Clotilde Esposito: “Mare Fuori parla di violenza, ma va vista con senso critico. Lancia il messaggio che se fai il criminale finisci male”

"Silvia soffrirà molto, ma chissà che questo dolore non possa servirle a darle nuove consapevolezze", parla l'attrice della serie dei record, disponibile su Rai Play e ogni mercoledì su Rai 2. L'intervista di THR Roma

Quando ha iniziato ad amare questo mestiere, più di dieci anni fa, Clotilde Esposito era appena una dodicenne. Faceva teatro, ma non vedeva la recitazione come un punto fermo nel suo futuro. Quando ha capito che ne voleva fare una professione, di anni ne aveva 19. E quando lo è diventata a tutti gli effetti, quattro anni fa, ne aveva 23. La sua consacrazione – e quella di tanti suoi colleghi coetanei – è arrivata nel 2020, quando dopo un fortunato provino è entrata nell’IPM di Mare Fuori nei panni di Silvia.

“Silvia non appartiene a un sistema criminale, non ha minimamente idea di cosa sia la camorra o la violenza di un certo tipo. È entrata in carcere perché è stata incastrata”. Esposito, invece, è entrata nel personaggio senza contezza di ciò che la serie sarebbe diventata, tra una “folgorazione” possibile ma mai arrivata, e una laurea in giurisprudenza. Ora, sente di essere cresciuta insieme alla sua Silvia che, assicura, in questa quarta stagione, “metterà in atto una trasformazione fisica molto interessante, di pari passo con tutte le emozioni cupe che si troverà a vivere”.

Mare Fuori 4 è disponibile dal 1 febbraio su Rai Play con le prime sei puntate, e dal 14 febbraio con due episodi ogni mercoledì in prima serata su Rai2.

La sua Silvia è uno tra i personaggi più indefinibili della serie. Sembra mutare di episodio in episodio.

Effettivamente sì, è mutevole. Questo aggettivo mi piace molto, perché è vero, non ha delle caratteristiche davvero nette come gli altri ragazzi. È un personaggio ambiguo, che io per prima ho conosciuto e riscoperto nel corso delle tre stagioni: se per certi aspetti è cresciuta molto, per altri ha ancora tanto da imparare.

Nella quarta stagione si impone sugli altri personaggi, mostrando dei lati di sé inediti. Come descriverebbe questa svolta a chi non ha mai visto Mare Fuori?

Sicuramente bucheranno degli aspetti nuovi di lei. Il primo che mi viene alla mente è la consapevolezza: Silvia torna in carcere con una presa di coscienza nuova. Inevitabilmente non è più la bambina che si lascia trasportare dagli eventi e dalle persone. Questa volta conosce bene ciò a cui va incontro, ha degli obiettivi e vuole raggiungerli a tutti i costi, pur sapendo che questo significherà prendersi le conseguenze delle azioni che compie.

A circa metà della serie, però, un evento scatenante la forgerà in tutto e per tutto.

Nel corso della stagione ci saranno una serie di eventi che riusciranno a scatenare in lei delle reazioni. Se abbiamo sempre visto Silvia come un personaggio molto solare, positivo, esteticamente curato, truccato e vestito colorato, qualcosa piano piano cambierà dentro di lei. Abbiamo lavorato su un cambiamento importante dalla seconda metà della stagione in poi, anche a livello cromatico e di make-up. Abbiamo messo in atto una trasformazione fisica molto interessante, che va di pari passo con tutte le emozioni cupe che lei si troverà a vivere.

Tra vari personaggi implicati nella criminalità, disposti a tutti o nati in contesti familiari mafiosi, Silvia sembra per certi versi la più estranea al carcere.

La prima cosa che la distanzia da tutti gli altri è che non appartiene a un sistema criminale, non ha minimamente idea di cosa sia la camorra o la violenza di un certo tipo. È entrata in carcere non perché abbia realmente commesso un reato, piuttosto perché è stata incastrata. A mano a mano, entrando con tutta se stessa nel contesto nel quale si trova, si ritroverà implicata in dinamiche nuove. Indubbiamente pecca di ingenuità, ma c’è da dire che non è affatto un personaggio violento.

Giuseppe Tantillo e Clotilde Esposito in Mare Fuori 4

Giuseppe Tantillo e Clotilde Esposito in Mare Fuori 4 – Foto di Sabrina Cirillo

La sua relazione con Alfredo, però, è l’unione dei problemi dell’uno e dell’altro, e sembra tirare fuori il peggio del suo personaggio.

È vero, ma nella quarta stagione Silvia si ritrova di fronte a delle situazioni che forzatamente la porteranno a darsi una svegliata. Soffrirà molto, ma chissà che questo dolore non possa servirle a darle nuove consapevolezze.

