Christopher Nolan affascina il Sundance, nega di essere un “regista indipendente” e ricorda come “nessuno voleva” Memento

"Non sapevamo se qualcuno avrebbe mai visto quel film" ha ricordato il regista durante il gala di apertura del Sundance Film Festival a Park City parlando della pellicola del 2000

Per alcuni artisti, i doveri e le richieste della stagione dei premi possono essere il sogno di una vita che si realizza. Per altri, invece, sono una faticaccia. Christopher Nolan potrebbe rientrare in quest’ultima categoria, in base a ciò che ha dichiarato giovedì 18 gennaio dal palco la star di Oppenheimer Robert Downey Jr., durante il gala di apertura del Sundance Film Festival a Park City.

“In questa stagione di grande socialità, sulla scia della clamorosa reazione globale al fenomeno Oppenheimer, io e Chris abbiamo condiviso un momento di debolezza e di interrogativi esistenziali. Mi ha messo una mano sulla spalla, si è un po’ commosso e ha sussurrato: ‘Sto cominciando a chiedermi: è possibile morire per troppa socializzazione?’. L’adulazione, le congratulazioni, i festeggiamenti, l’essere ringraziato e premiato sono per lui tanto desiderabili quanto l’essere incatramato, ricoperto di piume e messo alla gogna”.

Se è vero, Nolan non lo ha mostrato e non si è tirato indietro durante la sua apparizione al DeJoria Center nella vicina Kamas, nello Utah, dove è stato premiato con il Sundance Institute Trailblazer Award. Anzi, ha tenuto in pugno la sala gremita mentre pronunciava il discorso più lungo della serata, della durata di oltre 10 minuti. Il discorso è stato arricchito da un aneddoto su una telefonata con il capo di Comcast Brian Roberts a proposito del destino di Oppenheimer e da un’analisi intellettuale su cosa significhi veramente essere un regista indipendente.

Christopher Nolan non si ritiene un regista indipendente

Riguardo a quest’ultimo argomento, Nolan si è chiesto: “Sono mai stato un regista indipendente?”. Lui pensa di no. “Non sono mai stato un regista indipendente perché non credo che si possa esserlo. Penso che i pittori siano indipendenti. Penso che i poeti possano essere indipendenti. Come registi, siamo così dipendenti da altre persone”.

Ha usato Memento come esempio principale. “Molti sanno che Memento è stato presentato al Sundance. Molti sanno che è stato un successo e che ci ha permesso di fare molte altre cose dopo. Ma non molti sanno che quello che è successo veramente con quel film è che l’abbiamo finito e poi qualcuno, non io, ha avuto la brillante idea di proiettarlo per tutti i distributori indipendenti nello stesso momento per cercare di vendere il film, per far partire una guerra di offerte o cose del genere. E tutti hanno rifiutato”, ha detto a proposito del film del 2000 con Guy Pearce nel ruolo di un uomo tormentato dall’amnesia che cerca di trovare l’assassino di sua moglie. “Nessuno voleva il film. Nell’anno successivo eravamo in un limbo terribile, non sapevamo se qualcuno avrebbe mai visto quel film”.

Nolan ha poi descritto gli eroi della storia, citando tra questi Aaron Ryder e Bob Bernie come sostenitori della sua visione, che hanno contribuito a creare una nuova via di distribuzione per il film attraverso la Newmarket Films. Ha riconosciuto a Bernie il merito di aver suggerito di portare il film al Sundance e ha usato l’aneddoto per riconoscere ai festival la capacità di offrire ai registi la possibilità di entrare in contatto con gli spettatori.

“Se riuscite a portare qui il vostro film, riempirete i posti ed entrerete in contatto con il pubblico. Non saranno sempre d’accordo con voi, ma sperimenterete l’orgoglio per qualcosa che è vostro. Se quel piccolo fuoco che avevate già dentro di voi e che poteva portarvi al festival viene alimentato, la fiamma diventa più grande. Lo porterete con voi quando scenderete dalla montagna e diventerete parte di un ingranaggio di una macchina molto più grande”.

A questo proposito, Nolan è tornato a parlare della telefonata che lui ed Emma Thomas hanno avuto con Roberts, “aspettando che il capo di Comcast rispondesse”. Non era ottimista riguardo alla conversazione perché pensavano: “Abbiamo appena venduto al suo studio un film di tre ore sulla fisica quantistica e l’apocalisse, ed è vietato ai minori. Non so, forse qualcuno ha finalmente capito cosa abbiamo fatto”.

Ma, con sua grande sorpresa, Roberts ha preso parte alla telefonata e “ha detto qualcosa di completamente scioccante”. Il capo di Comcast ha raccontato a Nolan che nel 2001 lui e suo padre erano a Deer Valley a sciare e, di punto in bianco, avevano deciso di vedere un film di un regista sconosciuto al Sundance Film Festival. Ebbene sì, era Memento.

