Il problema dei 3 corpi: gli alieni stanno arrivando, tra videogiochi ultra-tecnologici e domande su Dio

La serie sci-fi Netflix è creata dal duo David Benioff e D. B. Weiss (Il Trono di Spade) e arriva sulla piattaforma dal 21 marzo. Tratta dal primo romanzo della trilogia di Liu Cixin, la storia pone quesiti sull'Altissimo, gli extraterresti e la scienza, rimanendo spesso senza risposte (per ora)

Chi siamo? Dove andiamo? E soprattutto, perché continuiamo a guardare le serie Netflix? È una domanda che un utente qualsiasi può essersi rivolto spesso, vista soprattutto la media ormai alquanto standardizzata delle uscite sulla piattaforma. Non c’è mai – o non più – il “bello”, “ottimo”, “capolavoro”. O meglio, sono rari i casi, come si è visto con Beef, ma sono molti più i “mediocre”, “limitato”, “discutibile” che ricevono opere come il più recente Supersex.

E così gli show vengono interrotti a metà, alcuni abbandonati, altri vedono già la cancellazione salutarli dietro l’angolo. Solo Stranger Things può ancora salvare Netflix, prima che i ragazzini protagonisti non siano troppo grandi da mettere su famiglia (cosa che già fanno, come dimostrano le imminenti nozze di Millie Bobby Brown con Jake Bongiovi, figlio della rockstar Jon Bon Jovi).

Nel mare di aspettative e opportunità, di serie mai cominciate e altre che non si riesce a finire, si staglia nel mese di marzo una storia che ha il potenziale per conquistare gli spettatori ancora non delusi totalmente dalla piattaforma e che potrebbero trovare un prodotto superiore al resto dell’offerta.

Una scena della serie Il problema dei 3 corpi di Netflix

Una scena della serie Il problema dei 3 corpi di Netflix

Il problema dei 3 corpi ha una base solida e una trilogia di partenza a cui le fanno seguito i romanzi La materia del cosmo e Nella quarta dimensione. L’autore è Liu Cixin, mentre i suoi creatori, insieme a Alexander Woo, sono il duo David Benioff e D. B. Weiss, sovrani del successo mondiale Il Trono di Spade, a sua volta tratto dalla saga delle Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R. R. Martin. Stavolta privati di casate e di draghi, ma impegnai nell’avere a che fare niente meno che con gli alieni.

Il problema dei 3 corpi: trovare l’equilibrio

La struttura de Il problema dei 3 corpi non è facile da racchiudere. Nemmeno da capire, spiegare, ridurre per una serie. Ci sono più strati tanti quante possono essere le linee temporali e spaziali che costituiscono il nostro universo – o i multiversi, anche se non c’è nessuna TVA stile Loki che cerca di gestirle. C’è un passato che tormenta, un presente che spaventa e un videogioco che non è un semplice videogioco. È una simulazione che ti mostra come il mondo è soggetto a Ere dell’ordine e a Ere del caos. L’obiettivo è trovare l’equilibrio.

Permeata da un tipo di scienza impossibile da capire per qualsiasi spettatore, dove il costante interrogarsi su Dio oscilla tra la credenza e la convinzione che non c’è nulla che non si possa argomentare usando la fisica, Il problema dei 3 corpi è tanto affascinante quanto impotente di fronte alla confezione-stile-Netflix.

Il primo impatto, purtroppo, è quello. Una luce banale, una fotografia inesistente, zero caratteristiche scenografiche. Un inaspettato passo indietro per gli ideatori della più popolare e ingente produzione dell’epoca – e dell’epica – moderna, che per farsi un’idea di cosa la fantascienza può elargire sul piccolo schermo avrebbero dovuto sbirciare la mastodontica operazione sci-fi Foundation di Apple TV+.

Decelerata a cui però, fortunatamente, arriva in apporto una sceneggiatura in grado di sopperire (in parte) alla totale assenza di estetica, mettendo al centro la storia. Anche qui, però, risulta esserci un problema. Anzi, per rimanere in tema, tre.

Pregi e difetti della serie Netflix

Il primo è che il racconto ci mette un po’ a carburare. Può sembrare cosa da poco, ma nessuno dei personaggi ha il fascino necessario per attirare il pubblico, e tutte le strade che devono prendere non danno la sensazione che arriveranno effettivamente da qualche parte.

Poi, a qualcosa, ci arrivano, e questo è chiaro, come il fatto che sia nel Dna della serie lasciare costantemente in balia di domande gli spettatori. Ma è più la buona volontà di chi osserva che fa andare avanti la visione, non certo l’attrattiva che lo show riesce a suscitare. Non all’inizio, almeno.

Il secondo problema è che il gruppo di amici, nucleo centrale della storia, non è coeso come il loro legame sbandierato vuole far sembrare, che ciò avvenga per un’errata scelta di casting o una freddezza generale che pervade il racconto. Singolarmente, comunque, i personaggi hanno caratteri convincenti e interpretazioni sufficienti. Ma è nell’ensemble che non presentano alcuna chimica, tanto fondamentale per i loro mestieri.

Una scena della serie Il problema dei 3 corpi di Netflix

Una scena della serie Il problema dei 3 corpi di Netflix

Il terzo è forse il più complesso dei problemi e, per questo, anche il più difficile da sciogliere. Nello scoprire gradualmente che la terra verrà invasa dagli alieni – ci vorranno ben quattrocento anni prima che accada, possiamo dormire sonni (relativamente) tranquilli – Il problema dei 3 corpi pone continue domande sull’esistenza dell’essere umano. Chi è, come è fatto, e non solo negli elementi materiali, quelli di sangue e ossa, ma cosa si cela al suo interno.

Tante domande, poche risposte

L’extra – che è oltre – del “terrestre” interessa anche “all’altro”, che in questo caso è l’alieno. È l’interiorità delle persone che viene scrutata, insieme ad un’analisi attenta del loro cervello. Ma è nella laboriosità di tali domande che la serie ha troppo poco tempo per rispondere. O anche semplicemente per ragionare bene sulle varie dicotomie che mette in atto.

Come la generica: è possibile credere in Dio mentre si gioca con la scienza? C’è davvero qualcuno o qualcos’altro oltre a noi? E se c’è, è superiore? È migliore? Dobbiamo averne paura? O sono loro a dover avere paura di noi? E chissà se il nostro essere “insetti” agli occhi dell’universo è davvero così rilevante. Se ha senso dedicarsi all’amore, alla famiglia, agli altri, mentre il mondo tra crisi climatiche e guerre atomiche sta praticamente morendo.

Tra tecnologie avanzate – avanzatissime, come i ricevitori alieni – e i continui tormenti esistenziali dei personaggi, Il problema dei 3 corpi promette che ci saranno delucidazioni presto, ma che c’è ancora da attendere. Che mentre c’è chi sacrifica la sua vita, chi la mette a servizio di un piano superiore e chi la lascia andare non resta altro che aspettare una seconda stagione. E una terza, visto che Il problema dei 3 corpi di Liu Cixin fa parte di una trilogia.

Per quanto spesso questi quesiti rimangano aperti, la poca presa di posizione – o di indagine – dello show è frustrante. Ma se l’umanità deve aspettare quattrocento anni prima di capire o no se arriveranno gli alieni, forse il pubblico può aspettare qualche anno per ricevere le dovute risposte con le prossime stagioni.