Diciotto anni dopo Katrina, Brad Pitt è finito nell’occhio del ciclone

Per aiutare le popolazioni colpite dall'uragano, l'attore aveva messo in campo la sua fondazione: ma le case erano costruite male. Poi è arrivata un'altra associazione: che ha promesso milioni che non aveva

Brad Pitt nell’occhio del ciclone: 18 anni fa l’uragano Katrina devastò l’area di New Orleans, oggi l’attore si trova al centro di una polemica sulla ricostruzione delle case distrutte nel Lower Ninth Ward, il quartiere nella zona nord-ovest della città del blues. Una storia fatta di promesse non mantenute, uno scaricabarile di responsabilità e di vittime tradite. Come scrive The Hollywood Reporter, tutto ruota intorno alla Make It Right Foundation, la fondazione non-profit della superstar americana, e alla Global Green, un’associazione benefica che si occupa di ricostruzioni.

Nata nel 2007, la Make It Right Foundation a fronte delle devastazioni si mise in prima linea nell’opera di ricostruzione: ma passati oltre dieci anni, nel 2018, i proprietari delle case colpite lanciarono una class action per far causa alla fondazione per risarcimento danni. Le case, infatti, presentavano dei difetti strutturali e non furono considerate agibili. E’  a questo punto che entra in scena la Global Green: nel 2022 promise di sborsare la bellezza di 20,5 milioni di dollari per le riparazioni. Peccato che questi soldi non siano mai arrivati.

Assistenza alle vittime di catastrofi

Facciamo un passo indietro: la mission della Global Green USA è legata all’assistenza verso le popolazioni colpite da catastrofi ambientali, e nel caso dell’uragano Katrina ha partecipato attivamente al recupero dell’area colpita insieme a Make It Right. Dopo una collaborazione iniziale nei primi giorni dopo Katrina, Global Green è stata in prima linea a Hollywood per quanto riguarda la sostenibilità. Per molti anni, ha creato delle raccolte fondi pre-Oscar e vanta un consiglio d’onore di prim’ordine che racchiude nomi di spicco nel panorama americano come Leonardo DiCaprio, Yoko Ono, Ted Turner e Robert Redford.

Nell’agosto del 2022, dopo la battaglia legale che ha interessato la fondazione di Pitt e le vittime dell’uragano, è venuto fuori che la Global Green era intervenuta “silenziosamente” per finanziare il conto di 20,5 milioni di dollari. Stando ai documenti del tribunale, l’organizzazione non profit si sarebbe impegnata a risolvere le richieste dei residenti: “Global Green pagherà prontamente i fondi”, aveva scritto Bill Bridge, Ceo della Global Green, in aprile al Consiglio di amministrazione di Make It Right. Al momento dell’annuncio, Pitt aveva dichiarato a TMZ: “Sono incredibilmente grato per la disponibilità di Global Green a farsi avanti e a fornire questo importante sostegno alle famiglie della Lower Ninth. Abbiamo collaborato nei primi giorni dopo Katrina e siamo molto fortunati ad avere il generoso impegno continuo di Global Green per aiutare ad affrontare queste sfide”.

Un clamoroso dietrofront

Alcuni documenti inediti di cui è entrato in possesso l’Hollywood Reporter rivelano che subito dopo l’annuncio del 2022, l’associazione benefica tentò un clamoroso dietrofront, rinnegando l’accordo già sottoscritto. Non avrebbe mai potuto coprire il risarcimento di 20,5 milioni di dollari, dato che questa somma semplicemente non si trovava nelle sue disponibilità. “Non
ho mai visto una situazione come questa, in cui un accordo è fallito perché a proporlo è stata una parte insolvente”, racconta William R. Corbett, professore di diritto della Louisiana State University ed esperto di procedura civile.

Una storia che va avanti da 18 anni e che recentemente è tornata a far parlare di sé, perché tra le parti coinvolte nessuno sembra avere il coraggio di prendersi la colpa e dare giustizia alle vittime. Durante la class action, Brad Pitt aveva chiesto al giudice di essere esonerato dalla responsabilità personale, ma senza successo. Lo stesso Pitt, tramite i suoi portavoce, adesso punta l’indice verso la Global Green come unica responsabile del pasticciaccio di New Orleans, cercando di scongiurare il rischio di essere messo sotto accusa.

La versione di Brad Pitt

“La Global Green si è presentata come se avesse già ottenuto questi fondi e avesse intenzione di utilizzarli per risolvere tutte le richieste di risarcimento nella causa in corso a beneficio dei proprietari di casa”, afferma in una dichiarazione scritta a The Hollywood Reporter una portavoce di Brad Pitt, aggiungendo che  “è stato incredibilmente sorprendente per i querelanti, gli imputati e i loro legali apprendere che i fondi che Global Green ha dichiarato più volte di aver garantito non erano stati in realtà raccolti. È stato altrettanto deludente scoprire che il pagamento non è stato effettuato”.  Da parte sua, l’amministratore delegato di Global Green, Bill Bridge, ha risposto ad alcune domande di THR Usa descrivendo la sua “organizzazione non profit come un’entità dal cuore puro che è stata utilizzata come capro espiatorio per quello che è stato un fallimento delle parti nel risolvere la questione”.

“E’ stato un lungo incubo”

Matt Petersen, che ha guidato Global Green dal 1994 al 2013, è stato membro del consiglio di amministrazione fino al 2017 e che ha supervisionato le sue iniziative a New Orleans dopo Katrina, è deluso da quanto accaduto nella vicenda Make It Right. “Non riesco a capire perché la Global Green si sia impegnata a pagare la transazione per permettere ai proprietari di Make It Right di
riparare le loro case quando non aveva le risorse necessarie per farlo”.

Nel frattempo, i proprietari delle case promesse nel 2008 da Make It Right Foundation continuano a rivivere il dramma di quella catastrofe. “È stato un lungo incubo”, afferma Albert Matthews, ricordando che sua madre di 91 anni, Marion Bryan, ha pagato la caparra iniziale per la sua nuova casa nel 2008. Matthews afferma che l’abitazione era talmente compromessa che Make It Right ne ha costruita una seconda, anch’essa con gravi problemi strutturali. “È stato molto stressante per tutti noi”, continua Matthews. “Mia madre non ha mai visto la luce in fondo al tunnel dopo l’urgano Katrina”.