Altro che Casa Bianca: Michelle e Barack Obama sono in missione verso gli Oscar. Da produttori

L'ex coppia presidenziale, con la società Higher Ground, ha un progetto molto preciso: storie in grado di dare voce a chi non ne ha. E adesso corre verso la stagione dei premi (ancora una volta): con il doloroso American Symphony, con il distopico Il mondo dietro di te di Sam Esmail e con Rustin, che torna sull'eroe dimenticato della Marcia su Washington del 1963

Il premio Oscar Barack Obama è entrato ufficialmente nella stagione dei premi di Hollywood. E no, non è una svista. L’ex presidente degli Stati Uniti, premio Nobel per la pace nel 2009, un Academy Award l’ha vinto davvero da produttore, nel 2020, per il documentario American Factory insieme alla moglie, Michelle Obama con cui ha fondato la Higher Ground Production.

Quattro anni dopo gli Obama non solo inseguono la statuetta d’oro nella stessa categoria, con il documentario American Symphony, ma puntano anche alla prestigiosa e serratissima cinquina del miglior attore protagonista, con il Bayard Rustin di Colman Domingo. In quello che, anche dopo le nomination ai SAG si delinea sempre di più come un testa a testa fra Domingo e Leonardo DiCaprio per l’ultimo posto disponibile “fra i grandi” di questa stagione (dopo Cillian Murphy, Paul Giamatti, Bradley Cooper e Jeffrey Wright).

Con la Higher Ground Production l’ex coppia presidenziale mira quindi a lasciare il segno sulla produzione cinematografica dell’anno e ha più di una possibilità per farlo, considerando anche il cast da Oscar del terzo titolo-Obama della stagione 2023-2024, Il mondo dietro di te di Sam Esmail.

Rustin, la punta di diamante

Presentato al Toronto Film Festival a settembre 2023, Rustin gareggia nella corsa ai premi già dalla sua anteprima mondiale: per il suo posizionamento all’interno del calendario festivaliero, per il tema e anche per la scelta dell’attore protagonista. È da tempo che Colman Domingo meritava un ruolo del genere. Nella sua trentennale carriera di drammaturgo e interprete ha recitato per Spike Lee e Steven Spielberg, per Barry Jenkins e Ava DuVernay, ma il pubblico lo ricorda soprattutto per il ruolo televisivo di Ali in Euphoria. Ed era ora invece che il cinema gli offrisse la possibilità di brillare e di farlo con un personaggio rilevante come Bayard Rustin.

Rustin fu infatti l’organizzatore principale della Marcia su Washington del 1963 ma di lui si perse traccia nei libri di storia perché dichiaratamente omosessuale. Domingo e il regista George C. Wolfe nell’omonimo film gli restituiscono il nome, il ruolo, il pathos e persino il senso dell’umorismo. Restituiscono Rustin al pubblico, in realtà, nella sua complessità di uomo, dentro uno dei più grandi eventi mai accaduti al mondo.

Colman Domingo in una scena di Rustin, Netflix

Colman Domingo in una scena di Rustin. Foto di David Lee. Courtesy of Netflix

La scommessa sperimentale: Il mondo dietro di te

Sam Esmail ha un suo universo di riferimento e una sua visione personale, che ci si potrebbe azzardare a chiamare autoriale. Lo afferma lui stesso, a proposito di Il mondo dietro di te, il film Neflix (uscito sulla piattaforma l’8 dicembre 2023) con Julia Roberts e Mahershala Ali. Afferma cioè di aver fatto implodere tutti i suoi mondi precedenti, racchiudendoli in questa unica storia.

C’è Mr. Robot, senza dubbio, ma anche Ocean’s Twelve e Homecoming. C’è la costante tensione di una minaccia collettiva che Esmail sa plasmare e modellare a suo piacimento, anche attraverso l’uso della macchina da presa e dei suoi movimenti: la spirale “hitchcockiana” su Julia Roberts ne diventerà un segno distintivo, probabilmente. Così come i bruschi cambi di prospettiva, le riprese aeree e le panoramiche a schiaffo, che si muovono rapidamente da un personaggio all’altro, da un punto dell’inquadratura a un altro. Tutti elementi che suggeriscono che il vero film è nel modo in cui lo si guarda, nella sensazione di angoscia che suscita e non soltanto nella storia che viene raccontata. Un rischio che per Esmail vale la pena correre.

