L’irrefrenabile voglia di sentirsi donne in Ci sei Dio? Sono io, Margaret ci ricorda quanto è strano (e bello) voler crescere

Scritto e diretto da Kelly Fremon Craig, basato sul libro di Judy Blume, il film disponibile su Prime Video vede una protagonista alle prese con la fede mentre cerca di affrontare la cosa più terrena possibile: l'inizio dell'adolescenza

Avere undici anni e aspettare che ti arrivi il ciclo. Non con spavento, terrore, o qualsivoglia – oltre che giustificabile – sentimento di ansia, angoscia, paura e terrore. No. Aspettare il ciclo come la venuta del Messia. Attenderlo come qualcosa di richiesto e necessario. Solo così, finalmente, si potrà essere delle adulte, delle donne vere. Attraversando, letteralmente, il mar rosso (per rimanere in tema biblico). In fondo è tutto ciò che ogni ragazzina desidera alla soglia dell’adolescenza, no?

In Ci sei Dio? Sono io, Margaret è esattamente così. Agognare qualcosa che ti rovinerà almeno una settimana al mese per il resto della tua vita (più o meno). E non solo perché potresti soffrire, avere dolori, sentirti a disagio o tremendamente inadeguata mentre cerchi di capire quale sia la soluzione migliore da adottare, se assorbenti normali, mutanda mestruale o coppetta salva soldi e salva ambiente. Ma anche perché potresti sentirsi più sensibile o più nervosa, venendo screditata perché se sei nervosa o sensibile è sicuramente dovuto al ciclo.

Ovviamente questo Margaret e le sue amiche non possono ancora saperlo. Nessuna di loro ha una sorella maggiore, è solo il 1970 e non esistono ancora reel o tutorial che spiegano cosa sono realmente le mestruazioni e per quale motivo, in verità, ci sarà un giorno in cui vorresti starne il più alla larga possibile – non demonizzandolo mai, però, perché sempre nei tiktok di oggi è necessario essere super positivi. Qualche linea guida tenta di darla la scuola, con le sue inutili videocassette inserite in apparecchi attacchi alla tv col tubo catodico, dove magari si cercano anche di evitare le espressioni più esplicite.

We must increase our bust!

Quei documentari didattici che ti fanno solo venire voglia di rubare i libri e le riviste dei tuoi genitori, in un mix tra cosa è proibito e cosa, invece, si vuole genuinamente imparare. Per questo si va da un manuale di anatomia in cui il gruppo di ragazzine del film – diretto da Kelly Fremon Craig, anche alla sceneggiatura dell’adattamento dell’omonimo libro di Judy Blume – vedono per la prima volta la forma di un pene fino ai magazine del papà, che tiene Playboy (poco) segretamente nascosto sotto il letto.

Ci sei Dio? Sono io, Margaret

Commento breve Delicato
Data di uscita: 02/03/2024
Cast: Rachel McAdams, Abby Ryder Fortson, Benny Safdie, Kathy Bates
Regista: Kelly Fremon Craig
Sceneggiatori: Kelly Fremon Craig
Durata: 106 min
Le protagoniste di Ci sei Dio? Sono io, Margaret

Le protagoniste di Ci sei Dio? Sono io, Margaret

E lì giù di altri complessi. Perché l’attesa dell’arrivo del ciclo si porta con sé l’intero pacchetto del cambiamento, non solo lo scombussolamento ormonale, ma anche la presenza dei primi peli e l’attesa delle protuberanze. Andare a comprare un reggiseno è un rito di passaggio, anche se si deve acquistare la versione “da crescita” visto che non c’è ancora niente da contenere. Margaret e le compagne, però, hanno trovato la formula magica per aumentare velocemente il seno: basta mettersi in piedi, schiena dritta, spingere avanti e indietro le braccia all’altezza del petto e urlare “We must! We must! We must increase our bust!”. Con convinzione, mi raccomando.

Sebbene Ci sei Dio? Sono io, Margaret sia un coming of age in cui la protagonista cerca di capire verso quale religione virare, se credere nell’entità superiore cristiana o optare per la variante ebraica, il cuore del film è in realtà la concretezza di un momento di passaggio molto terreno, così fondamentale che è giusto non capirlo fino in fondo. Ovvio che si cerchino domande al di sopra di noi.

Ci sei Dio? Sono io, Margaret e tutte le incognite dell’adolescenza

Forse è esattamente questo il mistero più grande per Margaret, non l’esistenza o meno di un Dio. È chiedersi quando le crescerà il seno, cosa proverà quando avrà la prima mestruazione. È provare invidia per le ragazze che sembrano già così alte, così mature, così grandi, provando una gelosia che lei stessa capisce essere inspiegabile.

La religione è secondaria, fortunatamente non ha la valenza alla Carrie – Lo sguardo di Satana dove il primo ciclo della protagonista viene accolto tra le urla e il terrore, non essendone a conoscenza e scoprendo solo dopo di essere addirittura un segno di impurità e di male. Una mutazione che può cambiare sicuramente la vita di una giovanissima donna, fosse altro che la Disney ha usato come metafora nel suo Red un’adolescente che si trasformava in un gigante panda rosso quando diventa “una signorina”.

E di cui bisogna imparare a togliersi l’imbarazzo di parlarne, come ci insegna il personaggio di Greta Gerwig interpretato in Le donne della mia vita di Mike Mills, facendo dire a tutti la parola “mestruazioni” a voce alta. E, pur sembrandoci paradossale la voglia irrefrenabile di sentirsi adulti a soli undici anni in Ci sei Dio? Sono io, Margaret, un po’ ce la ricordiamo. Soprattutto quando dopo, da grandi, è bello desiderare esattamente il contrario.