L’Unione europea diventa il poliziotto digitale del mondo. Con il Digital Markets Act detta le regole e guida tutti gli altri paesi

Giocando d'anticipo, l'Europa è diventata un terreno di prova per tutto ciò che riguarda la regolamentazione del mercato digitale, dall'Intelligenza Artificiale alla vendita online di videogiochi, all'uso dei dati nelle operazioni di marketing mirato. E ora il mondo la segue con l'"effetto Bruxelles"

L’Europa si sta affermando come il poliziotto digitale del mondo, con una serie di nuove leggi volte a regolamentare le più grandi aziende tecnologiche. Dopo il Digital Services Act dello scorso anno, che ha preso di mira gli abusi sui social media, è arrivato il Digital Markets Act (DMA), entrato in vigore il 7 marzo, con l’obiettivo più ambizioso di combattere la concorrenza sleale e prevenire il dominio del mercato da parte delle big tech, i cosiddetti “gatekeeper” digitali, una schiera di colossi di Internet, da Alphabet e Apple a Meta, Microsoft e TikTok. Questa settimana inoltre il Parlamento europeo ha approvato anche l’AI Act, la prima ampia legislazione al mondo che regolamenta l’intelligenza artificiale, ma queste leggi non entreranno pienamente in vigore prima della metà del 2026.

Il DMA sta già trasformando il modo in cui le grandi aziende tecnologiche fanno affari in Europa e, dato che le leggi digitali dell’Ue tendono a diventare standard globali – quello che Anu Bradford della Columbia Law School ha definito “effetto Bruxelles” – l’Europa è diventata un terreno di prova per il futuro dei mercati digitali. Dalle modalità di vendita dei videogiochi online alle informazioni che si possono utilizzare per la pubblicità mirata, fino alle facilitazioni comunicative per gli utenti. Che si tratti di inviare video da un iPhone a un dispositivo Android o di messaggiare tra iMessenger e WhatsApp.

Chi sono i “gatekeeper”

Nella normativa le piattaforme designate come “gatekeeper” sono quelle con un valore di mercato di 75 miliardi di euro o un fatturato annuo di almeno 7,5 miliardi di euro all’interno dell’Ue e almeno 45 milioni di utenti finali mensili su almeno una piattaforma principale. Queste aziende sono tenute ad adottare misure proattive per garantire che i loro servizi trattino i concorrenti in modo equo e per consentire ai clienti di scegliere tra i servizi digitali, indipendentemente dall’hardware o dal sistema operativo utilizzato. Il DMA si applicherà inizialmente a sei società “gatekeeper”: Alphabet, Amazon, Apple, ByteDance, proprietaria di TikTok, Meta e Microsoft.

Invece di aspettare gli effetti di una posizione dominante sul mercato che danneggia i consumatori e invece di utilizzare le tradizionali leggi antitrust per correggerla, l’Europa sta cercando di giocare d’anticipo. Un approccio contrario rispetto a quello delle autorità di regolamentazione statunitensi. Per l’Ue mettere sotto controllo le grandi aziende tecnologiche significa garantire, secondo le parole della Commissione europea, “condizioni di parità” per le aziende del settore digitale. In materia di regolamentazione digitale, l’Europa si sta spingendo più in là degli Stati Uniti. Non ancora fino a vietare singoli servizi o piattaforme, come farebbe invece una proposta di legge appena passata alla camera dei rappresentanti per TikTok se ByteDance si rifiutasse di vendere le sue attività negli Stati Uniti.

Multe da miliardi di dollari

In Europa, il messaggio per i giganti tecnologici è che “dal potere deriva la responsabilità”, ha dichiarato il commissario europeo per la concorrenza Margrethe Vestager, intervenendo al SXSW l’11 marzo. E l’Ue è pronta a punire le aziende che agiscono in modo irresponsabile. Il DMA prevede sanzioni che consentono all’Unione di multare i trasgressori del DMA per la prima volta fino al 10% del fatturato totale dell’azienda e il doppio per le violazioni ripetute. Ecco qualche dato per avere un’idea dell’entità di queste sanzioni. Se Meta violasse le regole del DMA, la prima infrazione potrebbe costare all’azienda 13,4 miliardi di dollari (il 10% del fatturato mondiale dell’azienda per il 2023, pari a 134 miliardi di dollari).

