Oliver Stone, ora la sua trincea è l’energia nucleare. “Dobbiamo agire. Per questo vado alle Nazioni Unite”

"Le persone che non credono nel cambiamento climatico mi fanno pena" afferma il regista che ha accompagnato il suo documentario Nuclear Now al TFF dove riceverà premio stella della Mole prima di volare a Dubai alla volta della Cop28. E che sulla paura che circonda il nucleare afferma: “A Hollywood fanno molti film dell'orrore. Hanno fatto un buon lavoro per spaventare la gente dopo la seconda guerra mondiale". L'intervista con THR Roma

Un tavolinetto basso e una pila di documenti da cui spuntano pagine di appunti scritti a mano su fogli gialli. Oliver Stone, maglioncino rosso e completo carta da zucchero, è seduto in una piccola stanza di un albergo che affaccia su un’elegante piazza torinese. È in città per presentare Nuclear Now, documentario già passato a Venezia 79 e ora al Torino Film Festival dove il regista premio Oscar sarà protagonista di una masterclass e dove riceverà il premio stella della Mole. Ma Stone ha un altro importante appuntamento che lo aspetta. Dopo le tappe in programma a Bologna e Roma per accompagnare il suo lavoro volerà a Dubai alla volta della Cop28, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici per parlare dell’energia nucleare come unica vera via per contrastare il climate change.

Oliver Stone, Nuclear Now e la Cop28

“Penso che sia un tentativo valido. Una delle cose che stiamo cercando di ottenere è far sì che l’energia nucleare sia all’ordine del giorno nelle agende di queste organizzazioni, perché tendono a parlare di energie rinnovabili, come pannelli solari e turbine eoliche, ma non parlano molto del nucleare” spiega il regista a THR Roma. “È un peccato perché funziona davvero. E lo fa da settant’anni. Soprattutto in Europa sembra abbiano chiuso un occhio, in parte a causa di Chernobyl e in parte a causa del partito dei verdi. Specie in Germania. Anche l’Italia si è spaventata. È un peccato perché ha sempre avuto buoni scienziati e ha costruito bene”.

Oliver Stone in Nuclear Now

Oliver Stone in Nuclear Now

Scritto da Oliver Stone insieme allo scrittore Joshua S.Goldstein, il documentario – distribuito da I Wonder e in onda il 6 gennaio 2024 su La7 – si basa proprio sul libro di quest’ultimo firmato a quattro mani con Staffan A. Qvist, A Bright Future: How Some Countries Have Solved Climate Change and the Rest Can Follow. “’Un futuro luminoso’” perché per fare film di questo tipo bisogna essere ottimisti. Il tempo sta finendo, ma il libro è diverso dagli altri che richiamano sempre l’attenzione sui difetti e sull’idea della fine del mondo a causa del cambiamento climatico. Una cosa piuttosto spaventosa se si pensa alle generazioni future. E se siete buddisti, credete nel ritorno! Quindi bisogna affrontare il problema” continua, tra il serio e l’ironico il regista di Platoon.

Una questione politica

In Nuclear Now si accenna a Una scomoda verità, documentario premio Oscar del 2007 diretto da Davis Guggenheim con protagonista Al Gore, l’ex vicepresidente dell’era Clinton. Se nelle elezioni del 2000 contro George W. Bush avesse vinto il politico e ambientalista democratico, il futuro degli Stati Uniti sarebbe stato diverso?. “Al Gore ha certamente svegliato il mondo sulla minaccia del cambiamento climatico. Ma la sua soluzione era riposta nelle energie rinnovabili, cioè il sole e il vento. Non ha mai parlato di energia nucleare. E questo in parte perché è una questione politica anche negli Stati Uniti. Lo è diventato dopo l’incidente di Three Mile Island (la parziale fusione di un nocciolo avvenuto nella centrale nucleare dell’isola lungo il fiume Susquehanna in Pennsylvania nel 1979, ndr)” afferma Stone.

“Persone come Bruce Springsteen, Ralph Nader, Jane Fonda e gruppi ambientalisti si sono schierati contro. Ma come si vede nel documentario, riteniamo non fossero ben informati. Continuano a sostenere la loro opinione. Pensano che il nucleare sia la cosa peggiore mai accaduta. L’associano sempre alla guerra. Ma come cerchiamo di sottolineare in Nuclear Now, l’energia nucleare non è uranio arricchito. La costruzione di una bomba è molto complicata. Ci vuole tempo. L’uranio viene arricchito fino all’80/90%. Nell’energia nucleare, scende al 2/3%. Molto raramente supera il 5%”.

Oliver Stone in Nuclear Now

Oliver Stone in Nuclear Now

Tra paura e influencer

“Ci hanno educato ad avere paura” afferma il regista all’inizio del suo documentario. “A Hollywood fanno molti film dell’orrore. Hanno fatto un buon lavoro per spaventare la gente dopo la seconda guerra mondiale. E poi c’è stata Chernobyl della Hbo che era un disastro. Un racconto impreciso secondo gli scienziati russi” sottolinea Stone che in Nuclear Now intervista Isabelle Boemeke,  giovane modella brasiliana e prima influencer a favore dell’energia nucleare. “I giovani in America sono molto più preoccupati per il cambiamento climatico che per le scorie radioattive, che sono così concentrate da essere bassissime. Oltretutto sono sepolte sottoterra o in mare in dei birilli e in circa quarant’anni perdono la loro radioattività. Nessuno è morto a causa delle scorie radioattive, ma se ne parla come se fosse il problema principale del nucleare. Se questo è il problema, allora dovremmo preoccuparci del petrolio, del gas e dei combustibili fossili che hanno effetti collaterali davvero tossici come l’arsenico, il mercurio, il cadmio, il piombo e l’ammoniaca nei campi agricoli”.

La domanda di energia mondiale aumenterà

In Nuclear Now Oliver Stone non si limita a parlare del passato e del presente. Il suo sguardo è rivolto al futuro. “L’IPCC, un organismo di scienziati delle Nazioni Unite, ha detto molto chiaramente che l’utilizzo di combustibili fossili nel mondo è passato dall’80% all’85%. E il clima si sta riscaldando più velocemente di quanto previsto” spiega il regista.

Oliver Stone in Nuclear Now

Oliver Stone in Nuclear Now

“Considerando che la domanda di energia nel mondo sarà da due a quattro volte superiore entro il 2050, perché paesi come l’India e il Bangladesh ne sono sempre più alla ricerca, questo è il vero problema. L’America e la Cina hanno speso così tanto e sono i paesi che emettono più CO2 nell’aria. È necessario uno sforzo molto forte da parte del governo. In America l’energia nucleare è un’impresa privata e ha bisogno di molti capitali. Grazie a dio gli Stati Uniti hanno sostenuto il suo sviluppo negli ultimi vent’anni. Ma l’approccio migliore è stato quello di Eisenhower negli anni Cinquanta. Ha costruito rapidamente. Anche il presidente Kennedy voleva costruire più velocemente. Ma Three Mile Island e Chernobyl hanno bloccato tutto”.

Il ruolo dei governi è decisivo se si vuole davvero cambiare il corso degli eventi. Ma spesso è proprio chi ci governa a minimizzare e negare il cambiamento climatico. “Quelle persone mi fanno pena perché pensano che non sia causato dall’uomo. Ma va bene così. Non importa. Il punto è che l’energia nucleare è ancora il modo più efficiente, pulito ed economico per fornire l’energia di cui abbiamo bisogno. Quindi, anche se non credono nel cambiamento climatico, devono creare energia e stare lontani dai combustibili fossili. Questo è il punto”.