Un cinema giovane e dinamico, oltre il genere, è quello presentato al pubblico italiano dalla 14ª edizione del Rendez Vous Nuovo Cinema Francese. Dal 3 al 7 aprile al Nuovo Cinema Sacher di Nanni Moretti e poi in diverse tappe d’Italia tra Bologna, Milano, Napoli, Palermo e Torino, ci sarà occasione di scoprire le tendenze del cinema d’oltralpe in una selezione che la direttrice artistica Vanessa Tonnini, in quest’intervista con THR Roma, definisce “la fotografia del tempo presente”.
L’evento nasce da un’iniziativa dell’Ambasciata di Francia in Italia ed è realizzato dall’Institut français Italia. Quest’anno per la prima volta collabora con Alice nella città, il festival romano dedicato agli spettatori più giovani e porta l’attenzione su una “nouvelle vague”, come afferma Tonnini, che sperimenta anche dal punto di vista formale.
Nella selezione ufficiale del Rendez Vous c’è una sezione speciale, Femminile Plurale, dedicata esclusivamente al cinema al femminile. Da quale necessità nasce un intero segmento dedicato a quello che potrebbe sembrare quasi un genere a parte?
Non credo che sia un genere a parte. Normalmente non c’è una scelta a priori, lavoriamo tutto l’anno alla ricerca dei titoli che ci piacerebbe mostrare e, trattandosi poi di anteprime, cerchiamo tra i titoli inediti quelli che sembrano più innovativi. Quest’anno alla fine della selezione mi sono resa conto che la maggior parte dei titoli, più della metà, erano opere prime o seconde firmate da donne. Mi piaceva quindi l’idea di definire questa selezione Femminile Plurale, più che come un genere a parte, un non-genere, nel senso che io non credo che ci sia un cinema maschile o femminile. Quello che mi piaceva sottolineare è che in Francia sta accadendo questo, nel senso che da una parte c’è una volontà anche forte, politica e industriale, di aprirsi di più alle regie e ai temi che riguardano il femminile. Mi piaceva dar conto di questa sorta di nouvelle vague di registe che firmano dei titoli così nuovi, anche molto interessanti, da un punto di vista formale. Quindi è una non-scelta, è più una fotografia del tempo.
Riprendendo ciò che ha detto sulle opere prime e seconde, nel panorama del cinema francese sta emergendo quindi una particolare sperimentazione del linguaggio fra gli esordienti?
Sì, in un certo senso è così. Ogni anno il festival ha un tratto diverso. L’anno scorso, per esempio, ci siamo ritrovati con tante voci di grandi autori consolidati. Non mancano quest’anno, perché abbiamo per esempio Cédric Kahn o Martin Provost, che sono due registi importanti. O il film di Quentin Dupieux. Registi cioè che hanno una solida carriera e una voce autoriale ben precisa. Ciò che prevale quest’anno, però, appunto sono le voci giovani di autori di opere prima o seconde, e di donne che lavorano all’interno del cinema di genere, cercando un po’ di rinnovarlo. Cito in questo caso L’homme d’argile di Anaïs Tellenne, perché è una sorta di favola che però ha un sguardo molto potente sul tema del rapporto tra uomo e donna. Oppure Chien de la casse, opera prima di Jean-Baptiste Durand, che ha uno sguardo inedito sul mondo maschile, anche sulla fragilità del mondo maschile. Un film che è piaciuto moltissimo in Francia, ha avuto due César. Insomma, ci sono voci giovani che inseriscono le loro storie all’interno di un genere, ma con una grande libertà e con un loro sguardo.
Ha nominato due dei film coinvolti anche nelle attività parallele al Rendez Vous, il Karawan Fest e la visione dedicata al pubblico più giovane grazie ad Alice nella Città.
Esatto. Entrambi sono appunto opere prime, quindi sono legate a tutti e due i premi collaterali.
Qual è la storia che c’è anche dietro questa volontà di spostarsi ai margini della città, in periferia con il Karawan, e collaborare anche con Alice nella città?
Con il Karawan Fest collaboriamo già diverso tempo perché ci piaceva l’idea e il festival stesso, che nasce dalla periferia est di Roma in un quartiere multietnico ed è un festival dedicato al cinema “del sorriso”. Di solito hanno appunto delle commedie o comunque dei film anche sperimentali e da tanti anni scegliamo insieme un titolo all’interno della nostra rassegna che poi noi portiamo all’inizio dell’estate, insieme al (o alla) regista, per un incontro con il pubblico. Tra l’altro nella cornice di un parco bellissimo (Parco Giordano Sangalli all’Acquedotto Alessandrino, ndr) e con un pubblico chiaramente diverso da quello che abbiamo al Nuovo Sacher. Ci piace proprio l’idea di questo spostamento e stimiamo molto il giovane gruppo che organizza il festival. Quest’anno anche loro si sono innamorati di L’homme d’argile quindi porteremo la regista Anaïs Tellenne a presentarlo a luglio. Inoltre mentre lo sceglievamo, il film è stato venduto ed è una bella notizia che arrivi anche in sala.