Per dimostrare che fa sul serio, il 4 marzo l’Ue ha imposto una multa di 1,8 miliardi di euro ad Apple per aver favorito in modo sleale il proprio servizio di streaming musicale, vietando a rivali come Spotify di indicare agli utenti le modalità di pagamento di abbonamenti più economici al di fuori delle applicazioni per iPhone. In un’altra azione antitrust contro Google, l’Ue ha imposto alla società una multa di 2,42 miliardi di euro per aver favorito il proprio servizio di comparazione dei prezzi rispetto ai rivali europei più piccoli.

Sia Apple che Google stanno facendo ricorso contro le sanzioni.

Digital Markets Act e videogiochi

Tuttavia, in un’analoga controversia con Epic Games, produttore di Fortnite, Apple ha fatto marcia indietro, ribaltando una precedente decisione di bloccare un app store di Epic Games per iOS che avrebbe eluso i negozi online di Apple.

In un tweet del 9 marzo, Tim Sweeney, CEO di Epic Games, ha dichiarato che la retromarcia di Apple rappresenta una “grande vittoria per lo stato di diritto europeo”. Sul suo sito web, Epic Games ha dichiarato che questo è un segnale “del fatto che la Commissione europea agirà rapidamente per far rispettare il Digital Markets Act e ritenere responsabili i gatekeeper”.

La reazione degli altri paesi

Prima ancora che la legge europea entrasse in vigore, e prima ancora che se ne potesse valutare l’impatto, i governi, da Londra a Tokyo, si sono affrettati a scrivere le proprie versioni del DMA. È una replica di quanto accaduto con la legge europea sulla privacy General Data Protection Regulation (GDPR), promulgata nel 2018, che è diventata il modello per almeno 150 normative simili in tutto il mondo, tra cui il Consumer Privacy Act della California.

“Stiamo già vedendo copie di questa legge sui mercati digitali, o varianti di essa, apparire in luoghi come il Giappone, il Regno Unito, il Brasile, il Messico e persino l’India”, afferma Bill Echikson, senior fellow del think tank Center for European Policy Analysis (CEPA). “Penso che nel mondo democratico diventerà lo standard”.

Le piccole aziende nei media

Le piccole aziende del settore dei media, soprattutto in Europa, sperano che il DMA permetta loro di spezzare la catena di potere dei giganti internazionali sul mercato digitale. Prima dell’entrata in vigore della legge, le due principali società televisive commerciali tedesche, RTL Deutschland e ProSiebenSat.1, hanno lanciato una partnership per offrire alle emittenti e agli editori di tutta Europa la possibilità di realizzare campagne pubblicitarie multipiattaforma “indipendentemente dai giganti tecnologici statunitensi”.

Ma i giganti non gli renderanno la vita facile, avvisa Echikson. “Sembra che i cambiamenti che Google sta apportando nel motore di ricerca, ad esempio, comporteranno la necessità di spendere di più in pubblicità per assicurarsi di rimanere in cima ai risultati di ricerca, quindi Google potrebbe ottenere più affari”, spiega. “Non sono sicuro che il DMA avrà successo in direzione dell’apertura del mercato ai concorrenti europei”.

Digital Markets Act: una timeline

Luglio 2021. Amazon viene multata per 746 milioni di euro per aver violato le norme Ue sulla protezione dei dati (GDPR).

Settembre 2022. Google viene multata per 4,12 miliardi di euro per aver utilizzato il suo sistema operativo mobile Android per ostacolare i concorrenti.

Aprile 2023. L’autorità irlandese di regolamentazione dei dati ha inflitto a TikTok una multa di 345 milioni di euro. Il motivo era aver violato la normativa Ue sui dati nella gestione degli account dei bambini.

Maggio 2023. Meta riceve una multa per 1,2 miliardi di euro per violazione del GDPR.

Giugno 2023. Microsoft rivela di aver messo da parte 425 milioni di dollari in previsione di una multa che si aspetta di ricevere dall’autorità irlandese di regolamentazione dei dati per le violazioni del GDPR da parte della sua filiale LinkedIn.

Marzo 2024. Apple viene multata per 1,8 miliardi di euro a causa di norme abusive sull’App Store per i fornitori di streaming musicale.