I titoli di testi di Scott Pilgrim vs the World erano Edgar Wright all’apice della forma. Il basso terremotante di Beck nelle mani dei Sex Bob-Omb, la pellicola dipinta e graffiata ispirata ai lavori di Len Lye e Stan Brakhage, una sequenza nata da un consiglio di scusate-se-è-poco Quentin Tarantino. Un fuoco d’artificio anglosassone.
Per la nuova interpretazione della mitologica battaglia di Scott Pilgrim contro i sette malvagi ex di Ramona Flowers, Netflix ha allargato la mappa. Dove siamo diventa chiaro appena suona la voce candida dei Necry Talkie, la zuccherosa band giapponese che apre Scott Pilgrim Takes Off, la serie anime lanciata venerdì scorso.
Che sia uno studio giapponese ad occuparsi di un franchise nord-americano è la dimostrazione dell’assoluta rilevanza che il Giappone ha assunto nel panorama animato. Ormai dal 2020, la domanda internazionale per gli anime ha superato quella giapponese. Sono dati significativi, ma non bastano a descrivere l’impatto gigantesco che gli anime hanno sull’intero settore audiovisivo.
Per dirne uno: la società di analisi Parrot Analytics ha analizzato i consumi televisivi dei nati dopo il 1998 (in arte zoomers) nei primi mesi del 2023. Delle prime 20 serie più gettonate, 14 erano anime. In Italia, il secondo “genere” più popolare del 2022 (in assoluto, non solo tra i giovani) sono stati i cartoni giapponesi, tra il crime e la fantascienza. Secondo un report di Precedence Research, nel 2030 il mercato degli anime potrebbe valere circa 48 miliardi di dollari.
Nel 2021, Netflix ha dichiarato che più della metà dei suoi abbonati aveva visto almeno un anime. In Indonesia, uno dei mercati dove Netflix ha il maggiore margine di crescita, un abbonato di Netflix su due usa la piattaforma specificatamente per gli anime.
Solo questo mese su Netflix sono usciti Onimusha, Akuma-kun, Scott Pilgrim e devono ancora uscire My Daemon e Onmyouji. Anche quando la produzione animata è franco-americana comunque il Giappone ci deve entrare in qualche modo, come successo con Blu-Eye Samurai, uno dei recenti exploit critici di Netflix. La serie è piaciuta tantissimo ed è uscita solo qualche settimana dopo Pluto, il fedele e stupendo adattamento del manga di Urasawa. Tra le serie Netflix più viste in Giappone, anche Pluto è stato un ottimo successo.
Il gigante colossale degli anime però rimane Crunchyroll, la piattaforma streaming di Sony che ospita, tra le centinaia, One Piece, Jujustsu Kaisen, Demon Slayer, My Hero Accademia, e proprio L’attacco dei giganti, tra le serie più viste in assoluto negli ultimi anni, arrivata a conclusione qualche settimana fa. Sony, che non ha una sua piattaforma streaming generalista, si è unita alle streaming wars comprando Crunchyroll nel 2021, dando all’AT&T più di un miliardo di dollari.
Netflix ha portato gli anime sulla propria piattaforma con tre strategie: la prima, le serie su licenza. Mentre i nuovi episodi degli anime più popolari sono spesso su Crunchyroll, Netflix acquisisce le stagioni precedenti per offrirle ai propri abbonati. Ma non è l’unico modello di licenza: per la serie Vinland Saga, ad esempio, Netflix ha potuto condividere con Crunchyroll i diritti sulla seconda stagione, distribuendo un episodio a settimana in contemporanea con l’avversaria.
La seconda strategia: le produzioni originali che sfruttano proprietà intellettuali di successo, non solo manga, ma anche fumetti o videogiochi. La maggior parte di queste coinvolgono autori occidentali e sono miniserie, quindi non sfruttabili nel lungo termine ma di ottima fattura artistica: Cyberpunk: Edgerunners, ad esempio, la serie tratta dal videogioco multipiattaforma, ha vinto gli Anime Awards 2023.
La terza strategia è quella su cui Netflix sembra puntare di più: l’acquisto dei diritti live action degli anime più popolari. Dopo i flop di Death Note e Cowboy Bebop, Netflix non si è scoraggiata, raddoppiando la scommessa con One Piece. E ha fatto poker: One Piece è stata di gran lunga la serie più richiesta dello scorso trimestre, secondo Parrot, classificandosi prima nei ranking di Netflix in 84 paesi diversi.
Per One Piece Netflix ha speso circa diciassette milioni di dollari ad episodio – gli episodi dell’ultima stagione del Trono di spade costavano di meno, per fare un confronto. Per l’adattamento di Avatar: The Last Airbender, che uscirà a febbraio, il budget è di 120 milioni di dollari.
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