Con Alice della Città invece era da molto tempo che volevamo iniziare una collaborazione e con loro è nato un progetto che si divide in due iniziative. Ci sono cinque titoli che verranno visti da una giuria giovanissima, presieduta dalla regista Laura Luchetti, che sceglierà il titolo che verrà sostenuto in termini di comunicazione al momento dell’uscita (Premio Alice nella città @ Rendez-vous 2024 | Opere prime, ndr). Assegneremo anche un altro premio, Womenlands Rendez-vous 2024 che viene dato a un’attrice italiana molto rappresentativa in questo momento in Francia che lavora tanto con il cinema giovane francese (Jasmine Trinca, come annunciato il 2 aprile da Alice nella città, ndr).
È interessante che quasi tutta la selezione, non solo L’homme d’argile, abbia già una distribuzione. È una scelta mirata o una coincidenza?
È stata una coincidenza. Alcuni film sono stati comprati dopo averli già selezionati. C’è un titolo molto forte a cui teniamo tantissimo, Le consentement di Vanessa Filho, che per esempio non ha ancora distribuzione, quindi la proiezione di venerdì 5 aprile sarà l’unica, per ora, in anteprima italiana. È un film che ha fatto tanto discutere in Francia, tratto da un libro edito anche in Italia (Il consenso, La nave di Teseo, ndr). In generale ci orientiamo sui titoli che ci piacciono di più e che ci sembrano interessanti da proporre, non facciamo distinguo. Chiaramente poi se c’è una distribuzione ci fa piacere perché aiutiamo il lancio del titolo in sala.
Quest’anno inoltre c’è molta commedia. È una commedia anche il film che presenterà Catherine Deneuve, ospite d’onore del Rendez Vous 2024.
Sì, e quello che è ancor più interessante è che anche questa è un’opera prima, della giovane regista Léa Domenach. Una commedia originale che racconta personaggio storico ma poi se ne allontana. È un falso biopic ispirato alla figura di Bernadette, la moglie del presidente Chirac, ma se ne distacca. Racconta più l’idea di una donna molto matura che cerca di emanciparsi da quella figura troppo ingombrante che è il marito, ed è molto divertente. In parte Deneuve ha anche lavorato alla sceneggiatura insieme alla regista.
Cosa rappresenta, quindi, secondo lei La moglie del presidente nella carriera di Catherine Deneuve?
Credo che, come Deneuve ripete spesso nelle interviste, i suoi film parlino per lei, che non ama raccontare la sua vita privata. Penso che sia una donna appassionata di cinema e per la quale l’aspetto più importante del cinema sia quello artigianale e tecnico. Lo si vede, appunto, dal suo lavoro sulla sceneggiatura. È un modo diverso di essere diva, il suo. È una diva artigiana, appassionata di cinema e quindi dentro i meccanismi di costruzione dell’opera. Non guarda da lontano i suoi personaggi, ci si cala dentro, ci lavora.
Considerando anche la vicinanza al Rendez Vous di un autore come Nanni Moretti, qual è la ragione dello stretto legame, secondo lei, tra la città di Roma, l’Italia e il festival?
Penso che ci sia una grande passione tra l’Italia e la Francia, un amore tra i due paesi, così vicini e diversi. Una passione soprattutto a livello culturale e un dialogo al di là di tutto, anche al di là della politica. Nel cinema questo legame si fa ancora più forte perché nel dopoguerra le coproduzioni nate tra Italia e Francia hanno risollevato il settore, però è anche qualcosa di più. È un’ammirazione reciproca, un gusto particolare di un paese per la cinematografia dell’altro. Si concretizza poi al Nuovo Sacher perché appunto Nanni Moretti è molto amato in Francia e gli artisti che vengono qui sono molto contenti di incontrarlo. Allo stesso tempo lui è appassionato di cinema francese e dunque questo connubio diventa ancora più reale. Oggi ancora di più, con un numero crescente di artisti italiani che lavorano in Francia e diverse coproduzioni che rafforzano questo legame.
THR Newsletter
Iscriviti per ricevere via email tutti gli aggiornamenti e le notizie di THR Roma