Stefano Accorsi: “Ultima generazione? Attirare l’attenzione su cambiamento climatico non basta”

"Il rischio di queste azioni è che non innescano il giusto dibattito. Si parla del dito, non della Luna", spiega l'attore di Marconi, direttore artistico di Planetaria, esperienza teatrale sull'ambiente in scena a Firenze dal 7 al 9 giugno. L'intervista di THR Roma

Scienza, arte e intelligenza artificiale. Questi i pezzi che compongono Planetaria – Discorsi con la terra, l’esperienza teatrale ideata da Stefano Accorsi e Filippo Gentili sul cambiamento climatico. “Ci piaceva l’idea di coniugare questi elementi. Non li troviamo in contrasto. Anzi, può nascere qualcosa di molto proficuo”, spiega l’attore in quest’intervista con The Hollywood Reporter Roma. 

Dal 7 al 9 luglio, sul palco, insieme ad Accorsi, recentemente protagonista della fiction Rai Marconi – L’uomo che ha connesso il mondo, anche Sibilla, un’intelligenza artificiale sviluppata appositamente per questo spettacolo in scena al Teatro della Pergola a Firenze. “Sibilla è una IA proiettata su uno schermo di sette metri. Noi attori facciamo da tramite con il pubblico per porre domande sul futuro, in tempo reale”, aggiunge l’attore.

Accorsi, 53 anni, è sì tra i protagonisti in scena ma è anche direttore artistico di questa tre giorni all’insegna dell’ambiente. Una tre giorni di teatro immersivo realizzata con la curatela scientifica di Claudia Pasquero, docente all’Università di Milano Bicocca, e la produzione di Superhumans e Fondazione teatro della Toscana.

Planetaria non è ancora partita, ma spera già di tornare il prossimo anno: “Siamo a Firenze quest’anno, ma l’idea è di avere un appuntamento ogni anno. E poi creare una sintesi da portare in giro per l’Italia”.

Lo spettacolo, pensato come un viaggio per ripensare al rapporto con la natura, è stato descritto dal suo ideatore come un “grande contenitore di informazioni sotto forma di storia”. “Un’esperienza che speriamo possa aiutare il pubblico, ma anche il privato, a capire come agire per cambiare il futuro. E speriamo già il nostro presente prossimo”, aggiunge Accorsi. “Si dice sempre: ‘Dobbiamo salvare i nostri figli’. Ma anche salvare noi stessi non farebbe proprio schifo”.

Accorsi, lo spettacolo è una collaborazione tra artisti e scienziati. Saranno quindi loro a salvare il pianeta? Non la politica?

Possono dare un contributo. E gli artisti possono aiutare gli scienziati. Credo che il luogo del teatro, deputato all’empatia, possa avere un grande impatto per certe tematiche. Però alla fine è la politica che deve agire. Minimizzare gli effetti del cambiamento climatico non ci sembra l’atteggiamento migliore, e ci piacerebbe che Planetaria diventasse uno strumento anche per chi deve legiferare.

Lei ha detto che il dibattito sul tema è freddo e apocalittico. Non è giusto essere allarmati dalla situazione? 

È giusto essere in allarme. Spesso però il modo catastrofico di comunicare il cambiamento climatico crea distanza in chi legge. Si diffonde un senso di impotenza e rassegnazione. “Tanto quello che faccio non cambierà nulla”. Secondo noi il teatro, raccontando la storia in modo diverso con possibili scenari futuri, può sortire un effetto.

Come giudica l’attivismo di Ultima Generazione? 

Attirare l’attenzione su certe tematiche è importante, ma non basta. Il rischio di un certo tipo di azioni è che attirano l’attenzione e basta, senza innescare il giusto dibattito. Ne innescano un altro che vediamo troppo spesso, quando si parla della persona che doveva andare a lavorare e le bloccano la strada. Si parla del dito, non della Luna. Per noi, invece, il dibattito, se si crea, deve essere centrale e costruttivo.

Nell’esperienza di Planetaria c’è anche l’intelligenza artificiale. Lei non teme l’IA? 

Non temo l’intelligenza artificiale. Un domani spero di essere clonato (sorride, ndr). Come tutte le cose, non è che dobbiamo avere paura dell’IA, ci deve essere una legge che la gestisce. Chiaro che se rubano delle identità e creano delle truffe questa cosa deve essere punita, abbiamo bisogno di norme. Come ogni innovazione, va gestita.

Non dobbiamo temerla in sé. Anzi può essere una fonte incredibile. Nel nostro caso, l’intelligenza artificiale che utilizziamo non è open source, ma tiene al suo interno fonti scientifiche documentate che abbiamo scelto di inserire. Sibilla ha basi scientifiche solidissime.

Ma pensiamo alle implicazioni che l’IA può avere per una piccola azienda di artigiani, che grazie all’intelligenza artificiale può farsi conoscere nel mondo e magari vendere i propri prodotti. Grazie all’IA si possono parlare tutte le lingue del mondo, per fare un esempio. Questa è una risorsa, non qualcosa che ci nuoce nell’assoluto.