Ditonellapiaga: tra empowerment femminile, veli da sposa e voglia di vendetta. Il videoclip di Tu con me hai chiuso (Esclusiva)

Con un look che ricorda Priscilla Presley durante le nozze con Elvis nel biopic di Sofia Coppola, la cantante, diretta dal regista Michele Formica, lancia in anteprima per noi il video del nuovo singolo, che anticipa l'album Flash, in uscita il 10 maggio. L'intervista di THR Roma

Vestito da sposa, rossetto rosso, unghie lunghe, eye-liner spesso. Non è Priscilla Presley ma Ditonellapiaga, nel videoclip del suo nuovo singolo Tu con me hai chiuso. Prende ispirazione dal recente biopic di Sofia Coppola per quanto riguarda lo styling e la fotografia analogica, e permea la sua musica anche di questo.

Ma al contempo si lascia influenzare dal filone più contemporaneo dell’empowerment femminile all’americana che sta spodestando tutte le classifiche. A metà tra il revenge punk di Olivia Rodrigo e le breakup songs di Taylor Swift, con un pizzico di “italianità” e di Sophia Loren in Una giornata particolare nell’iconica scena delle lenzuola sul tetto.

Classe ’97, Margherita Carducci è uno dei volti più eclettici del panorama attuale. Mischia la dance all’elettronica, il cantautorato all’urban, attingendo alla sua vita personale. E il video di Tu con me hai chiuso, diretto da Michele Formica – con cui condivide un lungo e fortunato sodalizio lavorativo – ne è evidenza visiva per qualche minuto, tra influenze evidenti e “inconsce”, musicali e cinematografiche. Il videoclip, lanciato in anteprima da THR Roma, si inserisce in un progetto ancora più eterogeneo e miscellaneo del precedente, in occasione del lancio del suo secondo lavoro in studio, Flash, in uscita il 10 maggio in digitale e disco fisico.

Tu con me hai chiuso è una revenge song all’italiana. A cosa si è ispirata nello scriverla?

Ditonellapiaga: È una canzone ispirata alla storia di una mia amica. Sembrerà un po’ da pazza psicopatica, ma mi ero salvata dei suoi audio mentre sbroccava per la storia con un ragazzo. L’ho scritta ispirandomi alla sua situazione personale, che però in fondo è qualcosa che ho vissuto anch’io e abbiamo vissuto un po’ tutti.

Sembra un pezzo un po’ più teen rispetto alla mia età, perché i miei ricordi legati a questa situazione sono effettivamente un po’ più adolescenziali. Ci sono la Vespa e tanti elementi legati ad un immaginario più giovane di quello della mia età attuale, ma il pezzo è comunque introspettivo, ha una grande forza e esplosione carica nei ritornelli. Quel senso di vendetta che diceva, appunto, mischiato con un po’ di coraggio, che spero infonda a chi l’ascolta.

Lo descrive come un’esortazione alle ragazze che non riescono a dire basta davanti ad una relazione ormai chiusa.

D: Esatto. È un pezzo per chiunque non riesca a scastrarsi da certe dinamiche che si ripropongono. Ti rigiri sempre in questa minestra senza capire che è arrivata l’ora di cambiare piatto. Ed in effetti, sul finale dico ‘basta, questa volta è veramente l’ultima’. Vorremmo tutti fosse sempre così (ride, ndr), però nel caso della canzone alla fine è davvero l’ultima.

Da cosa nasce l’idea di questo filmino matrimoniale in stile retro?

D: Avevo voglia di vestirmi da sposa (ride, ndr). Mi era venuta in mente l’idea di questa sposa un po’ sfatta, distrutta. E da lì Michele è riuscito a costruire il racconto.

Michele Formica: Già l’idea di Margherita era un’immagine di per sé molto forte, non volevamo dare al video una struttura narrativa troppo pesante. Il video parte con questo shooting fotografico pre o post-matrimonio, un immaginario iconico proprio per trattare la questione con molta ironia. Poi abbiamo aggiunto lo slow motion per cercare di dargli una nota un po’ più cinematografica. Devo dire che non avevo mai fatto video matrimoniali, ma penso che quest’esperienza possa servire anche in futuro. Chissà, magari per il matrimonio di Margherita. Basta aggiungere lo sposo con Photoshop.

