Sweet Streams: 2024, fuga verso le piattaforme gratuite (la tv è morta, lunga vita alla tv)

Realtà come Pluto TV hanno preso le armi entrando nelle "streaming wars" di Netflix, Prime, Disney+ & co: un report di Omdia prevede l'allontanamento di molti spettatori dai servizi in abbonamento, complice gli aumenti dei prezzi. A questo si aggiungono la futura penuria di offerta causata dagli scioperi, la lotta contro le password condivise e il caro vita. Il risultato: l'inatteso comeback della televisione

In un pianeta ghiacciato, Super Mario con un cappello da cowboy. È la visione suggestiva che ha interrotto qualche giorno fa lo zapping su Pluto TV, la piattaforma di streaming gratis del gruppo Paramount. Pluto TV funziona come la televisione: quando entri nel sito il player mostra lo stesso programma contemporaneamente a tutti gli utenti. Se è già cominciato, non si può mandare indietro. Se dovete andare al bagno, dovete aspettare la pubblicità. I suoi cento canali offrono film, serie, intrattenimento, e appunto, walkthrough, ovvero videogiochi giocati da qualcun altro, trasmessi sul canale di IGN, il più visitato sito di videogiochi al mondo.

È un discreto cocktail mediale: una piattaforma streaming imita la televisione lineare per offrire alcuni contenuti che di solito trovano spazio su Youtube o su Twitch, insieme ad altri tipicamente televisivi (Jersey Shore, SpongeBob, addirittura Top Gear, l’epitome della tv). La schermata dov’era trasmesso Super Mario Odissey diceva “Stagione 1, Episodio 290”, una formalizzazione seriale affascinante. Oltre ai canali, Pluto TV offre anche un catalogo on demand, che però non si sovrappone esattamente alla sua offerta “televisiva”.

Le “streaming wars”

Silenziosamente, le piattaforme gratuite come Pluto TV hanno preso le armi e si sono unite alle streaming wars di Netflix, Prime Video, Disney+ e compagnia belligerante. Secondo un report di Omdia, nel 2024 ci sarà un grande flusso di spettatori dai servizi in abbonamento a quelli gratuiti. È complice il costante aumento dei prezzi delle piattaforme: negli ultimi mesi Netflix, Disney+, Apple TV+ e Paramount+ hanno tutte alzato il prezzo del proprio abbonamento. A questo si aggiungono, la futura penuria di offerta causata dagli scioperi di attori e sceneggiatori, la lotta contro le password condivise e il caro vita.

Sono due le possibilità di streaming gratuito. C’è il “FAST” (o la FAST?), Free Ad-Supported Streaming Television. Tradotto: televisione in streaming, gratis perché pagata dalle pubblicità. E poi ci sono i servizi “AVoD”: Advertising Video on Demand, ovvero l’on demand con gli spot pubblicitari. Spesso la stessa piattaforma li raccoglie entrambi: è il caso di Pluto TV, come quello della nazionale RaiPlay, o come ancora Rakuten TV, che oltre all’offerta gratis, ne ha una per il noleggio e la vendita. Sono le stesse modalità con cui funziona anche VVVVID, aperta da prima di Netflix, per anni la fonte privilegiata degli appassionati di anime.

Investimenti in crescita

Un report di Xumo e Comcast Advertising sostiene che gli investimenti pubblicitari nella televisione in streaming siano in crescita. Il mercato FAST (che per il 2023 dovrebbe generare circa 6 miliardi di dollari) è favorito dalla progressiva sostituzione delle televisioni di vecchia generazione con le smart tv. Non a caso, molti canali FAST sono quelli delle aziende di elettronica che vendono i televisori: Samsung TV Plus, LG Channels, Roku TV… Secondo il report, il 94% degli utenti guarda le piattaforme FAST sulla televisione.

A rimanere rilevante, non è solo la televisione, ma è anche la sua temuta figlia adottiva: la pubblicità. L’aumento dei prezzi di Netflix e le altre risponde anche al desiderio di far fluire gli abbonati verso i pacchetti più economici supportati dalle inserzioni, su cui i margini di guadagno sono maggiori. Con il recente aumento dei prezzi, Disney+ ha lanciato anche il suo abbonamento economico con pubblicità. Ad un anno dal lancio, gli utenti attivi con pacchetto pubblicitario di Netflix sono diventati 15 milioni, triplicati da maggio scorso.

Contenuti in licenza

Sia chiaro: il mercato FAST rimane enormemente più piccolo di quello SVoD (ovvero Service Video on Demand, quello di Netflix), che per altro è uno dei fornitori di contenuti per la televisione streaming. Non solo: per le piattaforme SVoD è talvolta più conveniente dare in licenza i propri contenuti ai servizi FAST che tenerli sulle proprie piattaforme.

È stato il caso, clamoroso, di Westworld, che HBO aveva cancellato e completamente rimosso dalla propria piattaforma, per darla in licenza alle gratuite Roku TV e Tubi, la più grande piattaforma FAST americana. I residual, ovvero la percentuale sui guadagni che spetta a chi ha lavorato per un film e serie (sceneggiatori, attori…), sono enormemente più bassi per le piattaforme FAST.

Una scena di Westworld

Una scena di Westworld

Se da un lato, le due forme di streaming sembrano dunque mostrare elementi di coesistenza – e in alcuni casi le multinazionali tengono il piede in due scarpe, come fa Paramount con Pluto TV – la televisione FAST minaccia di grattare via una parte degli abbonati delle piattaforme SVoD, un settore in cui ogni flessione degli abbonati è considerata un’apocalisse.

A Los Gatos tengono d’occhio Pluto Tv

Questo vale in particolare per Netflix, la cui crescita si era rallentata nel post-pandemia. Con le pubblicità, gli abbonati sono tornati a salire, ma adesso a Los Gatos, oltre a Prime Video e Disney+, tengono d’occhio anche Pluto TV. La piattaforma si chiama, non a caso, come l’ormai-ex pianeta, l’underdog della galassia, secondo il fondatore Ilya Poz. “Volevamo riportarlo indietro e reinventarlo.” Come la bistrattata televisione, che trova sempre una maniera per tornare.