Chiara Ferragni a Che tempo che fa, Fabio Fazio non fa l’intervistatore, preferendo il ruolo di spettatore. Anzi, di follower

L'imprenditrice va a Che tempo che fa, dopo aver manifestato paura e tensione poche ore prima dell'intervista, e si concede un monologo punteggiato da poche parole decisamente accondiscendenti del conduttore. E la grande domanda è: a chi conviene una chiacchierata così neutra? Non alla trasmissione e neanche a lei. Un'occasione persa per lei, per lui, per noi

Perché invitare Chiara Ferragni a Che tempo che fa? La risposta può darcela solo Fabio Fazio, ma in fondo è ovvio, con quella trentina di milioni di follower e  il fatto che da due mesi e mezzo sia sulla bocca di tutti, vale eccome un’ospitata nel salotto buono della tv così come prima valeva Sanremo.

D’altronde, da quelle parti è sempre così: intanto venite, poi tranquilli che nessuno si farà male.

Il punto, però, è che se l’intervista garbata – alcuni direbbero sdraiata – è sopportabile con divi dello spettacolo, grandi tycoon stranieri, il Papa, Lady Gaga, scrittori, Ghali e chi più ne ha più ne metta, non lo è tanto quando su quella sedia si siede qualcuno che, a torto o a ragione lo vedremo a ricorsi discussi, è al centro di una feroce polemica, un caso giudiziario abbastanza grande, e che finora in merito non ha avuto alcun contraddittorio.

Fabio Fazio ci piace, sia chiaro. Un po’ Arbore e un po’ Minà, sia pure ben più nella forma, negli atteggiamenti, che nella sostanza, è un abile conduttore, un piacevole conversatore e comunque più divertente dell’attuale Rosario Fiorello, per dire. E le sue chiacchierate, in tempi in cui nessuno fa più interviste (tanto che la pur brava Fagnani è diventata un incrocio tra Woodward e Letterman solo perché fa ciò che in altri paesi è il minimo sindacale e qui da noi sapevano far benissimo i Minoli e i Minà, appunto), sono tanto innocue quanto spesso interessanti.

Il punto è che se hai Chiara Ferragni – anche lei ci piace assai, si è inventata un modo di fare imprenditoria e finora non ne aveva sbagliata una -, il 3 marzo 2024, puoi e anzi devi torchiarla.

Un po’ perché se lo aspetta anche lei – nello straziante messaggio ai follower del pomeriggio aveva azzardato un “tremo e piango” al pensiero dell’intervista, probabilmente non aveva mai visto Che tempo che fa, forse temeva fosse come Muschio selvaggio (podcast a cui Fazio ha partecipato, puntatone) -, un po’ perché ce lo aspettavamo noi che stavamo guardando, di sicuro infine perché deontologicamente non puoi diventare il suo ennesimo canale social, ma senza tuta grigia da 600 euro e capelli finto sporchi per il suo messaggio di scuse e perché di fronte a un’inchiesta, per lo meno va salvaguardata la verità finora accertata e non accontentarsi di un racconto edulcorato da una comprensibile accondiscendenza verso se stesse.

Ora non prendiamoci in giro, lo sappiamo bene. Che tempo che fa è un luogo in cui il vero editoriale politico urticante lo fa Luciana Littizzetto, in cui dire qualcosa di scomodo sembra scortese, in cui se si è duri, si sia almeno prevedibili e radical chic. Detto questo, però, neanche a Chiara Ferragni un’intervista così fa bene. Essere incalzata l’avrebbe aiutata a uscire da questa aura di bambina prodigio che è diventata adulta a causa di un mondo crudele che proprio non ce la fa a capire che lei è tanto buona e cara e su quel pandoro maledetto, che fa rima con allocco (chi lo ha comprato a 9 euro un po’ lo è, detto questo magari però sperava davvero che qualcosa andasse ai malati), ha solo preso una buccia di banana.

No, Chiara, hai proprio sbagliato, toppato, fatto una figuraccia. E uno che ti avesse incalzato ti avrebbe aiutato ad affrontare l’esperienza catartica dell’umiliazione e della rinascita, mentre tra Corsera e Discovery è tutto un definirla “una leggerezza”, “un fraintendimento”, “prossima volta separo commerciale e benefico”, “non pensavo proprio di aver sbagliato” (questo sembra il titolo di una qualsiasi trasmissione di DMax) e “i social possono essere un incubo, lo so bene, ma quando capita a te è un’altra cosa”. E non ci sono più le mezze stagioni, siùra mia.

Nessuno voleva la gogna, anzi chi scrive pensa che ci sia un problema serio nel modo in cui la regina dei social è stata (mal)trattata ben oltre le sue colpe. Ma l’ipotesi di reato è pur sempre “truffa aggravata” e il 15 dicembre 2023 c’è stata una sentenza dell’Antitrust inequivocabile. Ma mettiamo pure che dopo il tribunale vero e quello dei social, non se ne voleva organizzarne uno anche televisivo, allora non sarebbe stato interessante parlare della grande crisi della forma di comunicazione più diffusa del presente?

Rimanendo nell’alveo della non belligeranza – in confronto all’intervista di CTCF il documentario Chiara Ferragni Unposted è spudorato e ribelle – Fazio avrebbe potuto ad esempio indagare su come abbia totalmente sbagliato toni, in parte contenuti e soprattutto interpretazione del sentire comune sui social, il suo mondo. Come uno che ha più di ogni altro e altra compreso un certo linguaggio, contribuito a scriverlo e farlo evolverlo, abbia gestito decisamente male il momento di crisi. E vale per tutti quelli che hanno surfato su quest’onda anomala: alla prima caduta, una Caporetto. Che si chiamino Donald o Selvaggia (ovviamente con le debite proporzioni).

