Respiro profondo, la recensione: sale le classifiche di Netflix la free diver italiana che è andata più a fondo

Il "Wimbledon dell'apnea", le imprese di Alessia Zecchini, colpi di scena forse mortali negli abissi più spettacolari: il documentario sul free diving è nella top ten globale della piattaforma da due settimane

Le gare di free-diving cominciano sempre con un conto alla rovescia. Il tuffatore spera quei secondi durino molto di più, che siano un minuto ciascuno. Invece finiscono subito, si prende l’aria e si va giù. Quando comincia Respiro profondo passano una decina di secondi e già ci troviamo a dover trattenere l’aria, seguendo la protagonista Alessia Zecchini sott’acqua. È una sequenza impressionante. Zecchini scende il Dean’s Blue Hole, nelle Bahamas, “il Wimbledon dell’apnea”. Un posto da non credere per quanto è bello, fuori. Come in tutte le doline, le cavità ad imbuto causate dall’erosione e dal crollo del terreno, più vai giù meno c’è da vedere. A cento metri la luce fa fatica ad arrivare.

Un momento di Respiro profondo, il documentario sportivo su Netflix

Un momento di Respiro profondo, il documentario sportivo su Netflix

La discesa la vediamo tutta. Prima Zecchini si porta giù con delle spinte potenti ma eleganti, sembra che il suo corpo sia nato per muoversi in acqua. Piano piano le pareti rocciose del Blue Hole scompaiono. La pressione dell’acqua basta ora a spingere giù Zecchini, che non muove più le gambe. Arrivata in fondo, il nero ha sostituito il blu. Zecchini recupera la card che testimonia la discesa, si gira su se stessa e comincia a nuotare. Per tornare su, deve lottare contro i polmoni schiacciati, contro la fatica, contro il peso di cento metri d’acqua. Immaginate la torre Allianz di Milano, piena d’acqua, sopra di voi. Ma la luce comincia a tornare e i primi soccorritori – i safety diver – si avvicinano, ben attenti a non toccare Zecchini se non per estrema necessità, pena squalifica. A pochi metri dalla superficie, per Alessia arriva l’estrema necessità. Il cervello non riceve più ossigeno, quello che i diver chiamano blackout. Il safety Stephen Keenan prende Zecchini per il collo – così che l’acqua non passi – e la porta fino a su.

Respiro profondo e il record del mondo

Quando ricorderemo un’età d’oro dello sport italiano, questi assurdi anni Venti, dovremo aggiungere alla lista anche il nome di Alessia Zecchini. In Respiro profondo la vediamo battere record del mondo, perderli e riprenderseli nel giro di tre giorni. Di successi ne sa anche la produttrice A24, la re Mida dell’indie, che l’anno scorso è stata la prima a vincere gli Oscar per la recitazione, regia e film in una sola annata. Al loro primo tentativo col documentario sportivo non sfigurano. Da qualche anno, il genere sta dando diverse soddisfazioni a Netflix, qui distributrice: Respiro profondo è nella sua top 10 globale da due settimane.

 Chi si arrampica, chi si lancia, chi si cala disprezza la vita quanto la esalta. Per fare quel leggendario metro in più bisogna essere pronti a rinunciare a tornare indietro. Sopravvissuti vittoriosi, si può ricacciare la morte nei pensieri reconditi dove noi normali la teniamo tutti i giorni. L’esistenza che si stava per abbandonare si rinnova più forte. Respiro profondo è una festa della vita e della morte. Zecchini e il suo amante-allenatore Keenan si sentono solo attraverso materiali d’archivio, mai intervistati direttamente. È chiaro che qualcuno morirà – secondo molti un colpo di scena ai limiti della morale. Per celebrare la morte di un compagno, i tuffatori si immergono tutti assieme, tenendosi per mano. È un grande spettacolo.