C’era una volta il Tg1. Ora il notiziario racconta un paese di musichette, mentre fuori c’è la morte

Megafono di maggioranza a trazione meloniana, il principale e più celebre telegiornale d’Italia sempre più rivista di costume con la linea editoriale di Gian Marco Chiocci. E anche gli ascolti calano a picco

Settant’anni di storia che in una torrida estate sono andati incontro a discusse e discutibili decisioni editoriali e giornalistiche. Il Tg1 del neodirettore Gian Marco Chiocci, ex direttore de Il Tempo e di Adnkronos voluto da Giorgia Meloni, ha subito dato un’impronta smaccatamente governista al telegiornale più visto d’Italia, con inevitabili polemiche social, ascolti in calo, credibilità messa in discussione e una maggioranza di governo a cui dare puntuale e ampio risalto.

Un mix tra Studio Aperto e il Tg4. Il Tg1 delle ore 20 di Chiocci si è tramutato in un tripudio di entertainment e curiosità prese a strascico dai social, con metà della tradizionale mezz’ora a disposizione dedicata a servizi estremamente leggeri, a scapito di notizie potenzialmente scomode per l’attuale presidente del consiglio.

Aprire con Musk e Zuckerberg

Ma andiamo con ordine ed esempi concreti. A fine luglio tarda a prendere forma la notizia di Catania, città guidata da una giunta di centrodestra in una regione storicamente di centrodestra, letteralmente in ginocchio, con l’aeroporto ancora chiuso dopo un incendio e mezza città senza acqua e corrente elettrica. Dopo un vero e proprio tam-tam social, anche il Tg1 si rende finalmente conto di quel che sta avvenendo in Sicilia. Il 7 agosto il Tg1 delle 13:30 si “dimentica” del suicidio di Luca Ruffino, presidente di Visibilia Editore, ex società della ministra Daniela Santanchè.

Il 12 agosto l’affaire Massimo Segre/Cristina Seymandi, con il primo che ha denunciato i presunti tradimenti di lei durante la festa di fidanzamento e al cospetto di 150 invitati e video presto diventato virale, viene commentato al Tg1 dall’avvocato divorzista Annamaria Bernardini De Pace e da Alba Parietti. Il 12 agosto il Tg1 delle 20 apre la propria edizione con l’annunciata scazzottata italiana tra i miliardari Elon Musk e Mark Zuckerberg, fortemente voluta e sostenuta dal governo Meloni, relegando i funerali di Michela Murgia come quinta notizia tra i titoli di testa, poco prima delle vacanze di Jennifer Lopez a Capri.

La sera di Ferragosto, mentre il costo della benzina impazza, gli sbarchi dei migranti superano la soglia dei 100.000 dal 1 gennaio 2023 ad oggi, in carcere ci si suicida e l’inflazione galoppa, il Tg1 ci informa sulle vacanze dei politici italiani sulle note di Italo Disco dei The Kolors, chiedendo al vicepremier Antonio Tajani, a Francesco Boccia, Angelo Bonelli, Giorgio Mulé e ad Elisabetta Gardini quali libri leggere sotto l’ombrellone, con la deputata di centrodestra che chi l’avrebbe mai detto sfoglia Io sono Giorgia, autobiografia della premier Meloni datata maggio 2021. A seguire un servizio sui tormentoni musicali dell’estate del 2003.

Giorgia Meloni diventa Barbie

Il 13 agosto si parla del campionato mondiale dei Pokémon, mentre per il pranzo di Ferragosto ecco arrivare un’intervista di Valentina Bisti alla ministra più chiacchierata e contestata del governo Meloni, Daniela Santanchè. 90 secondi senza alcuna domanda “scomoda”, tra sorrisi e passeggiate nella ridente San Vincenzo, in provincia di Livorno, se non fosse per quel -20% / -30% di italiani in vacanza nel Bel Paese perché fuggiti verso altri lidi in questa torrida estate di rincari pazzi.

Santanchè snocciola numeri esaltanti senza alcun tipo di contraddittorio, con sorrisi reciproci e smaglianti a corredo di un’immagine del Paese paradisiaca e grondante serenità, felicità e abbondanza. Come se la richiesta di dimissioni del mese scorso da parte delle opposizioni, con tutte le polemiche a traino, inchieste e indagini a danno della ministra, non fosse mai esistita.

