All of Us Strangers, il regista sulla scelta di Andrew Scott: “Sfumature che solo lui poteva cogliere”

Andrew Haigh racconta alcuni retroscena del suo nuovo film in un incontro a New York. Fondamentale per lui, afferma, la decisione di scritturare un attore gay nel ruolo principale

All of Us Strangers è una fantasia romantica ispirata al romanzo Strangers di Taichi Yamada (1987). Per realizzarla nel modo più realistico possibile, il regista e sceneggiatore Andrew Haigh ha parlato dell’importanza di riservare il ruolo da protagonista a un attore gay, rispecchiando quindi l’orientamento sessuale del personaggio.

La scelta è ricaduta su Andrew Scott (Fleabag), come spiegato da Haigh in un incontro post proiezione al New York Film Festival, domenica 1 ottobre, parlando del suo approccio al casting. “Andrew era un attore che mi piaceva da molto tempo e sentivo che questo era un ruolo perfetto per lui”, ha dichiarato Haigh alla platea.

“Non sono una di quelle persone che dicono che bisogna essere gay per interpretare ruoli di personaggi gay, ma in questo caso per me era importante. Perché ci sono molte sfumature che stavo cercando di cogliere, non volevo affrontare una conversazione infinita con qualcuno che cercava di capirle”.

All of Us Strangers segue la storia di uno sceneggiatore londinese che, dopo un incontro casuale, comincia una relazione con il vicino di casa. Frequentandolo, torna spesso alla casa di infanzia, dove inizia a incontrare i fantasmi dei suoi genitori.

Durante il Q&A newyorchese, al Lincoln Center Alice Tully Hall, Haigh ha spiegato come la scelta dei suoi protagonisti avvenga sempre prima di tutti gli altri membri del cast. Ma in particolare per All of Us Strangers, il cui casting è stato affidato a Kahleen Crawford, trovare qualcuno che potesse identificarsi con la sessualità di Adam era “una parte importante”.

Il cast di All of Us Strangers

Per il ruolo di Harry, il misterioso vicino di casa di Adam che diventa amante, è stato scelto Paul Mescal. Ma è un ruolo che è arrivato molto più tardi, perché inizialmente Haigh non pensava infatti che l’attore – candidato all’Oscar per Aftersun ed entrato nel cast del sequel de Il gladiatore – potesse essere interessato al progetto. Una volta scelto il duo, Haigh ha poi aggiunto di aver lavorato con Scott e Mescal “per far sì che la loro intesa fosse reale e autentica”.

Per quanto riguarda Claire Foy e Jamie Bell, che interpretano la madre e il padre di Adam, Haigh ha raccontato di aver cercato dei personaggi che potessero sembrare i genitori di Scott, ma che sembrassero altrettanto personali per lui. “Volevo che avessero senso come genitori di Andrew, ma anche come miei genitori”, ha spiegato.  E continua: “Quindi ho cercato di trovare attori che fossero coerenti con entrambe le cose, il che non è stato facile”.

I suoi genitori non erano le uniche cose che voleva che il film trasmettesse in modo profondamente personale. Il regista, che ha spiegato che il suo obiettivo era creare una storia che fosse allo stesso tempo specifica e universale, ha rivelato che anche il set, la casa d’infanzia di Adam, aveva un legame diretto con lui.

“Chiunque mi conosca sa che il film è piuttosto personale. Per esempio, ho girato nella mia vecchia casa d’infanzia e non ci tornavo da 45 anni”, ha dichiarato. “Quando ho scritto la sceneggiatura, avevo in mente quel luogo, poi sono tornato lì e ho chiesto ai nuovi inquilini il permesso di girare all’interno”. “È stata un’esperienza molto emozionante e strana girare le scene nella camera da letto dei miei genitori con gli attori”, ha proseguito. “Mi sono sentito come se fossi tornato bambino”.

Intimità sul set

Durante la chiacchierata con il pubblico, Haigh ha parlato anche delle scene di intimità del film, sia dal punto di vista delle riprese che del montaggio. Il regista è noto per il suo approccio artistico alle scene di intimità, ma in All of Us Strangers è stato diverso, nonostante Haigh sia ancora convinto che “devono sembrare rilevanti per la storia, altrimenti non hanno senso”.

“Abbiamo parlato molto con gli attori di come realizzarle”, ha affermato. “Volevo che sembrasse reale, tenero e delicato, un po’ sexy e un po’ sporco a volte. Tutte le sfumature del sesso”.

Per il montatore Jonathan Alberts, il lavoro è stato facilitato dalla forza di Haigh in questo elemento della narrazione. “Penso che Andrew abbia una vera abilità nel dirigere gli attori in quelle scene”, ha dichiarato. E conclude: “Inoltre, ci sono così tante possibilità quando si hanno attori così bravi e performance così ricche di sfumature. Si ha a disposizione una grande quantità di materiale”.

Oltre a voler provare qualcosa di diverso dal punto di vista stilistico con le scene di intimità, Haigh ha affermato che fondamentale in questo caso è stata la presenza di un coordinatore dell’intimità. “Avevamo un coordinatore dell’intimità, figura che non avevo mai visto prima, e che costituiva un aspetto a sé stante”, ha spiegato. “Capisco perché esistono. Penso che siano un’ottima cosa. È un’esperienza un po’ strana quando siete in quattro a parlare delle scene mentre prima eravate solo in tre, ma capisco perfettamente il senso della loro esistenza”.

Traduzione di Pietro Cecioni