I costumi di Povere creature! in stile brothel chic: L’età dell’innocenza incontra surrealismo e alta moda

Holly Waddington attraverso gli abiti di scena rispecchia il percorso e la trasformazione del personaggio di Emma Stone e rivisita in chiave apertamente sessuale lo stile di abbigliamento vittoriano

Il regista Yorgos Lanthimos (Dogtooth, La favorita), esperto di drammi d’epoca moderni rivisitati, ha dato un mandato molto semplice per la realizzazione dei costumi di Povere creature!. Come nota la costumista britannica Holly Waddington, “non voleva che fosse un dramma d’epoca, non voleva che fosse un film di fantascienza e non voleva che fosse troppo alla moda”.  Il risultato è L’età dell’innocenza che incontra il surrealismo e l’haute couture.

Adattato dal romanzo di Alasdair Gray, Povere creature! della Searchlight è una favola fantastica e iperfemminista, in cui il personaggio di Bella Baxter (Emma Stone) viene riportato in vita con il cervello di una bambina curiosa e senza freni dal dottor Godwin Baxter (Willem Dafoe). Sullo sfondo di Londra, Lisbona, Parigi e Alessandria d’Egitto, i costumi accompagnano la narrazione del risveglio sociale e sessuale di una giovane donna.

Il “Bella Style”: abiti vittoriani e moderni

Il “Bella Style”, come lo chiama Waddington, è composto da abiti vittoriani del tardo Ottocento con un tocco contemporaneo e silhouette esagerate. Se i crop top, la biancheria intima in stile anni Trenta, le camicette color carne e la crinolina (che dava forma e volume alle gonne) sono soltanto alcuni esempi di look, il vero pezzo forte – e uno dei preferiti del regista – è la manica a sbuffo.

Non si tratta di una camicia a sbuffo alla Seinfeld, come quella resa famosa dalla sitcom degli anni Novanta. Come spiega Waddington: “C’è stata una brevissima finestra nel 1890 in cui le donne indossavano queste maniche enormi e, quando abbiamo iniziato a girare, le dimensioni delle maniche bloccavano le angolazioni della telecamera. Davano una sensazione di potere, erano come polmoni pieni di respiro e di aria che accendevano e rianimavano Bella”. Il dettaglio delle pieghe centrali nel corpetto anteriore con molti lembi, accompagnato da una vita aderente, è diventato in fretta motivo di battute tra la stilista e il regista, che ha chiamato il capo d’abbigliamento “camicetta-vagina”.

Se i costumi dei film d’epoca tradizionali sono spesso una lezione di perfetta autenticità, Waddington, al contrario, ha potuto spaziare liberamente nel suo lavoro. “Cercavo tessuti molto leggeri, belli e lussuosi ma non troppo da adulti”, afferma. “Per me era importante che ogni dettaglio fosse organico. Gli abiti vittoriani sono spesso decorati con perline, piume e pizzi, che erano un segno distintivo. Ho deciso di ignorarli e di seguire il mio modo di vestire. Ho trovato sete in rilievo e un mix di sete e lini splendidamente intrecciati per ottenere trame indisciplinate”. Progettare con un occhio al presente si è tradotto anche nell’uso di materiali inusuali, come la plastica gialla.

La trasformazione di Bella e dei suoi abiti

L’inizio del film è catturato in bianco e nero e ritrae i primi anni di Bella vestita con mutandine, mutandoni, volant, abiti trapuntati e baby-doll. Con l’avanzare dell’età e la scoperta della sua voce e della sua sessualità, il film passa al colore, e la ragazza passa da lembi e fronzoli a strutture più aderenti, come un costume da grande dama di società per un grand tour e uno chic “da bordello” per il suo periodo di lavoro in una casa chiusa parigina.

La tavolozza dei colori si adatta alle sfumature sessuali del film. “Stavo esplorando gli elementi che avevano un legame con il corpo”, afferma Waddington. “Ho usato una tavolozza morbida di rosa che assomiglia alla pelle umana e tutto ha iniziato a somigliare ai genitali femminili”. L’uso del lattice per coprire Bella è diventato un altro simbolo (giustamente chiamato sul set “cappotto profilattico”, in quanto rappresenta il colore di un preservativo dell’epoca vittoriana).

Oltre alle ispirazioni ottocentesche, la stilista ha avuto altri riferimenti, come i “pantaloni da tip tap” di Bella, influenzati dall’intimo francese degli anni Trenta (e che ricordano i costumi di Busby Berkeley degli anni Venti). Ha anche raccolto elementi dagli stilisti “dell’era spaziale” degli anni Sessanta, André Courrèges (stivali di pelle bianca con le dita dei piedi) e Pierre Cardin, e dall’icona della moda Elsa Schiaparelli e al famoso Moncler.

Waddington ha scelto il nero per i momenti di Bella durante le riunioni socialiste e per la sua carriera in medicina, vestita con un cappotto scuro, gambe nude e stivali. “Non volevo più che desse nell’occhio, visto che volevo che si mimetizzasse, e i tessuti dovevano diventare più seri”.

La mostra celebrativa dei costumi di Povere creature!

Fino al 15 dicembre, il lavoro di Waddington sarà celebrato in una mostra speciale all’Asu Film Museum nel centro di Los Angeles. Gratuita e aperta al pubblico, la mostra di costumi presenta i look memorabili del film insieme agli schizzi a matita originali di Waddington, agli oggetti di scena e alle foto dietro le quinte di Lanthimos.

Poor Things Costume Exhibit

Traduzione Pietro Cecioni