L’11 agosto, sempre al Tg1 delle 20, va in onda un servizio “simpatia” nei confronti di Giorgia Meloni, che diventa magicamente Georgie, ovvero Barbie, in un finto trailer del film diretto da Greta Gerwig, con i volti originali dei protagonisti sostituiti dai lineamenti dei vari esponenti del governo e dell’opposizione. Il 17 agosto le sparate omofobe, xenofobe e sessiste scritte e pubblicate in un libro dal generale Vannacci, che hanno monopolizzato le homepage di tutti i siti d’informazione per l’intera giornata, sono diventate “notizia” del Tg1 delle ore 20 dopo 22 minuti d’attesa e ben 12 servizi.

Chiuso il parlamento per ferie, la politica interna è quasi magicamente scomparsa dal Tg1 di Chiocci, se non sotto sviolinata più o meno palese nei confronti dell’attuale governo, con l’opposizione lasciata ai margini ed eventuali polemiche possibilmente posticipate, frettolosamente raccontate se non addirittura tagliate via.

Il Tg1 e la via dello “zucchero filato”

Tra famosi “panini” e “spezzatini” nel voler dare le notizie politiche, Chiocci ha scelto la strada dello “zucchero filato”, con cui addolcire tutto ciò che riguarda l’esecutivo, magicamente avvolto in una soffice nuvola pastello di buone notizie, lasciando all’opposizione lo stecco, se non addirittura le carie eventuali.

Nel farlo ha enormemente ampliato lo spazio del Tg dedicato alla cronaca rosa, alla musica pop, al costume duro e puro, al gossip da ombrellone, alla viralità social, trovando sempre e comunque un microfono pronto all’uso da consegnare al ministro di turno, a cui affidare l’immancabile monologo da un Paese delle Meraviglie chiamato (Fratelli d’)Italia.

C’è da dire che già la predecessora di Chiocci, ovvero l’ex direttrice Monica Maggioni, si era rapidamente adeguata all’attuale esecutivo, con scelte di scaletta molto discusse e discutibili. Dicembre 2022 aveva visto il 71% dello spazio di parola del Tg1 concesso alla maggioranza di governo. Il 20% dello spazio di parola andato direttamente a Giorgia Meloni: un minuto su 5. Il 30 marzo scorso l’Europa ha condannato l’Italia per il trattamento riservato ai figli delle coppie omogenitoriali, ma il Tg1 delle ore 20 non ne ha dato notizia, preferendo parlare dei 40 anni di Un Sabato Italiano di Sergio Caputo, dei mille cavalli giocattolo di tale Lorenzo e dei murales di Brescia.

L’indifferenza generale

Tutto questo avviene nell’indifferenza più o meno generale, nel silenzio delle opposizioni e dell’Agcom. Nulla in confronto a quanto avvenne nel 2010 con il contestassimo direttore Augusto Minzolini, voluto al Tg1 dall’allora premier Silvio Berlusconi. All’epoca la giornalista Maria Luisa Busi, in contrasto con la linea editoriale imposta da Minzolini, rassegnò le dimissioni dalla conduzione, seguita a ruota dalla collega Elisa Anzaldo, conduttrice dell’edizione della notte.

A fine 2011, dopo due anni di polemiche infinite, Minzolini venne letteralmente rimosso, perdendo anche la causa di reintegro del 2013. Oggi come oggi, invece, per il momento tutto tace. Non un sussulto di orgoglio da parte di conduttori e redattori del principale telegiornale nazionale, non una nota in cui eventualmente dissociarsi dalla linea editoriale, mentre si moltiplicano i servizi dalle spiagge d’Italia con tappeti musicali da Festivalbar, lasciando ai margini tutte quelle problematiche sociali, economiche e inevitabilmente politiche che stanno segnando questa estate marchiata da un’inflazione incontrollata.

E l’Auditel cala

A risentirne, chiaramente, è anche l’Auditel, con gli ascolti tv in picchiata. Dal 18 settembre 2022 al 20 maggio 2023, come riportato dallo Studio Frasi, il Tg1 ha perso quasi mezzo milione di telespettatori, per la gioia del Tg5 che ha ridotto le distanze dalla concorrenza diretta.

Nei primi 15 giorni di agosto 2023, il Tg1 delle 20 ha perso telespettatori in 11 occasioni su 15 rispetto alle medesime edizioni dell’agosto 2022, a conferma di un calo costante che si sta pericolosamente normalizzando.

Il programma della settimana è stato Via dei Matti n° 0 in replica, su Rai Tre