Mosè Singh: “Il doppiaggio non è più un obbligo, ma un servizio. Dobbiamo alzare l’asticella della qualità”

Il doppiatore ha appena ricevuto il Crunchyroll Anime Award per la sua performance italiana nell'anime Chainsaw Man: "Stiamo ritrovando la capacità di fare questo mestiere, bisogna dare un valore aggiunto". L'intervista di THR Roma

Mosè Singh, giovane doppiatore torinese – classe 1997 – sta facendo incetta di premi. Prima a Bologna, a metà febbraio, durante la cerimonia Voci Animate, nella quale ha vinto per il doppiaggio di The First Slam Dunk, e ora, durante i Crunchyroll Anime Awards, dove ha ricevuto il premio come miglior doppiatore italiano per la sua performance in Chainsaw Man, nei panni del protagonista metà demone Denji.

“Essendo la notizia ancora fresca, provo un mix di emozioni”, dice al telefono a The Hollywood Reporter Roma. “Questo è un premio che arriva anche dal gradimento del pubblico, in un periodo storico in cui finalmente stiamo riprendendo possesso della capacità di fare questo mestiere”. E aggiunge: “Mentre doppiavamo, eravamo ben consapevoli dell’importanza di Chainsaw Man nel panorama degli anime”.

Chainsaw Man nasce come manga nel 2018, creato e disegnato dall’autore Tatsuki Fujimoto. In un’ambientazione da fantasy urbano in salsa pulp, il fumetto racconta l’eterno scontro tra demoni e umani. Il protagonista, che conduce una vita di stenti con l’obiettivo di risanare il debito maturato dal padre nei confronti della Yakuza, stringe un patto con un tenero demonietto dalle fattezze di una motosega. In fin di vita, durante uno scontro, il demone salva la vita a Denji, concedendogli quindi il potere di diventare una motosega vivente.

La serie animata arriva nel 2022 con la produzione dello Studio Mappa, e in Italia è stata pubblicata da Crunchyroll a febbraio 2023. “Ci sono state delle fasi in questo lavoro, soprattutto sugli anime, in cui i prodotti venivano doppiati con una certa fretta e superficialità”, spiega Singh. “Ritengo che il doppiaggio, che ormai è un servizio e non più un obbligo, essendo tale deve dare un aggiunta positiva”. E continua: “Spero che questo premio dia segnale che questa volontà in Italia ci sia”.

“Ho seguito gli Awards di Crunchyroll dello scorso anno ma da utente, e c’era la speranza della candidatura a questa edizione”. E continua: “La vittoria è certamente molto gradita, ed è un incentivo ad alzare l’asticella della qualità da qui in avanti”.

Paura di contraccolpi sul Ccnl

A dicembre 2023, i doppiatori hanno inoltre ottenuto il rinnovo del contratto collettivo nazionale, con adeguamenti Istat ai compensi e l’aggiunta anche di un articolo che riguarda l’intelligenza artificiale, come precedentemente riportato da THR Roma.

“L’impatto di questa conquista può essere – come un salto nel vuoto – sia positivo che negativo”, spiega Singh. “Una maggiore remunerazione porta certamente più qualità, ma d’altro canto potrebbe portare le major, che hanno i soldi, a investirli in altri campi. Essendo appunto il doppiaggio un servizio e non più un obbligo. Il committente, che potrebbe avere dieci prodotti da doppiare, potrebbe decidere di doppiarne solo cinque”.

C’è paura di contraccolpi, dice Singh. “Solo adesso, a marzo, vediamo tornare del lavoro. Gennaio e febbraio sono stati scarsi in termini di contenuti”.

I primi passi di Singh

Singh nasce a Torino nel 1997, e comincia a frequentare gli studi di doppiaggio da giovanissimo, osservando con passione il mestiere già dal 2008. “Ancora fatico a credere di aver vinto il premio”, aggiunge il giovane doppiatore, che ha inciso le sue prime linee di dialogo nel 2016, studiando a Torino sotto l’ala di Ivo De Palma.