Ditonellapiaga nel videoclip di Tu con me hai chiuso, diretto da Michele Formica

Ditonellapiaga nel videoclip di Tu con me hai chiuso, diretto da Michele Formica

Nonostante lo stile internazionale del brano, nel video ci sono anche dei riferimenti italiani. Prima tra tutte, la scena tra i vestiti da sposa, che ricorda Una giornata particolare di Ettore Scola.

M.F.: Infatti, la cosa interessante è che si percepisce, anche se con poco, che siamo in Italia. Tu con me hai chiuso è una traccia dal look estremamente internazionale, però allo stesso tempo riportata in un immaginario molto italiano. Immaginavamo un brutto sogno, l’incubo di una ragazza costretta a sposarsi. Come se sognasse in qualche modo il matrimonio tra una vastità di vestiti da sposa e dovesse sceglierne uno.

A livello di styling e riprese, il videoclip ricorda molto Priscilla di Sofia Coppola. Ci sono state delle ispirazioni cinematografiche?

D: A livello di styling avevo proprio attinto alle immagini di Priscilla e Elvis davanti alla torta. Lei ha molti elementi che io ho nella vita quotidiana per quanto riguarda il look: queste unghie rosse, il rossetto, l’eyeliner, il capello un po’ retrò. Ho ricercato sin da subito quell’aspetto lì, forse anche in modo involontario.

M.F.: Come reference estetica, però a livello involontario, ho pensato più a Melancholia di Lars von Trier.

Tu con me hai chiuso è una commistione eterogenea di generi diversi. È difficile tentare di rappresentare visivamente questo mix all’interno di un arco temporale così ridotto?

M.F.: Io e Margherita lavoriamo insieme dal 2021, e tendenzialmente mi trovo sempre molto allineato con le sue tracce. Mi piace il fatto che nella sua musica c’è sempre ironia e una forte sperimentazione di generi. Non rimane mai troppo delineata, varia continuamente tra tipi e stili. Nei video mi piace sempre cambiare, provare a fare cose nuove, e nella sua musica trovo un pensiero piuttosto allineato alla mia percezione del lavoro nella regia.

D: E poi è come se ci fosse sempre un filo conduttore. C’è sempre una cosa americana o straniera d’ispirazione per me. Nel video di È tutto vero – che non ha niente di simile a Tu con me hai chiuso a livello di estetica – indosso un look da diva e ballo: non è una cosa prettamente italiana, ma lo diventa nel contesto di una palestra delle scuole. Forse una questione di continuità di questa mia commistione è rappresentata anche dalle location.

Sente di etichettare in qualche modo il genere che fa o crede sia superfluo tentare di definirsi ora?

D: Sa, è una mia costante lotta interiore. Mi rendo conto che rispetto a dischi di altri artisti che mi piacciono e che sono unici nel sound, sempre molto simili in tutte le canzoni, io questa unicità non la riesco ad avere. O forse non la voglio avere.

Cioè?

D: Credo di avere una personalità musicale molto fluida, e nella contemporaneità, per fortuna, gli artisti hanno libertà di fare tante cose diverse e di sperimentare. Adesso, la musica che ascolti ti definisce molto meno rispetto agli anni Novanta. C’è la possibilità di ascoltare Taylor Swift e allo stesso tempo Kanye West, anche se tra di loro si odiano. E allo stesso modo c’è anche più tranquillità per noi artisti, che ci sentiamo sereni nel fare un disco folk e poi magari inserire una traccia più elettronica all’interno.

Tra pochi giorni uscirà il suo secondo album, Flash. In cosa si discosterà dal suo primo lavoro?

D: Ci sono quattro featuring (con Gaia, Coma_Cose, Fulminacci e Whitemary, ndr), nel primo non ce n’era neanche uno. Stavolta ho voluto collaborare con altri artisti, ho sentito l’esigenza e la necessità di aggiungere un punto di vista e una voce diversa. E poi è sempre abbastanza eclettico, però ci sono delle tracce un po’ più rock, più folk e meno R&B, che invece era l’elemento predominante nel primo disco.

Sa, penso sempre di non essere coerente, ma devo semplicemente accettare il fatto che forse la mia coerenza interna è proprio questa molteplicità di generi fusi. Basta non lo siano a cavolo.