A Murder At The End Of The World, la Sherlock Holmes della Gen Z è una hacker

La miniserie di Brit Marling e Zal Batmanglij con Emma Corrin e Harris Dickinson pone domande e riflessioni sul ruolo della tecnologia, i limiti e il valore dell'intelligenza artificiale, la minaccia del cambiamento climatico e la violenza di genere

A guardarla, lungi capelli biondi ondulati, pelle diafana, occhi azzurri, Brit Marling sembra uscita da un noir americano degli anni Quaranta. È, invece, una delle sceneggiatrici – ma anche regista, attrice e produttrice – tra le più sensazionali dei nostri tempi. Un esempio lampante è The OA, serie tv troppo avanti per i suoi tempi tanto da essere cancellata da Netflix dopo solo due stagioni. La storia di una ragazza scomparsa – interpretata dalla stessa Marling – che improvvisamente ricompare e che convince un gruppi di liceali ad aiutarla a salvare altre persone dal suo stesso destino grazie a cinque movimenti che aprono un’altra dimensione. Un racconto, diviso tra fantasy e filosofia, apparentemente folle se racchiuso in un paio di righe ma al quale abbandonarsi senza fare domande.

Brit Marling in una scena di A Murder at the End of the World

Brit Marling in una scena di A Murder at the End of the World

Ora Brit Marling, insieme al suo collaboratore di lunga data Zal Batmanglij, è tornata con un nuovo progetto. Una miniserie, A Murder at the End of the World, in cui la coppia è riuscita ad allineare una serie di elementi sfacciatamente attuali in un lavoro rispetto al precedente, capace di arrivare con più facilità – senza perdere in raffinatezza o intuizioni – ad un pubblico più ampio. Protagonista Emma Corrin che, deposto il diadema della principessa Diana in The Crown, sfoggia qui un caschetto rosa shocking per interpretare Darby Hart.

Darby Hart, la Sherlock Holmes della Gen Z

“La Sherlock Holmes della Generazione Z”, come viene definita all’indomani dell’uscita del suo libro in cui racconta la storia vera di come lei, figlia di un medico legale di una cittadina qualunque degli Stati Uniti, sia riuscita a risolvere il caso di una delle tante Jane Doe del paese (vittime non identificate, ndr) insieme al Bill Farrah di Harris Dickinson, ragazzo conosciuto in un forum online, con il quale, da investigatori amatoriali, sono risaliti fino all’identità del killer. Un piccolo caso editoriale dedicato a Lee Andersen (Marling), hacker di fama mondiale la cui reputazione è stata distrutta a causa di un caso di revenge porn che l’ha vista protagonista e che l’ha portata a ritirarsi in un esilio forzato.

Harris Dickinson nei panni di Bill Farrah in A Murder at the End of the World

Harris Dickinson nei panni di Bill Farrah in A Murder at the End of the World

Il mito di Darby. Figura inarrivabile. Fino a quando Andy Ronson (Clive Owen), marito di Lee e ricco visionario a capo di un impero tech, non invita la ragazza ad un raduno per menti brillanti in Islanda. Lì, in un luogo isolato e circondato da neve e ghiacciai, ritrova Bill, ex compagno di investigazione e di vita. Ma l’incontro è fugace. Quella stessa notte il ragazzo, nel frattempo diventato un’artista controverso, viene ucciso. Darby è così costretta a mettere in pratica tutte le sue capacità di detective per scoprire chi lo ha ucciso e perché. Nel farlo si ritroverà a scoperchiare un vaso di Pandora fatto di segreti, depistaggi e possibili moventi.

A Murder at the End of the World e il ruolo della tecnologia

A Murder at the End of the World prende a piene mani da Agatha Christie e attorno al più classico degli intrecci – un gruppo di semi-sconosciuti segregati nello stesso luogo tra cui si nasconde il killer e in cui ognuno ha almeno una buona motivazione per essere sospettato – parla della complessità del nostro presente e futuro più prossimo. Una miniserie piena di domande e riflessioni sul ruolo della tecnologia – mezzo di conoscenza istantanea per la Generazione Z e possibile salvatrice dell’umanità – i limiti e il valore dell’intelligenza artificiale (ridefinita alternativa), la minaccia molto più vicina e funesta di quanto di pensi del cambiamento climatico e la violenza di genere (“Il mondo è una fosse comune”).

Emma Corrin e Harris Dickinson in una scena di A Murder at the End of the World

Emma Corrin e Harris Dickinson in una scena di A Murder at the End of the World

In mezzo – cadenzato da flashback più sporchi, caldi, dedicati al passato e alla nascita della relazione tra Darby e Bill – la corsa allo spazio, smart cities, software che anticipano i crimini, Reddit, bunker per milionari e un realtà che, nonostante tutto il progresso tecnologico e le sue infinite possibilità e potenzialità, non è cambiato molto dall’epoca feudale. Ma più di tutto la serie di Brit Marling e Zal Batmanglij è il racconto di una storia d’amore. Persa e ritrovata alla fine del mondo.