Solo chi viene dal teatro può dire che recitare “is about playing, not work”. Perché in quel play c’è un modo unico di vedere il mondo, di mettersi in gioco, di stare ed essere nel tempo e nello spazio, che riguarda il mestiere dell’attore. Andrew Scott viene da lì, dalle penombre dei teatri di Dublino, dove quell’acustica inconfondibile fa sentire ogni tocco di scarpa sul palcoscenico, ogni sussurro, dove l’espressione studiata in giorni di prove è vissuta ogni sera in modo diverso. E infatti questo luogo magico, che ha iniziato a frequentare a soli 17 anni, non lo ha più abbandonato, mentre disegna la sua carriera nel cinema.
Affascinante e innocente allo stesso tempo, diabolico Moriarty accanto all’Holmes di Benedict Cumberbatch in Sherlock (di nuovo disponibile su Netflix), prete sexy di Fleabag di Phoebe Waller-Bridge che l’ha descritto come dotato del carisma di dieci persone in una, compagno di Pedro Pascal nella spettrale storia d’amore di Estranei ora in sala, adesso è l’enigmatico Tom Ripley nella nuova serie Netflix.
Mago e poeta (nel 2018 è stato Nominato Ambasciatore delle Arti dal governo irlandese) l’amore per la cultura lo ebbe in dote dai genitori, in particolare la madre Nora insegnante d’arte. È nato il 21 ottobre del 1976 ed è cresciuto con le due sorelle a Dublino, prima di trasferirsi a Londra per seguire quella che ha chiamato “una sana ossessione”: recitare.
Andrew Scott in Estranei
Andrew Scott è un attore discreto per scelta. Per esempio ha scelto finora di non avere profili social. Sono pochi dunque gli indizi che ha lasciato ai suoi fan per ricostruire la sua vita al di fuori dal playing. Di certo tra i momenti che si ricordano c’è il suo coming out del 2013. Scott ne ha parlato però solo di recente dicendo di non essersene mai pentito ma di provare fastidio se si finisce per parlare della sua sessualità senza criterio.
Per interpretare Adam in Estranei (2023) ha rivelato di aver attinto alle sue personali esperienze queer, scavando e guardando nel suo passato. In una tavola rotonda di The Hollywood Reporter ha chiarito anche un punto importante che riguarda le definizioni e le parole giuste, dicendo di voler eliminare l’etichetta “apertamente gay”. “È un termine che si sente solo nei media e che nella vita quotidiana non usiamo mai. Non diciamo di essere ‘apertamente irlandesi’, per esempio”.
Il ruolo di Adam nel film del regista inglese Andrew Haigh, anche per questi motivi, risulta uno dei più riusciti. I film di Haigh sono noti per la loro quiete e moderazione e Scott spesso ha interpretato personaggi che davano il loro meglio con un approccio sottile, scarno, senza esaltazioni, non sopra le righe. Proprio così, con la profondità e l’intensità degli sguardi, ha conquistato il pubblico con Estranei e questa interpretazione gli è valsa la candidatura ai Golden Globes come miglior attore in un film drammatico.
Il cattivo Moriarty
La fama di sex symbol è arrivata insieme al ruolo che ha lanciato Andrew Scott. Prima del focoso prete di Fleabag. Nel 2010 bastava farsi un giro nel luogo più in voga del web: Tumblr. Il Moriarty di Scott era ovunque, tra foto e dichiarazioni d’amore.
È proprio la serie Sherlock (2010-2017) che ha reso famoso Scott e lo ha trasformato da un attore relativamente sconosciuto in un divo, nonché rappresentante, insieme a Cumberbatch, di un successo pionieristico per la BBC all’inizio dell’era dell’alta qualità delle serie televisive. Per il ruolo Scott ha vinto un British Academy Television Award come miglior attore non protagonista.
Nonostante fosse un attore ancora agli esordi, sembrava nato per quel ruolo: inquietante, affascinante, oscuro, capace di prendersi gioco anche del detective più scaltro, insomma un perfetto maniaco sociopatico come deve essere Moriarty. Il modo in cui Scott ha interpretato Moriarty, un personaggio storicamente associato alla queer culture, in una relazione ambigua con Sherlock, ha suscitato inoltre l’entusiasmo di molti giovani gay.
L’hot priest di Fleabag
Dopo le brillanti premesse “tubleriane”, Scott è stato catapultato nel mondo dei sex symbol col suo ruolo di “sexy prete” di Fleabag (2019), la serie dall’umorismo tipicamente inglese, molto seguita e acclamata, di Phoebe Waller-Bridge. Qui non solo il suo personaggio è dotato di una seduzione che supera di gran lunga l’immaginario associato al più attraente dei preti esistenti sulla terra, ma incarna anche un fascino autentico e tangibile. Soprattutto attraverso i capelli arruffati, il linguaggio scurrile, l’incapacità di parlare ai bambini e le “omelie” su quanto sia tremendo l’amore.
“Ti amo”, dice lei, “passerà”, dice lui. E con questo si può riassumere il rapporto tra i due protagonisti e il carattere del personaggio. Con questo ruolo nel 2020 Scott ha vinto il Critics Choice Television Award ed è stato candidato al miglior attore non protagonista in una serie commedia.
Gli altri ruoli di Andrew Scott
Scott ha preso parte a numerosi altri film famosi tra cui Salvate il soldato Ryan di Steven Spielberg, Victor – La storia segreta del dott. Frankenstein, Alice attraverso lo specchio e 1917. Dopo il successo travolgente di Sherlock, nel 2015 è apparso nel film di James Bond Spectre nei panni di Max Denbigh, un membro del governo britannico. L’anno successivo è apparso nel film drammatico romantico This Beautiful Fantastic di Simon Aboud.
Un altro ruolo nella serialità è stato quello di John Parry in His Dark Materials – Queste oscure materie, in cui interpreta un esploratore scomparso, padre di uno dei protagonisti. A teatro ha portato spettacoli come L’Amleto, Le nozze di Figaro e una particolare rivisitazione di Vanya di Cechov, in cui interpreta tutti i ruoli della pièce.
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