Sofia Coppola nel mondo di Priscilla Presley: “I fan di Elvis? Non credo siano andati a vedere il mio film”

“Per lei all'inizio è stato come vivere una fiaba. Ha immaginato di diventare la principessa di Graceland. Ma poi la favola si è via via sciolta strada facendo e si è resa conto che la realtà era molto diversa”, racconta a THR Roma la regista del film che, dopo il passaggio a Venezia, arriva in sala dal 27 marzo con Vision Distribution

“Ciao”. Nel sorridere gli occhi di Sofia Coppola si fanno più piccoli mentre la bocca si schiude per mostrare i suoi ormai celebri incisivi. Camicia bianca a righe verticali grigie, la regista si avventura in una sola parola d’italiano per poi iniziare a parlare del suo ultimo film, Priscilla, presentato in concorso a Venezia 80 e in sala dal 27 marzo con Vision Distribution.

Adattamento del libro Elvis and Me, scritto a quattro mani da Priscilla Presley e Sandra Harmon, il film racconta dell’incontro di un’adolescente interpretata da Cailee Spaeny con il re del rock’n’roll con il volto di Jacob Elordi in una base militare americana in Germania e dell’amore che ne è scaturito. Ma, a differenza del clamore mediatico, delle copertine patinate e dello scintillio dorato di Graceland, Coppola ci mostra un’altra storia. L’altra faccia del mito americano per eccellenza.

Cailee Spaney e Jacob Elordi in una scena di Priscilla

Cailee Spaney e Jacob Elordi in una scena di Priscilla

Priscilla e l’esperienza femminile

“Sono rimasta davvero affascinata dal libro di Priscilla. È un’icona nella cultura americana, ma conosciamo così poco di lei”, confida la regista. “Invece lì dentro c’è un resoconto molto personale, privato e dettagliato di quel momento cruciale della sua crescita come donna così insolito rispetto a quello di altre. Mi interessava molto andare a vedere quello che è stato il ruolo delle donne nelle generazioni in passate, in particolare quella di mia madre. Le cose sono cambiate oggi, naturalmente, ma credo che ciascuno di noi possa sempre imparare dall’esperienza femminile”.

Nel film prodotto da The Apartment Priscilla passa dall’essere una liceale alla moglie dell’uomo più desiderato e acclamato d’America. Un ruolo che le è costato molto in termini di libertà e autodeterminazione. “Per quanto mi riguarda, tutta la mia carriera è stata costellata di sfide per riuscire a compiere mie le scelte e realizzare le storie che ho desiderato raccontare. Per quanto riguarda Priscilla, invece, quello che mi ha colpito lavorando a questo film è constatare la forza che lei ha avuto. Se si pensa a quegli anni e al fatto che lei non avesse un reddito proprio e fosse completamente dipendente. Ma nonostante questo ha trovato la forza e l’energia di riscattarsi e di andare per la sua strada”, continua Coppola.

Una scena di Priscilla di Sofia Coppola

Una scena di Priscilla di Sofia Coppola

“Trovo che le storie di donne che riescono a conquistare la propria indipendenza siano sempre una grande fonte di ispirazione. Sicuramente ancora oggi esistono situazioni in cui si lasciano sedurre da determinati uomini e poi si ritrovano in una relazione che si rendono conto di non essere particolarmente sana”.

Un lato inedito di Elvis e i toni da fiaba

Il sogno erotico di una nazione, Elvis è stato ed è tutt’ora idolatrato al pari di una figura quasi mistica. Ma il film di Sofia Coppola, nonostante il libro da cui è tratto fosse uscito nel 1985, ne mostra un lato totalmente inedito per il grande pubblico. “Non mi sono particolarmente preoccupata di questo aspetto. Mi sono concentrata sul racconto della storia di Priscilla”, insiste la cineasta.

“Non mi sono preoccupata di quella che potesse essere la reazione dei fan. Ci sono state tante storie che lo hanno riguardato e secondo me i fan di Elvis non sono andati neanche a vedere il mio film. O quantomeno non vi hanno prestato particolare attenzione. La fondazione di Elvis non è stata particolarmente contenta del film e non lo ha sostenuto. Però è stata una mia scelta quella di raccontare questo punto di vista, offrendo una prospettiva diversa rispetto ad altre che sono già conosciute”.

Cailee Spaney è Priscilla Presley nel film di Sofia Coppola

Cailee Spaney è Priscilla Presley nel film di Sofia Coppola

“Per Priscilla all’inizio è stato come vivere una fiaba. Ha immaginato di diventare la principessa di Graceland. Ma poi la fiaba si è via via sciolta strada facendo e si è resa conto che la realtà era molto diversa”, racconta la regista di Maria Antonietta parlando del tono del film che oscilla tra colori pastello e sfumature più cupe.

Sofia Coppola e Priscilla Presley

La filmografia di Sofia Coppola è costellata di ritratti di giovani donne immortalate in un momento cruciale di crescita. Ma com’è stato confrontarsi con i ricordi di una persona in carne ed ossa? “Sicuramente è una sfida quando si adatta l’autobiografia di qualcuno in vita. Si ha il desiderio di essere fedeli alla verità che questa persona descrive nelle sue memorie e, al tempo stesso, riuscire a far emergere il proprio lato creativo. È stata una sfida e un gioco di equilibrio. Ma Priscilla è soddisfatta del risultato”.

“Quello che ho fatto è stato seguire e attenermi alla sua storia così com’è raccontata nella sua autobiografia mantenendo il suo punto di vista senza giudicarlo. Tutto questo, ovviamente, è filtrato attraverso la mia prospettiva. Però mi sono molto attenuta alla sua narrazione senza giudicare.

Una scena di Priscilla di Sofia Coppola

Una scena di Priscilla di Sofia Coppola

Priscilla Presley aveva solo ventiquattro anni quando si è lasciata il cancello di Graceland dietro le spalle. “Ho trovato che fosse molto facile identificarmi in lei e penso che questo mi accomuni a tante altre donne perché parliamo di Priscilla come di una donna estremamente sensibile che ha dimostrato di avere una forza interiore veramente grande. Nel tentativo di trovare la propria identità e la propria strada ha fatto un percorso non facile, sopratutto per l’epoca”, sottolinea Coppola.

“E credo che questo sia molto importante per tanti giovani anche oggi. Il fatto di trovare la propria identità a prescindere dalle relazioni che possono avere. Mi auguro che questo gli permetta di identificarsi con lei”.