Dopo aver studiato teatro, Singh si è affacciato al suo primo turno di doppiaggio all’età di 16 anni, interpretando una piccola parte nella serie crime francese Candice Renoir. Pochi mesi dopo la sua voce è stata richiesta per il personaggio di Ivar (Alex Høgh Andersen) nella serie storica Vikings, prodotta dall’emittente History.

“Mettersi subito all’opera in una lavorazione complessa e lunga ha aiutato certamente ad apprendere, ma è stata anche una sfortuna,” spiega Singh. “Non avevo gli strumenti per reggere bene quel ruolo e psicologicamente facevo un po’ ammenda sulle mie capacità. Da una parte ero contento, ma dall’altra c’era anche un briciolo di frustrazione”.

Oltre ad aver seguito il corso di doppiaggio di De Palma, storica voce dei Cavalieri dello Zodiaco, Singh racconta di aver molta riconoscenza per Claudio Moneta, voce di Neil Patrick Harris in How I Met Your Mother e di Basim nel nuovo Assassin’s Creed Mirage. “Ho avuto la fortuna di aver ricevuto l’aiuto di Claudio Moneta, che ha creduto in me sostenendomi quando ancora nessuno mi conosceva”.

Singh ha anche prestato la voce ad Akito, protagonista del videogioco del 2022 Ghostwire Tokyo, sviluppato da Tango Gameworks.

Il doppiaggio di Chainsaw Man

Singh sostiene che il lavoro del doppiatore debba essere orientato verso nuovi orizzonti. “Nuovi orizzonti che poi, tanto nuovi, non sono. Sono i presupposti secondo i quali nasce lo stesso mestiere, cioè coniugare la preparazione di un attore allo studio del ruolo che deve doppiare. Ciò è successo con questo anime, con Denji”.

Il doppiaggio di Chainsaw Man, realizzato da Studio Molok, ha ricevuto la curatela e la direzione di Massimo Di Benedetto, storica voce di Yami Yugi in Yu-Gi-Oh!. “Ho un legame profondo con il progetto e con l’ambiente di lavoro, abbiamo affrontato il doppiaggio divertendoci ma sempre mantenendo una certa serietà”. “Massimo ha avuto una cura scrupolosa nella gestione del progetto, quasi maniacale in senso buono”.

Ma Singh, in qualche modo, partiva avvantaggiato. “Conoscevo l’opera, avevo già letto il manga”, confida a THR Roma. “Non ne leggo tantissimi, ma questo mi aveva in qualche modo incuriosito. Soprattutto per via dell’autore, Tatsuki Fujimoto, che è un grande cinefilo, che cita Tarantino e Kubrick in continuazione. Chainsaw Man è un’interpretazione di Leatherface di Non aprite quella porta”.

Il digiuno del doppiatore

Oltre ad aver letto il fumetto, Singh aveva già anche visto l’anime con il doppiaggio originale giapponese e ha cercato di applicare al suo lavoro una preparazione attoriale a tutti gli effetti. “Il primo turno di doppiaggio ho cercato di costruire la psicologia del personaggio, per un paio di settimane avevo la colonna sonora nelle orecchie in qualunque momento, anche sul bus”.

“Era necessario anche studiare bene e comprendere le gerarchie che esistono tra i personaggi di questa serie,” racconta il doppiatore. “Per le primissime scene, in cui viene mostrato Denji che conduce questa sua vita fatiscente, per riuscire a interpretare bene le sue condizioni fisiche e i morsi della fame, ho fatto un piccolo digiuno di 24 ore”.

“Cercare di portare il doppiaggio sulla preparazione del ruolo, lo rende un po’ più veritiero”. E conclude: “Sono legatissimo a questo personaggio: è il mio preferito di quelli doppiati finora”.