Non era necessaria la gogna, ma solo un po’ d’analisi

Si poteva fare – visto che nel caso di Chiara Ferragni è stato un tracollo e non un inciampo, come nel caso di Lucarelli, di solito puntuale e intonata rispetto al mezzo – una riflessione profonda partendo dalle parole rilasciate al Corriere della Sera. Perché la nostra se sul suo sbaglio si sofferma con parole morbide, giustificative, che vogliono suscitare empatia, su ciò che ha subito usa invece espressioni durissime, come “ondata d’odio”. A cui reagisce con un video di scuse involontariamente comico, ma al Corsera dice “forse ora non lo rifarei, ma sembrava che tutti mi fossero contro. Poi ho ricominciato a uscire di casa e ho capito: mi fermavano, mi sostenevano dicendo che non meritavo ciò che subivo”.

Insomma, la vecchia regola che Facebook, Instagram, Twitter e affini non sono la vita reale non l’aveva capita, nella sua elementarità, neanche Chiara Ferragni, la regina. Eppure ci sono pure i murales che ce lo dicono. Il più famoso lo conoscete tutti “Basta Facebook, menamose”.

Aforismi indimenticabili da tatuare sul cuore

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E lei che ha costruito un impero su questa comunicazione, lei che sembrava conoscerne ogni segreto, alla prima défaillance grave (ma neanche gravissima, nelle puntate di Report o de Le Iene ci sono molto spesso casi ben più gravi di cui ci dimentichiamo in fretta), crolla, non capisce più nulla, si perde. Ed è un problema, perché sui social ormai ci si sposa, cadono governi, si sfiduciano ministri, si portano status in tribunale e hanno valore di prova, ormai la vita vera è (anche) là. Puoi non avere il telefono fisso a casa, ma un account social, almeno uno, lo hai. E incide sulla tua vita in modo determinante. Sul lavoro, in amore, in politica, nelle aule di giustizia, nell’imprenditoria.

E se non lo sa Chiara Ferragni come si fa a incassare e metabolizzare le conseguenze negative di un errore lì, in un mondo in cui Tiziana Cantone si suicida per un video su Whatsapp, una ristoratrice per una shitstorm, i nostri figli per bullismo, chi può aiutarci?

Perché potrà anche pagare una maximulta, ma forse potrebbe aiutarci a capire. Perché stiamo usando da anni, decenni, strumenti potentissimi, vere e proprie armi cariche, che hanno una legiferazione ridicola a tutelarne le vittime o anche solo gli utenti. Io come giornalista per parlare di Leone e Vittoria Lucia Ferragni, o pubblicarne immagini, devo giustamente ottemperare a una serie di regole molto stringenti che tra le altre cose sono state decise in Carte specifiche, loro possono fare quello che vogliono e addirittura c’è chi impunito li minaccia di morte perché odia i genitori.

Quale tv, quali social vogliamo?

Insomma, Fabio Fazio non voleva la gogna? Scelta rispettabile e francamente anche auspicabile. Si poteva incalzare per far dare al caso Balocco il nome, la frase che meritava – tipo “ho fatto una cazzata enorme, capita a tutti, spero solo serva a me e agli altri per evitarla in futura, sono mortificata” – per poi usare tutti quei minuti per una riflessione complessiva e potente su un tema fondamentale.

Invece il massimo che abbiamo sentito nella puntata di CTCF più attesa è stato che lei ha capito di non voler più “cercare di esser sempre forte e perfetta, che è importante parlare delle nostre fragilità con le quali bisogna imparare a vivere”. Un momento lacerante di autocritica. Come quella supermodella impavida che rispose alla domanda “c’è qualcosa che non le piace di lei?” con un sincero e incosciente, “le nocche delle mani” (giuriamo, è vero). O chi dopo aver insultato in modo scomposto e ingiustificabile una categoria fragile ha dato la colpa al politicamente corretto, invece di scusarsi (che in questo mondo di vincenti sembra essere sintomo di una grave malattia). O quel leader politico a cui si chiese un difetto, e confessò “sono troppo buono. E troppo testardo”. Eroe.

Ora, probabilmente, abbiamo usato troppe parole anche noi per il caso Chiara Ferragni. Ma non si è parlato d’altro per giorni. E se è vero che come Fedez faceva notare che dal 15 dicembre in poi si sono scritti quasi 7000 articoli sul caso Balocco e neanche 5000 sul conflitto israelopalestinese (e ben sotto i 2000 sui femminicidi), e tutta questa attenzione per lei e per loro rimane insensata, nel momento in cui diventa così simbolica e dirimente un’intervista, non può finire per essere una comunicazione condivisa, un duetto, invece che un confronto.

Non si vedeva tanta accondiscendenza dai tempi di Bruno Vespa che intervistava il figlio di Riina.

Fazio, come a volte gli capita, ha abdicato al ruolo di intervistatore, per quello di spettatore privilegiato. Anzi, in questo caso follower durante una diretta social.

Ma in fondo, diciamocelo, Fabietto nostro la domanda che ci interessava davvero l’ha fatta, quella su Fedez. E lei ci ha detto che sono persone civili e che hanno avuto altre crisi e che “vedremo”.

E noi romantici torniamo a sperare: magari per la prossima serie dei Ferragnez si rimettono insieme. Rosa Chemical permettendo. Io, intanto, per sicurezza rinnovo Prime Video.