The Equalizer 3: il regista Antoine Fuqua denunciato per appropriazione di idee

Paul Lozada, ex consulente e agente di polizia di San Francisco, accusa il cineasta di aver usato le informazioni da lui raccolte sulla camorra nel nuovo film con Denzel Washington

Un ex-collaboratore di Antoine Fuqua ha citato in giudizio il regista per essersi rifiutato di pagarlo o di accreditarlo per il suo presunto lavoro di consulente per The Equalizer 3 – Senza tregua .

In una denuncia depositata lunedì 28 agosto presso l’alta corte di Los Angeles, Paul Lozada afferma di aver fornito alla produzione un “tesoro di informazioni” sulla criminalità organizzata europea, sulle armi e sulle coreografie di combattimento per aumentare l’autenticità del film. Fuqua avrebbe detto a Lozada – già accreditato come consulente e consigliere per Training Day, L’ultima alba e The Equalizer: Il vendicatore del 2014 – che avrebbe certamente avuto una posizione nel film, ma non ha mai dato seguito a queste parole.

La ricostruzione dei fatti

Nel maggio del 2022, Fuqua avrebbe contattato Lozada per collaborare a un possibile progetto televisivo, prima di chiedere il suo contributo per The Equalizer 3. Il regista avrebbe poi dichiarato di non essere soddisfatto della sceneggiatura e di aver “bisogno di vere informazioni da addetti ai lavori sulla mafia italiana”, in particolare sulle attività dei membri delle gang in Italia, dove il film è stato girato. Ha chiesto a Lozada di “raccogliere tutte le informazioni possibili sulla camorra”, si legge nella denuncia.

Quando gli è stato chiesto se la sceneggiatura fosse pronta per la revisione, Fuqua ha risposto che era in fase di riscrittura, secondo la denuncia, che cita decine di messaggi tra i due. Lozada, ex agente della polizia di San Francisco, afferma di aver iniziato immediatamente a fare ricerche sull’organizzazione e sulle armi che il personaggio di Denzel Washington avrebbe usato nel film.

Il mese successivo Lozada aveva inviato a Fuqua diversi rapporti sulla criminalità organizzata italiana, dopo di che Fuqua avrebbe chiesto altro materiale. I due avevano avuto diverse conversazioni sulle “perplessità del regista riguardo la sceneggiatura”, in particolare per quanto riguardava l’autenticità di alcuni temi. Fuqua ha quindi chiesto a Lozada di rivedere la sceneggiatura “passando ogni frase al setaccio e di tornare con le sue osservazioni e idee”, si legge nella causa.

“È chiaro che Fuqua, a poche settimane dall’inizio delle riprese, era alla ricerca di autenticità e realismo, in particolare per l’importantissima scena d’apertura e, secondo le informazioni e l’opinione del querelante, Fuqua non sembrava essere pronto su alcuni dettagli critici”, si legge nella denuncia. “Soprattutto nell’agosto del 2022, Fuqua si è rivolto a una risorsa familiare e solida – Lozada – e lo ha fatto molte volte”. L’ex agente indica la scena in cui si vede della droga confezionata in bottiglie di vino provenienti dall’Afghanistan – elemento da lui suggerito – come prova che Fuqua abbia utilizzato le sue idee.

La reazione di Fuqua

Alla domanda sul compenso, Fuqua avrebbe indicato come riferimento il direttore di produzione Clayton Townsend che, secondo la denuncia, non ha mai contattato il consulente. Durante le riprese del film a Roma, Lozada ha raggiunto il set credendo di far parte del team di produzione. È stato bloccato dallo stesso regista che, a causa dei protocolli Covid-19 si è rifiutato di discutere ulteriormente. “La produzione sta già costando un milione”, avrebbe scritto Fuqua in un messaggio per spiegare il motivo per cui Lozada non poteva visitare il set. “E questa è la prima settimana”.

Secondo la denuncia, dal quel momento il regista ha smesso di comunicare con Lozada e ha negato il contributo dell’ex agente al film. Fuqua avrebbe scritto in un’e-mail: “Non c’è nulla in Equalizer che abbia a che fare con te. Neanche una cosa. Sei venuto a Roma e volevo che fossi coinvolto in qualche modo. Per aiutarti. Non per me”. Nella denuncia si sostiene, tra le altre cose, la violazione di un contratto orale. Fuqua e la Sony non hanno risposto alle richieste di commento.

Traduzione di Nadia Cazzaniga