Premio Strega 2023: Ada d’Adamo trionfa con Come d’Aria. Ma non (si) può festeggiare

Come in una fiaba di mezzanotte vince Ada D’Adamo. Non può ritirare il premio, né può riabbracciare Daria. È scomparsa il primo aprile scorso, appena due giorni dopo l'entrata nella dozzina dello Strega del suo bellissimo libro. Ma questa notte romana di luglio, questo sogno tardivo a vendicare l’inverno, alla fine e però dall’inizio, è solo per lei

Roma, Museo Etrusco di Villa Giulia. Premio Strega 2023. Geppi Cucciari irrompe sulla scena in abito bluceleste shabby chic. Gioca col rumore in sala, si avvicina “allo spatriato” Mario Desiati. Vincitore uscente, giacca nera con fiocco bianco e arcobaleno, ventilatore giallo con unicorno alla mano. Si prova a spettinare l’aria della settantasettesima edizione del Premio Strega, a colpi di battute sulle faide tra editori, di vox comiche tra i lettori, primi piani e girandole di clip.

Ma poi arrivano i libri della cinquina e il brusio si fa silenzio. Libri su genitori sofferenti.

La madre naturale di Maria Grazia Calandrone, protagonista di Dove non mi hai portata (Einaudi). Un suicidio indotto dalla violenza del marito, una storia di costrizione e liberazione.

Il padre di Andrea Canobbio, protagonista di La Traversata Notturna (La Nave di Teseo). Storia familiare di dopoguerra, lettere d’amore ritrovate, una Torino mai finita, l’ombra nera della depressione.

Ada d’Adamo, il fiore rosa che illumina il Premio Strega 2023

E poi Come d’Aria (Elliot), il libro dell’autrice abruzzese Ada D’Adamo, artista e danzatrice, madre di Daria, gravemente disabile, di cui racconta la storia in forma di diario. Lo presenta in un video Annalena Benini, neo direttrice del Salone del Libro di Torino. Lo definisce “un libro fortemente politico” Elena Stancanelli, che parla al posto di Ada davanti al marito Alfredo, autore della copertina. Fu Stancanelli a convincere Ada D’Adamo a scrivere la sua storia, dopo una sua lettera a Corrado Augias pubblicata da “Repubblica”, sul tema scomodo dell’aborto terapeutico. Mario Martone mostra un fiore rosa spillato sulla gialla. “Un fiore per Ada, lo portiamo in tanti”. Omissis e imbarazzo verticale per l’intervista tra Geppi e il ministro Gennaro Sangiuliano, inciampo inspiegabile dentro lo spazio dedicato a Come d’Aria, in cui il ministro candidamente ammette di aver votato per il Premio ma di voler leggere ancora i libri. “Perché non li ha letti?”, chiede Geppi. E il ministro risponde, in sostanza: “Li voglio approfondire”.

Si torna ai libri con Romana Petri, autrice di Rubare la notte (Mondadori), dedicato all’avventurosa vita del “padre” del Piccolo Principe, Antoine de Saint-Exupéry.

Ci sono i figli senza genitori (tre orfani vittime della guerra nella ex Jugoslavia del 1992) e c’è l’amore spezzato da una guerra ingiusta, in Mi limitavo ad amare te, il libro favorito per la vittoria che avrebbe dovuto restituire lo Strega alla casa editrice Feltrinelli, scritto da Rosella Postorino. La più giovane della cinquina, prima cinquina con quattro donne dopo molto tempo. Lontano il 2020: il mansplaining Zanchini-Augias, la risata di protesta di Valeria Parrella, il senso di gigante frustrazione che anche la letteratura fosse ostaggio del gender gap.  E comunque no, Postorino perde al fotofinish.

Come in una fiaba di mezzanotte vince Ada D’Adamo. Non può ritirare il premio, né può riabbracciare Daria. Ma questa notte romana di luglio, questo sogno tardivo a vendicare l’inverno, alla fine e però dall’inizio, è solo per lei.