Il primo trionfo va ai Vampiri umanisti: evviva la black comedy sul senso della vita (e della morte)

Buffo, ironico, tenero. Humanist Vampire Seeking Consenting Suicidal Person, esordio alla regia di Ariane Louis-Seize, vince il Director's Award alle Giornate degli Autori. Un film che parla del bisogno degli esseri umani di stabilire connessioni, di sentirsi accettati, di amare ed essere amati

I genitori di Sasha sono molto preoccupati. Alla loro bambina non crescono i canini. E che razza di vampiro potrai mai essere senza canini? Visite specialistiche e discorsi paternalistici non servono a nulla. Sasha è una vampira umanista. Lei di mordere al collo (e uccidere) una persona a caso per sfamarsi non ne vuole sapere nulla. Ma la sua famiglia, esasperata, le taglia le scorte di sangue e chiude a chiave il frigorifero. La ragazza dovrà imparare a cavarsela da sola. Ariane Louis-Seize, regista franco-canadese, esordisce al lungometraggio con Humanist Vampire Seeking Consenting Suicidal Person.

Presentato il concorso alle Giornate degli Autori – dove ha vinto il Director’s Award-, il film è uno dei tre titoli della Mostra di Venezia, insieme a El Conde di Pablo Larraín (concorso) e The Vourdalak di Adrien Beau (Sic), ad avere come protagonisti dei vampiri. Tre storie per altrettanti generi e approcci diversi. Louis-Seize firma una black comedy notturna illuminata dalla meravigliosa fotografia di Shawn Pavlin che gioca con la brillantezza delle luci, dei riflessi, dell’asfalto bagnato, del calore degli interni.

Una scena di Humanist Vampire Seeking Consenting Suicidal Person

Una scena di Humanist Vampire Seeking Consenting Suicidal Person

Buffo, ironico, tenero. Humanist Vampire Seeking Consenting Suicidal Person è la gemma del concorso delle Giornate degli Autori. Un film capace di arrivare al pubblico con un’immediatezza ripagata dalla totale adesione al racconto. Impossibile non affezionarsi alla giovane vampira troppo sensibile per uccidere. Lunghi capelli neri, frangetta impeccabile, look da esistenzialista. Sasha senza sangue non può vivere. Inutile provare a mangiare merendine (potenzialmente letali).

Ma quando incontra Paul (Félix-Antoine Bénard), un adolescente solitario e bullizzato con tendenze suicide, sembra aver trovato la soluzione a tutti i suoi problemi. Il ragazzo è disposto a sacrificarsi e offrire il suo collo alla ragazza. Ma prima che arrivi l’alba li aspetta una notte di ultimi desideri da esaudire.

Una scena di Humanist Vampire Seeking Consenting Suicidal Person

Una scena del film

Un film che parla del bisogno degli esseri umani di stabilire connessioni, di sentirsi accettati, di amare ed essere amati. Potrà sembrare un’ovvietà, qualcosa che il cinema – così come le storie di vampiri – ha affrontato innumerevoli volte. Ma è come le storie che vengono raccontate a fare la differenza. E quello di Ariane Louis-Seize è un film che, anche se intriso di morte, ha una sua luminosità e umorismo esplosivi.

Debitore di un cinema indipendente americano – su tutto l’eccentricità tipica dei personaggi di Jim Jarmusch – Humanist Vampire Seeking Consenting Suicidal Person è quel tipo di film capace di mettere in pausa il mondo attorno a noi. Intrattenimento intelligente. Un doppio coming of age in cui i drammi interiori dei giovani protagonisti sono gli stessi degli spettatori. Canini affilati a parte.