Fubar, la recensione: Netflix cerca il suo True Lies, ma trova solo un pavido Arnold Schwarzenegger

La star ed ex governatore della California è protagonista di una commedia d'azione in otto episodi che sembra il secondo tentativo di remake del cult di cui è stato protagonista nel 1994 per la regia di James Cameron

È passato almeno un decennio da quando trovare una cosiddetta “star del cinema” in tv poteva essere considerata una novità. Tuttavia, si prova un immediato piacere nel vedere l’ex governatore della California Arnold Schwarzenegger arrivare nel panorama dello streaming – anche se in ritardo – come protagonista di Fubar, nuova commedia d’azione Netflix, utilizzando il servizio online come macchina del tempo.

Fubar è un ritorno al passato – con il creatore Nick Santora che ha questa sceneggiatura nel cassetto dal 1995 -, a un momento in cui il nome di Schwarzenegger era una garanzia di grande – e sciocco – divertimento. Ma, purtroppo c’è da ammetterlo, lo show Netflix non è un granché.

Durante gli otto episodi della prima stagione non si pensa mai: “Cavolo, non ci credo che hanno avuto il budget per fare una cosa del genere in TV”. Ci sono combattimenti ed esplosioni, con tanto di viaggio internazionale, ma la maggior parte della serie è costituita da persone che stanno sedute o in ufficio o su aereo mentre bisticciano.

A volte è divertente, ma più spesso è semplicemente “non noioso”, cosa di cui ci si accontenta volentieri. Anche se è decisamente meglio della copia di True Lies della CBS, seppur i riferimenti alla pellicola dell’attore tornano anche nella serie Netflix.

Una famiglia di spie

In Fubar metà dei personaggi sono geni riconosciuti, eppure non c’è un solo elemento della narrazione che vada avanti senza che qualcuno faccia qualcosa di drammaticamente illogico. La serie viene continuamente interrotta da dettagli su personaggi introdotti a caso (e poi dimenticati), da battute riciclate, da momenti di inquietudine involontaria e da scelte tematiche bizzarre.

Schwarzenegger interpreta Luke Brunner. Per la sua famiglia, è il mite proprietario di un negozio di attrezzature per il fitness, la cui vita lo ha portato a divorziare da Tally (Fabiana Udenio), anche se il suo rapporto con la figlia Emma (Monica Barbaro) e il figlio Oscar (Devon Bostick) rimane intatto.

Ma sapete una cosa? Luke non è un mite proprietario di un negozio di attrezzature per il fitness! È una spia! Fa parte di una squadra di agenti della CIA che comprende Barry (Milan Carter), il tecnico del team che la famiglia di Luke crede lavori anche lui al negozio, e gli agenti Aldon (Travis Van Winkle, che si toglie spesso la maglietta) e Roo (Fortune Feimster, che probabilmente ha riscritto metà dei suo dialoghi). Sconvolgente, vero?

Arnold Schwarzenegger nella serie Fubar

Arnold Schwarzenegger nella serie Fubar

Ma aspettate. C’è di più. Si sta verificando una sorta di incidente internazionale che coinvolge il leader (Boro di Gabriel Luna) di un’organizzazione separatista sudamericana con legami con il passato di Luke e si scopre che la CIA ha un agente sotto copertura nel suo campo. E l’agente è… Emma! In questo la trama si dimostra davvero Fubar (Fucked Up Beyond All Recognition, ossia “Fottuta oltre ogni limite”). In ogni caso, Luke ed Emma devono imparare a lavorare insieme, rendendosi conto che la loro intera relazione padre-figlia è stata una menzogna.

Forse la premessa è un po’ più da Mr. & Mrs. Smith che da True Lies. In ogni caso, non c’è quasi un secondo di Fubar che non risulti familiare, ispirato a prodotti migliori. Nella serie c’è ben poco di divertente, cosa che capita quando si fa uno show che è una commedia action ed è gestita da persone la cui specialità è l’azione. Alcuni dei tentativi di umorismo sono semplicemente tediosi, come una scena in cui Luke non capisce cosa sia il “cuckolding”, mentre altri sembrano una lunga preparazione per un finale che non si concretizza mai.

Fubar, tra True Lies e I Soprano

La sceneggiatura si sforza troppo nel dare ai personaggi battute di circostanza e ancora di più nell’inserire riferimenti – alcuni molto diretti e altri sufficientemente obliqui da sembrare coincidenze – al lavoro di Schwarzenegger. Onestamente, ogni trama che si concentra esclusivamente sulla famiglia di Luke ed Emma è leggermente insopportabile.

Ciò che di Fubar funziona di più è la parte in cui Emma e Luke devono seguire insieme una terapia supervisionata dal dottor Louis Pfeffer (Scott Thompson). In queste scene – se si riesce a ignorare quanto sia stupido che la CIA affidi una missione di rilevanza mondiale a un team in cui i due membri principali sono un padre e una figlia litigiosi – è possibile individuare le idee della serie e persino trovare accenni originali. Certo, questo approccio “fresco” si rifà comunque a True Lies, passando per I Soprano, ma forse un simile mix non si era mai visto prima.

Queste scene, che si protraggono a lungo al di là del limite di plausibilità dei fatti, riescono in gran parte perché, alla fine, Schwarzenegger e Barbaro sono bravi. L’attore è maturato fino a diventare una versione di mascolinità settuagenaria – lo show pensa che l’attore settantacinquenne abbia 65 anni – in cui sono credibili sia la stanca rassegnazione che una certa dose di pugni. E, portando con sé un po’ della sua spavalderia da Top Gun: Maverick, Barbaro riesce a cogliere l’impazienza del suo personaggio e la sua versatilità nel gioco delle spie, anche se ha una chimica altrettanto trascurabile sia con Baruchel che con Van Winkle.

Feimster, la guest star Adam Pally e Aparna Brielle, che interpreta un’agente dell’NSA portata a lavorare con la squadra senza un motivo preciso, sono riusciti a far ridere almeno una volta, ma probabilmente non di più. Possiamo capire che Schwarzenegger e i suoi fan possano essere attratti da questa rassicurante somiglianza con molte delle opere migliori dell’attore, ma è indubbio che Fubar sia prodotto alquanto mediocre.

Traduzione di Pietro Cecioni