Leave the World Behind - Il mondo dietro di te, Sam Esmail

Leave the World Behind – Il mondo dietro di te, Sam Esmail. Courtesy of Netflix

Tra alti e bassi, la Sinfonia americana di Jon Batiste

In attesa dell’annuncio delle cinquine finaliste agli Oscar 2024, American Symphony avanza intanto in tre shortlist ufficiali degli Academy Awards: miglior documentario, miglior canzone originale e miglior colonna sonora. Tre categorie strettamente connesse in questo caso, trattandosi di 103 minuti in cui la musica è protagonista. Al centro c’è Jon Batiste, pianista, polistrumentista e compositore (noto bandleader del Late Show di Stephen Colbert in tv), nato nella città del jazz, New Orleans, da una famiglia di artisti ma formatosi nell’ambiente molto più classico dell’accademia Juilliard di New York.

Perché raccontare la sua storia? È un premio Oscar (per la colonna sonora di Soul della Pixar), ha sorpreso l’industria discografica americana con le sue 11 nomination ai Grammy in un solo anno e le sue cinque vittorie, la più importante delle quali “strappata” alla favorita Billie Eilish per il disco dell’anno. Ma non basta. Il vero motivo è che è la musica a scrivere questa storia e non viceversa. E perché, per una triste coincidenza nella vita di Batiste, la musica diventa anche l’unico appiglio a cui a aggrapparsi in un momento di profondo dolore.

American Symphony. Jon Batiste. Courtesy of Netflix © 2023

American Symphony. Jon Batiste. Courtesy of Netflix © 2023

American Symphony avrebbe dovuto raccontare infatti il processo di realizzazione della prima sinfonia del compositore: un soggetto lineare e ascendente, verso un unico punto di arrivo, l’esibizione del 22 settembre 2022. Diventa tuttavia un percorso tortuoso, tra alti e bassi della vita, quando durante le riprese la moglie Suleika Jaouad affronta per la seconda volta la leucemia, il trapianto di midollo osseo e la chemioterapia.

Nel momento più importante della sua carriera, Batiste si trova al punto più disperato della vita. Ed è la creatività che fluisce nella musica a salvarlo e a costruire un racconto che fuoriesce dai confini del “genio musicale” per diventare comprensibile a tutti. Uno di quei titoli che, a ben vedere, piacciono spesso all’Academy e quest’anno potrebbe non fare eccezione.

Higher Ground, cinema dal nobile scopo

Alla luce di tutto questo, le curatissime liste di fine anno dell’ex presidente, ormai tradizione degli ultimi giorni di dicembre almeno dal 2017, acquistano quindi anche un senso diverso. Mai state soltanto un’opinione personale, quanto un messaggio identitario e culturale (se non politico), adesso nascono da uno sguardo “interno” all’industria cinematografica.

Higher Ground Production è infatti attiva dal maggio 2018, quando Barack e Michelle Obama firmano un contratto pluriennale in esclusiva con Netflix per la produzione di film documentari e serie tv e poco dopo con Spotify (poi sostituito da Audible) per la produzione di podcast originali.

Suleika Jaouad, Jon Batiste e Michelle Obama alla premiere di American Symphony a New Orleans. Foto di Erika Goldring/Getty Images for Netflix

Suleika Jaouad, Jon Batiste e Michelle Obama alla premiere di American Symphony a New Orleans. Foto di Erika Goldring/Getty Images for Netflix

Il nome e il logo, una scala che sfuma all’infinito verso l’alto, non potrebbero essere più espliciti: Higher Ground è un tipo di cinema, un tipo di produzione che vuole elevare le storie e le diverse voci, quelle minoritarie, all’interno di una moltitudine restando ancorato all’elemento identitario afroamericano. E forse non è affatto un caso che il nome della società sia anche una citazione diretta a Stevie Wonder e al suo celebre inno alle seconde vite e alle seconde possibilità (“Gonna keep on tryin’, ’til I reach my highest ground”).

