Con Sydney Sibilia sul set di Hanno ucciso l’uomo ragno, la serie sugli 883: “I miti vanno sempre forte”

L'Aquafan del 1992, i bermuda sgargianti e i capelli raccolti in due codini, un pezzo d'Adriatico che sembrava la Florida: questa serie anche un viaggio nel tempo, nello spazio e nelle canzoni di un'epoca. Dice il regista: "Gli 883 sono ragazzi di provincia, cantanti nerd e non rockstar, due ragazzi abituati a non essere vincenti, che sfidando il destino diventano una coppia di estremo successo"

Infradito colorate, costumi interi a righe, bermuda sgargianti, barbe corte e capelli raccolti in due codini. Il sole, il caldo, l’estate, un lecca lecca, un bar, una piscina con l’acqua limpida e delle grandi casse. Un palco, il più desiderato degli anni d’oro del Grande Real, quello dell’Aquafan di Riccione, del Deejay Time di Albertino, quando un po’ di Florida arrivò sull’Adriatico. E due compagni di banco col cuore in gola in attesa di esibirsi davanti ai loro coetanei. Non prima di essersi spalmati un po’ di crema solare sul viso. La visita sul set di Hanno ucciso l’uomo ragno – La vera storia degli 883 è un viaggio nel tempo.

“Si può spostare questo palo?”, chiede il regista Francesco Ebbasta, nel team capitanato da Sydney Sibilia, ai macchinisti che stanno prendendo le misure per il carrello della macchina da presa. Dalla tasca posteriore di tutti spuntano fogli piegati con elenchi puntati, il programma serrato per una giornata di riprese. “Non ti preoccupare, lo spazio è ampio” gli risponde uno.

Queste scene della serie sugli 883 si girano a Hydromania, a Roma, dov’è ricostruito il mitico palco dell’Aquafan del 1992. Quando Max Pezzali (Elia Nuzzolo) e Mauro Repetto (Matteo Oscar Giuggioli) scendono da quel palco, il produttore discografico Claudio Cecchetto (Roberto Zippetti), gli comunica che ha programmato per loro un’intervista con Cioè e li sprona a mettersi al lavoro per comporre i pezzi del secondo album, sempre sotto l’occhio vigile del produttore del duo (insieme a Marco Guarnerio), Pier Paolo Peroni (Edoardo Ferrario).

La crema solare, arrivare in anticipo di mezz’ora a un appuntamento galante, rifiutare Angelina Jolie per Alessia Merz nel loro film Jolly Blue, “così come iniziare il testo di una nuova canzone con la combo tappetini nuovi e arbre magique“, dice Sibilia, “sono la cifra degli 883: due ragazzi di provincia che raggiungono la popolarità, i cantanti nerd e non le rockstar, due ragazzi un po’ sfigati, abituati a non essere vincenti, che sfidando un destino all’inizio un po’ beffardo, diventano due di estremo successo”.

Hanno ucciso l’uomo ragno: i sogni modesti

Ma tutto è fatto con la loro benedizione, assicura Sibilia, “anche se Max Pezzali ancora non ci crede”. Per il regista (Smetto quando voglio, L’incredibile storia dell’Isola delle Rose, Mixed by Erry) è la prima volta alla direzione di una serie tv. L’ha scritta con Francesco Agostini, Chiara Laudani e Giorgio Nerone mentre a completare il team di regia c’è Alice Filippi. Sibilia è anche il produttore, insieme a Matteo Rovere, con Sky Studios e Groenlandia.

Le vere fonti per la sceneggiatura, svela, sono stati i testi degli 883, oltre ai libri di Pezzali, “fondamentale il suo I cowboy non mollano mai”, e quello di Repetto, appena uscito, Non ho ucciso l’uomo ragno. “Proprio il modo in cui Max parlava di sé e di Mauro ci ha spinto a fare la serie”.

Una storia che ha convinto subito anche Sky, anzi “è stata la decisione più veloce che abbiamo preso”, spiega Nils Hartmann, EVP Sky Studios Italia. Anche in nome della diversificazione: “Con Call my agent e Hanno ucciso l’uomo ragno arriviamo al pubblico largo, con prodotti più leggeri rispetto per esempio alla serie Dostoevskij dei fratelli D’Innocenzo”. E poi la storia degli 883 “è un po’ quella di tutti noi, innamorati della più bella della scuola, noi che ci sentivamo un po’ soli e sfortunati”. Anche perché, aggiunge Sibilia, “le canzoni degli 883 le conoscono tutti, a volte inconsapevolmente, tanto che Max Pezzali è reduce da un concerto da 80mila persone al Circo Massimo a Roma”. Local is the new global, dice infine Hartmann, “se l’idea funziona, interessa anche fuori dall’Italia, come è successo per Romanzo Criminale e Gomorra“.

I miti vanno sempre forte, anche dalla provincia

Gli 883 vengono da Pavia. Le riprese infatti si sono svolte per oltre un mese nella provincia della Lombardia. Max Pezzali ha anche detto che “persone che non sentiva da anni lo hanno chiamato per farsi raccomandare a fare le comparse”, segno di come la serie sia un evento importante anche per la città “delle due discoteche e 106 farmacie” come la descrivevano i due in Con un deca. Il legame con la periferia ha accompagnato Pezzali e Repetto e anche su questo i ragazzi Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli si sono documentati. “Soprattutto ci ha aiutato parlare con loro, scambiarci informazioni preziose”, dicono.

Il lavoro del reparto costumi è efficace, “volevamo superare la sudditanza nei confronti degli anni Ottanta a favore dei Novanta”, dice Sibilia. Bomber, chiodo, cintura con le borchie, pantaloni larghi. E anche del “trucco e parrucco”: i capelli neri di Max con un principio di stempiatura e quelli lunghi di Repetto ricalcano le fotografie degli anni del successo degli 883.

Girano mentre c’è una voce fuori campo che dice “tutti si sentivano al loro posto, e io invece no”. La voce per ora è appoggiata. Chissà se sarà quella di Max Pezzali, che non vorrebbe apparire. Non è previsto infatti un suo cameo. Forse, chissà, ci sarà. Solo vocale.

Gli episodi usciranno nel 2024 in esclusiva su Sky e in streaming su NOW.