. Lo trovo molto triste”.

Il nuovo progetto di Tarantino, The Movie Critic

Incalzato da Rejl, Tarantino ha preso nuovamente le distanze dal politicamente corretto – “Il compromesso sociale applicato all’arte e al cinema non mi interessa: l’importante è che gli attori siano trattati bene sul set” – rinnovando il suo amore per Brian De Palma: “Amo Lucas, Spielberg, Scorsese. De Palma all’inizio non piaceva a nessuno, perciò ho deciso che sarei diventato il suo paladino. Lo adoro perché è un regista da cui dovremmo imparare tutti: riesce a far parlare la macchina da presa, a farla sentire allo spettatore”.

Nessuna novità sul nuovo film invece, The Movie Critic, in fase di pre-produzione “il mese prossimo”. Il protagonista sarà un attore che non ha mai lavorato con lui, come rivelato dal regista in una recente intervista, ma “non posso aggiungere altro – ha detto in sala – o vi rovinerei la sorpresa”. Applausi, sempre e comunque: Tarantino santo subito, al cuor del cinefilo non si comanda.