Caso Kitagawa, il re del J-Pop accusato di abusi da 478 persone: le vittime contro il “ridicolo” rebranding dell’azienda

L'agenzia di talenti, un tempo impero delle boy band del pop giapponese, vuole cambiare nome e risarcire le vittime. Ma per molti è troppo poco (e troppo tardi). "Le attività della Johnny’s dovrebbero cessare del tutto", tuonano gli attivisti.

L’agenzia di talenti giapponese Johnny & Associates, coinvolta in uno dei più grandi scandali di abusi sessuali dell’era post-MeToo, ha dichiarato in una conferenza stampa a Tokyo lunedì 2 ottobre che cambierà nome e si dividerà in due aziende.

La società esistente sarà rinominata Smile-Up e avrà il compito esclusivo di risarcire le centinaia di vittime di abusi sessuali del defunto fondatore Johnny Kitagawa, morto a luglio 2019 all’età di 87 anni. Verrà istituita una nuova entità, ancora senza nome, per gestire l’attuale rosa di artisti dell’agenzia di talenti. E saranno i membri del suo fan club, ha dichiarato l’azienda, a scegliere il nome per la nuova agenzia.

La mossa arriva dopo anni di insabbiamenti e smentite da parte della Johnny & Associates e tra le crescenti pressioni all’interno del Giappone e a livello globale perché venga fatta giustizia.

Una commissione investigativa esterna istituita dalla stessa agenzia afferma di aver ricevuto, fino al 30 settembre, segnalazioni di abusi da 478 vittime di Kitagawa, 325 delle quali hanno chiesto un risarcimento. Alcune delle vittime che hanno parlato pubblicamente hanno affermato che gli abusi si sono verificati più di cento volte e sono iniziati quando erano in età da scuole elementari. 

Il tentativo di rebranding

“Vorremmo creare una struttura adeguata che stia al fianco delle vittime”, ha dichiarato durante la conferenza stampa a Tokyo Noriyuki Higashiyama, attuale presidente di Johnny & Associates (nota a livello locale solo come “Johnny’s”). Ma alcuni membri di un gruppo di supporto composto da vittime – che si fa chiamare “Johnny’s Sexual Assault Victims Association” (JSAVA) – hanno criticato aspramente i piani presentati lunedì. 

Shinichi Kimura, un ex-ballerino e cantante che ha dichiarato di essere stato violentato all’età di 18 anni da Kitagawa, a metà degli anni Novanta, ha affermato che non è opportuno che Johnny’s crei semplicemente una nuova entità per ospitare le sue attività.

“I talenti dovrebbero essere trasferiti a un’agenzia completamente diversa e le attività nel settore dell’intrattenimento della Johnny’s dovrebbero cessare del tutto”, ha dichiarato Kimura al quotidiano Tokyo Shimbun. Altri hanno criticato il tentativo di rebranding della società. 

“Chiamare la società di risarcimento Smile-Up è come chiedere alla gente di vestirsi di bianco a un funerale. È una ridicolizzazione delle vittime”, ha dichiarato un membro della JSAVA e presunta vittima che ha scelto di rimanere anonima usando lo pseudonimo di “Izumi”. 

La pressione dell’opinione pubblica

La Johnny’s ha riconosciuto e si è scusata per gli enormi abusi commessi da Kitagawa in una conferenza stampa il 7 settembre. Julie Keiko Fujishima, nipote di Kitagawa ed ex-presidente della Johnny’s, ha annunciato le dimissioni in lacrime ed è stata sostituita da Higashiyama, che lavorava per l’agenzia dal 1979. All’epoca la società ha insistito sul fatto che sarebbe rimasta un’azienda attiva nel mondo dell’intrattenimento giapponese e che non avrebbe cambiato nome, scatenando un’immediata reazione.

Il nuovo presidente Higashiyama ha dovuto affrontare anche lui delle accuse di aver abusato sessualmente di alcuni ragazzini durante il suo lungo mandato alla Johnny’s. Quando a settembre gli è stato chiesto di parlare di queste accuse, ha risposto: “Non ricordo chiaramente. Forse è successo, forse no. Ho difficoltà a ricordare”. 

La pressione dell’opinione pubblica sull’azienda si è intensificata in modo significativo dopo l’incontro con la stampa a settembre. Importanti inserzionisti giapponesi come Asahi Group Holdings e Nissan hanno dichiarato che non utilizzeranno più gli artisti della Johnny’s nei loro spot televisivi, mentre l’emittente nazionale NHK ha promesso di non impiegare gli artisti dell’agenzia fino a quando l’azienda non avrà risarcito le vittime passate. 

Smile-Up sarà sciolta

Alla conferenza stampa di lunedì, Higashiyama ha negato più esplicitamente le accuse di abusi sessuali nei suoi confronti, ma ha aggiunto che potrebbe aver commesso atti di mobbing verticale in gioventù. Ha anche riconosciuto che la risposta dell’azienda alla conferenza stampa di settembre era stata inadeguata.