“In quel momento ho sentito il sollievo di Emma all’altro capo del filo e, tra il mio sollievo, ci sono venute in mente un paio di cose. Uno: probabilmente tutto andrà bene, la cosa si risolverà. Il film gli è piaciuto, proprio come gli era piaciuto l’altro all’epoca. Ma anche: insomma, è passato un quarto di secolo e mi stanno ancora scoprendo al Sundance. Quand’è che potrò andare avanti? Ma tutto questo è per dire che l’esperienza che fai qui come regista è unica al mondo e la porterete con voi per tutta la vostra carriera. Non potrei essere più grato per l’esperienza che ho vissuto qui 23 anni fa e per aver ricevuto questo premio stasera. Significa molto per me”.

Downey, uno dei protagonisti della stagione dei premi che sembra apprezzare la corsa di Oppenheimer e il turbinio degli eventi, ha risollevato la serata con la sua comicità, come è solito fare. A proposito di Nolan, ha detto: “In confidenza, ha bisogno di essere tirato su di morale. È un po’ triste perché gli è capitata una terribile tragedia, e non dovrei parlarne, Emma, so che è molto personale. Ora lo riconoscono per strada ed è ancora scottato da questa nuova e sgradita realtà”.

Le parole di Robert Downey Jr.

Non è necessariamente una sorpresa, soprattutto qui a Park City, dove è acclamato come un eroe. Downey ha ricordato che 23 anni fa Nolan, insieme al fratello Jonah, si è aggiudicato il Waldo Salt Screenwriting Award per Memento. E ha continuato a realizzare film come Insomnia, la trilogia di The Dark Knight, The Prestige, Inception, Interstellar, Dunkirk e Tenet. Downey ha anche elogiato il lavoro di Nolan su Oppenheimer definendolo “praticamente Hollywood al contrario” con “nemmeno una goccia di compromesso creativo, in anticipo sui tempi e sotto il budget” (il film sta inoltre facendo piazza pulita durante la stagione dei premi, e ha ricevuto anche una nuova serie di nomination ai BAFTA).

Si è parlato molto delle regole di Nolan sul set e Downey l’ha definita “un’energia monastica e devozionale”, indicando come paragone più vicino “cento persone che fanno un orologio. Non ho mai sperimentato nulla di simile”.

Downey ha anche reso omaggio a Emma Thomas, moglie e socia di lunga data di Nolan nella produzione, che “con energia, in qualche modo, si scusa e allo stesso tempo rafforza la necessità di ogni decisione creativa e il livello di rispetto che danno e richiedono è francamente sorprendente”. Ha proseguito: “Poiché loro guidano da davanti, tu li segui fedelmente, e poiché lei fa da sbarramento per lui, lui è libero di essere una voce indipendente come mai è esistita nel cinema, mentre racconta storie che ci ricordano l’interdipendenza dell’esperienza umana”.

Le altre grandi esperienze del gala sono state quelle di Celine Song, regista di Past Lives, che ha ricevuto un Vanguard Award per la fiction presentato da Acura e dalla sua produttrice Christine Vachon di Killer Films; Maite Alberdi ha portato a casa un Vanguard Award per la non fiction presentato da Acura e dalla presentatrice Jodie Foster; e Pat Mitchell, membro del consiglio di amministrazione del Sundance Institute, che si è guadagnata un Vanguard Award per la filantropia (e due standing ovation) consegnato da Mary Robinson, prima donna presidente dell’Irlanda.

Amy Redford ha letto un messaggio speciale scritto da suo padre, il capo del Sundance Robert Redford, che si è scusato per non aver presenziato ai festeggiamenti e ha elogiato l’amica di lunga data Mitchell. “In poche parole, Pat è una forza del bene, una catalizzatrice di cambiamenti positivi, una persona che ha dedicato il suo tempo, la sua esperienza e la sua energia a fare la differenza usando il potere dei media e della narrazione per far luce sulle persone, i problemi e le sfide del nostro tempo”.

Poi c’è stata Kristen Stewart che è stata premiata dall’amico attore Jesse Eisenberg con il Visionary Award. L’attrice ha dichiarato che il trofeo è arrivato nel momento perfetto (“È arrivato al momento giusto. Ne ho bisogno”), dato che sta cercando di far decollare un nuovo progetto, mentre qui sta festeggiando il debutto di due nuovi film, Love Me e Love Lies Bleeding. “Grazie per avermi messo il pepe al culo e per avermi fatto sapere per tutta la vita, implicitamente ed esplicitamente, che tutto questo è possibile. Il Sundance è una figata. Adoro essere qui”.

Traduzione di Nadia Cazzaniga