Come vedremo evolvere il loro rapporto nei nuovi episodi?

L’unica cosa che posso dire senza fare spoiler è che sarà sicuramente tutto inaspettato. Arriverà un momento in cui capiremo il sentimento che c’è da entrambe le parti. Ma sarà seguito da uno sconvolgimento di quello che sembrava un equilibrio, seppur provvisorio. Inizialmente si vedrà un rapporto che sembra aver raggiunto una stabilità, a modo suo. Resta difficile capire effettivamente se l’avvocato sia innamorato realmente di Silvia o meno, e stessa cosa per lei. È davvero presa da quest’uomo più grande o lo sta solo usando perché ha una bella casa con una bella vista ed è ricco?

Quale personaggio le sarebbe piaciuto interpretare se non il suo?

Quelli di Mare Fuori sono ragazzi sfaccettati e interessanti dal primo all’ultimo. Mi incuriosiva molto il personaggio di Gemma e tutto il suo vissuto, fatto anche di storie di violenza di genere.

Silvia nell'IPM di Mare Fuori

Silvia nell’IPM di Mare Fuori

Si ricorda il momento in cui ha capito che voleva fare della recitazione un mestiere?

Quando ho cominciato col teatro ero molto piccola, avevo 12 anni. È stato un percorso abbastanza inconsapevole: nel momento in cui ho iniziato a lavorare sui set non ho mai sentito di volerlo con tutta me stessa. Mi ci sono praticamente trovata dentro, però mi divertivo.

Non c’è stata una vera e propria vocazione, dunque?

A 19 anni, durante il primo anno di università, ricordo di aver iniziato a frequentare i set in maniera molto più assidua. Forse lì mi sono resa conto che volevo che quello fosse il mio mestiere. Non ho avuto una vera e propria folgorazione, però frequentando l’ambiente e lavorando mi sono man mano accorta di quello che è realmente questo lavoro, che è fatto di tanti sacrifici e tanto impegno, però è effettivamente ciò che sognavo di fare.

Poi è arrivato Mare Fuori

Il successo non è stato immediato e non me lo aspettavo assolutamente. Come ogni nuovo progetto, non si ha mai idea di quello che sarà. Quando abbiamo iniziato con Mare Fuori, eravamo un gruppo di ragazzi giovani alle prese con un tema nuovo in Italia. Sapevamo di star facendo qualcosa di speciale, ma il grande è venuto fuori col tempo, quando piano piano se ne sono accorti tutti.

Qual è la ragione dietro questo grande successo secondo lei?

Credo che ci siano varie ragioni. Primo tra tutti, il fatto che è una serie trasversale, che prende allo stesso modo bambini, ragazzi, young adult, adulti e anziani. È un prodotto che parla di confronto tra generazioni, che ci insegna che sono anche gli adulti a poter imparare dai giovani, oltre che a dar loro l’esempio giusto. Poi, sicuramente, iniziando come gruppo di giovani attori inconsapevoli, siamo cresciuti. E credo che questa crescita, che ci ha uniti tutti, in qualche modo arriva anche alle persone che ci guardano.

Negli ultimi anni c’è una rappresentazione sempre più massiccia di Napoli al cinema, ma spesso e volentieri si tende a raccontarne solo il marcio, la criminalità fine a se stessa. Mare Fuori, invece, parla anche storie di redenzione e di cambiamento. Chissà che anche questo non sia stato uno dei suoi punti di forza.

Non credo sia un caso che tutte le persone che vengono a Napoli da fuori per visitarla si fermino sui luoghi di Mare Fuori. Gli spettatori li percepiscono come luoghi felici in qualche modo. Pur essendo apparentemente un luogo triste, l’IPM è un posto di redenzione. Parliamo di violenza perché è un aspetto rilevante di questo territorio, ma ne parliamo con la speranza di lanciare un messaggio: se fai il criminale finisci male. E lo si capisce bene guardando la serie, ovviamente con un minimo di senso critico.

Come vive il fatto che prima o poi, presumibilmente, dovrà dire addio ad un personaggio con cui è cresciuta?

In realtà me la vivo molto bene. Sono quattro stagioni che accompagno Silvia e lei accompagna me: l’ho conosciuta abbastanza a fondo da capire che è giusto che la sua linea narrativa si chiuda prima o poi. Inoltre, credo che per un attore sia importante riuscire a lasciare andare il proprio personaggio.

In questa quarta stagione avevamo ancora molto da raccontare e probabilmente ne avremo per ancora. Finché c’è qualcosa di interessante da raccontare è bene continuare, però mi vivo serenamente l’idea che un giorno dovrò dirle addio. Alla fine mi sono preparata. O meglio, magari non del tutto, ma avrò tempo per prepararmi (ride, ndr).