“È stata effettivamente criticata per il fatto di essere stata poco lungimirante. Da allora abbiamo valutato cosa comporterebbe un nuovo inizio”, ha dichiarato il presidente. Higashiyama ha spiegato che la società inizierà a risarcire le vittime a novembre. Una volta risarcite tutte le vittime, Smile-Up sarà sciolta.

Chi era Kitagawa

Quando Kitagawa è morto per un ictus nel 2019, era un’istituzione nazionale in Giappone, riconosciuto come il pioniere del modello di intrattenimento delle boy band J-pop, che ha travolto l’Asia negli anni Ottanta e Novanta, anticipando l’ondata del K-pop che avrebbe poi conquistato il mondo.

Spietato uomo d’affari, era noto per la sua magistrale manipolazione dei principali conglomerati dei media e dell’intrattenimento di Tokyo, sfruttando i suoi talenti e il suo status per ottenere compensi altissimi e la totale obbedienza su come scrivere di lui e della sua azienda. Alla morte di Kitagawa, l’allora primo ministro giapponese Shinzō Abe aveva fatto le condoglianze.

Il silenzio dei media

Per decenni, tuttavia, il fatto che Kitagawa usasse la sua agenzia per molestare sessualmente i ragazzi e gli uomini alle sue dipendenze non era affatto un segreto nel mondo dello spettacolo giapponese.

Le prime accuse note risalgono al 1965, quando i genitori di quattro ragazzi tentarono di fargli causa per aver fatto avances sessuali ai loro figli. Alla fine degli anni Ottanta e negli anni Novanta sono stati pubblicati diversi libri scritti da ex star di Johnny’s contenenti racconti di abusi subiti e testimoniati. Poi, nel 1999, un tabloid locale pubblicò una serie in 10 puntate che riportavano i racconti espliciti di una dozzina di vittime di stupri da parte di Kitagawa.

Lui aveva denunciato l’editore per diffamazione e aveva ottenuto un risarcimento danni, ma la decisione era stata successivamente annullata, e l’Alta Corte di Tokyo aveva concluso che le accuse di abuso erano “in gran parte vere”. Ciononostante, i media giapponesi avevano mantenuto un silenzio quasi totale, anche se le accuse riguardavano l’uomo dietro alcune delle più grandi pop star del Paese, tra cui gruppi idol come SMAP, Shonentai, Arashi e Travis Japan. 

Il documentario che ha smascherato Kitagawa

Solo a marzo, quando la BBC ha trasmesso un documentario approfondito sulle accuse – Predator: The Secret Scandal of J-pop – le vittime hanno iniziato a parlare pubblicamente e i media giapponesi hanno iniziato a occuparsi, con cautela, dello scandalo. 

Alcune settimane dopo la messa in onda del documentario della BBC, Kauan Okamoto, ex-partecipante di Johnny’s Jr, il programma di apprendistato della Johnny’s per aspiranti pop idol, si era unito ai primi accusatori, organizzando una conferenza stampa al Foreign Correspondent’s Club of Japan, descrivendo in dettaglio ulteriori accuse contro il defunto magnate dei media. 

Okamoto aveva dichiarato di aver firmato con l’agenzia quando aveva 15 anni, nel 2012, e di aver subito abusi da Kitagawa circa 15-20 volte nei quattro anni successivi. Aveva anche detto di aver visto Kitagawa aggredire sessualmente tre dei suoi compagni di apprendistato adolescenti.

Secondo la stampa locale, alla domanda sul perché i ragazzi sopportassero gli abusi, Okamoto aveva risposto: “In primo luogo, i ragazzi che potevano debuttare da Johnny’s erano i preferiti del signor Johnny. Tutti capivano che una parola del signor Johnny poteva decidere tutto”. Aveva anche affermato di aver sentito dire da altri ragazzi del Johnny’s Jr. “Se non vai alla villa di Kitagawa, non diventerai una star”.

L’impero di abusi di Kitagawa

Ad agosto, un gruppo di lavoro del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha indagato sulla situazione e ha pubblicato un rapporto in cui si concludeva che Kitagawa aveva abusato di centinaia di ragazzi e che l’agenzia da lui fondata non si era assunta la responsabilità dei crimini. Da allora, decine di altre vittime si sono unite a Okamoto e si sono fatte avanti pubblicamente (la Johnny’s Sexual Assault Victims Association ha pubblicato un elenco parziale di accusatori, indicando anche il periodo in cui si sono verificati gli abusi e la loro età all’epoca).

Nello stesso periodo, un ex – collaboratore veterano di Johnny ha dichiarato al tabloid locale Shukan Bunshun – lo stesso che Kitagawa aveva citato in giudizio negli anni Novanta – che la situazione era “qualcosa di più di un caso in cui il presidente di un impero di idol è un predatore sessuale”.  “Si trattava di un molestatore sessuale che aveva creato un impero di idol – conclude la fonte – solo per poter adescare i ragazzi in procinto di debuttare nel mondo dello spettacolo”.   

Traduzione di Nadia Cazzaniga