“Ho sempre creduto nel potere dello storytelling di ispirare tutti noi, portarci a pensare il mondo in modo diverso e aprire le nostre menti e i nostri cuori agli altri”, afferma la co-fondatrice Michelle Obama, nella mission ufficiale della società.

È dunque un cinema “nobile”, quello dell’ex coppia presidenziale, perché nasce dall’idea che ogni prodotto realizzato da Higher Ground abbia uno scopo o la funzione morale di arricchire il pubblico con qualcosa che prima ignorava. Questo non lo rende necessariamente un cinema politico, ma al tempo stesso è chiaro che è “fatto”, pensato in chiave politica. Senza escludere che possa essere anche creativo, sperimentale o suggestivo.

La produzione Obama negli anni

Dal 2018 a oggi Higher Ground Production ha realizzato cinque documentari, nove show televisivi (di cui due ancora inediti) e quattro film. Fra i titoli più noti si ricordano il debutto di Kevin Hart in un ruolo drammatico nel toccante Un padre (Fatherhood, 2021), Becoming (2020), il documentario tratto dall’autobiografia bestseller di Michelle Obama e Crip Camp, la storia vera – anch’essa arrivata alla cinquina degli Academy Award nel 2021 – del Camp Jened e degli attivisti che fondarono il movimento per i diritti delle persone con disabilità negli anni Settanta.

Tuttavia interessante è anche tutto quello che non è riuscito a risalire fino alla superficie delle varie stagioni dei premi ma che incarna forse di più lo spirito della produzione Obama. Sono numerose, per esempio, le serie animate per bambini, pensate come brevi e semplici lezioni scolastiche, ma su Netflix. Ada la scienziata, in Italia chiaramente sconosciuta ma disponibile nella sezione Kids, ha raggiunto la solida soglia delle quattro stagioni e in venti minuti a episodio spiega a bambini e (soprattutto) a bambine che le materie Stem (acronimo inglese di scienze, ingegneria, tecnologia e matematica) sono senza dubbio anche un divertente “gioco da ragazze”.

Sia Michelle che Barack Obama, inoltre, scelgono di investire su alcuni di questi prodotti con la loro stessa immagine. L’ex First lady ha condotto nel 2021 la serie Waffles + Mochi, accanto ai due pupazzi che le danno il nome. Uno show che riprende anche uno dei leitmotiv della sua presenza alla Casa Bianca, dove è stata lei a creare il primo orto: il rapporto fra cibo e salute infantile.

Michelle Obama in Waffles + Mochi. Foto di Adam Rose. Courtesy of Netflix

Michelle Obama in Waffles + Mochi. Foto di Adam Rose. Courtesy of Netflix

L’ex presidente invece compare in prima persona nella docuserie del 2023 Working: lavorare e vivere. (Working: What We Do All Day) di cui è anche voce narrante. Ciascuno dei quattro episodi, ispirati al libro di Studs Terkel del 1974, racconta un diverso strato socioeconomico, dal più basso come i lavori di servizio al più alto, capi e dei manager, attraverso il dialogo con Obama stesso.

Considerando anche Working, dunque la Higher Ground Production di Barack e Michelle Obama completa nel 2023 un ideale cerchio, per la prima volta nei suoi quasi sei anni di attività. Si presenta sul mercato cinematografico come la casa di produzione che nello stesso anno è stata in grado di indirizzarsi a quattro tipologie di pubblico estremamente diverse, con prodotti di alta qualità, restando fedele ai suoi intenti e ai suoi valori-guida.

Dalla distopia d’autore di Sam Esmail, con Il mondo dietro di te, all’alienazione reale del mondo del lavoro con Working, appunto. E dai diritti civili del dramma storico di Rustin al viaggio nella mente di un “genio” moderno con Jon Batiste in American Symphony. Un’impresa non da poco, anche per gli Obama.