Box Office Italia: Past Lives, il caso Lucky Red e l’alba che non arriva

La casa di distribuzione quest’anno ha puntato sul cinema d’autore, vincendo la scommessa a mani basse. Il film di Celine Song ha incassato 1,1 milioni nella prima mezza settimana di programmazione

Settimana interlocutoria, ma con la sorpresa Past Lives (qui la nostra recensioneche conquista la vetta e che ci offre la possibilità di fare un’analisi di mercato interessante, ma ci arriviamo tra poco. Intanto partiamo col dire che questa settimana è stata particolare, con le uscite anticipate di un giorno per sfruttare la serata di San Valentino, strategica per i fidanzati tirchi che puntano al cinema per salvarsi dalla cena. E quindi il romanticissimo Past Lives, che per la cronaca è un film che andrebbe dissezionato e studiato con cura per il miracoloso equilibrio tra regia, sceneggiatura e montaggio, le tre componenti che contribuiscono a creare il tono perfetto della narrazione della storia scritta e diretta da Celine Song, si prende la vetta del box office, superando in questo fine settimana sia Povere creature! (che si consola con i cinque BAFTA appena portati a casa) e Tutti tranne te.

7 milioni e trecentosessantamila euro per il film con Emma Stone, quasi sei per la coppia formata da Glen Powell e Sydney Sweeney. L’ex stellina di Euphoria è presente anche nel cast di Madame Web, nuova deriva del Marvel Universe della Sony, un’operazione che al confronto il DC Universe è la Nouvelle Vague. Il film con Dakota Johnson si prende il terzo gradino con 780.000 euro, posizione in cui difficilmente lo ritroveremo la prossima settimana. Andiamo avanti con le nuove uscite del weekend e passiamo al cinema italiano. Romeo è Giulietta, il nuovo film di Giovanni Veronesi con protagonista la vulcanica Pilar Fogliati è quarto con 640.000 €.

Greta Lee e Teo Yoo nella scena della giostra di Past Lives

Greta Lee e Teo Yoo nella scena della giostra di Past Lives

Dolenti note invece in casa 01 Distribution, dove il kolossal Finalmente l’alba (da rendicontazione ministeriale 29.105.197,10 € di budget) si porta a casa 241.000 €. Naturalmente bisogna considerare che si tratta di un progetto co-produttivo, dal respiro internazionale che con le vendite estere potrà recuperare tutto il budget che è stato comunque già coperto in gran parte (9 milioni di tax credit + 450.000 di contributi selettivi di produzione).

Film Nation, che si sta occupando di piazzare il film in giro per il mondo, è una sicurezza in termini di International Sales, quindi Fremantle e Wildside possono dormire sonni tranquilli. Fermo restando che in finanza avere una voce di perdita in bilancio non sempre è un fattore negativo. Fatte tutte queste considerazioni, possiamo però dire che il (bel) film di Saverio Costanzo non ha incontrato i gusti del pubblico italiano. Speriamo nel passaparola. Ed è inutile fare considerazioni oziose sul fatto che prima di spendere tutti questi soldi i produttori italiani dovrebbero comprendere meglio i gusti di chi va al cinema. Uno degli sport più praticati ultimamente sui social è diventare cintura nera di box office, sta nascendo una nuova generazione di analisti che neanche negli uffici della CIA a Langley se ne trovano così tanti. E tutti hanno un’opinione. Ma, anche in Italia, si è scoperto che il cinema è un’industria fatta di numeri, cosa che negli Stati Uniti sanno da circa un secolo e di cui, a dire il vero, erano ben consapevoli anche i nostri storici produttori negli anni Cinquanta e Sessanta, come spiega benissimo Vincent Minnelli in Due settimane in un’altra città.

C’è un 14% in meno rispetto alla scorsa settimane e un -20 rispetto all’anno scorso, settimana in cui uscivano però Ant-man and the Wasp, Alessandro Siani con Tramite amicizia mentre Titanic – per il suo 25mo anniversario – e Avatar 2 erano in Top Ten. Insomma, un’altra somministrazione. Dopo avere segnalato il settimo posto dell’ultima importante nuova uscita della settimana, I tre moschettieri – Milady (213.000 € per il bel film di cappa e spada francese), passiamo a parlare del caso della settimana, che in realtà è della stagione intera. Lucky Red è al momento al settimo posto stagionale in quanto a incassi con 22 milioni e poco più di euro. Per dare l’idea, in testa al momento c’è Warner Bros, che dal 1° agosto a oggi ha incassato quasi 53 milioni, forte dei successi di Barbie e Wonka. Segue Vision con 48, di cui 36.223.000 € con il solo C’è ancora domani. Poi Universal con 47, di cui 28 fatti con il solo Oppenheimer. Tra il quarto e il sesto posto, nell’ordine, Walt Disney, Eagle e 01 Distribution, compagnie dai listini strutturati e con un occhio attento al grande pubblico.

Una scena di Finalmente l'alba

Una scena di Finalmente l’alba

Lucky Red invece quest’anno ha puntato sul cinema d’autore, vincendo la scommessa a mani basse. Past Lives, film che ha ottenuto anche due nomination all’Oscar, una come miglior film, in altri tempi si sarebbe sognato di incassare 1,1 milioni nella prima mezza settimana di sfruttamento in Italia. Perfect Days ha superato i 5 milioni, ovvero dieci miliardi delle vecchie lire. Il ragazzo e l’airone è a 6,8 milioni di euro e dopo la conquista del BAFTA e in previsione degli Oscar supererà i sette in scioltezza, se le cose dovessero andare bene il 10 marzo a Hollywood anche gli otto milioni sarebbero un traguardo facile. Foglie al vento è sopra 1,3 milioni. Woody Allen e il suo Colpo di fortuna 2,5 milioni. Ken Loach con The Old Oak 1,1. Persino Luc Besson, che dopo Lucy non ne ha azzeccata più una al botteghino, con un film difficile come Dogman è arrivato a 1,3 milioni. Qual è il segreto del successo Lucky Red?

Una componente di fattori, naturalmente, a partire dalla mancanza di prodotto americano a cannibalizzare le sale, il che ha permesso al cinema d’autore di riappropriarsi di una fetta di mercato che, di fatto, una volta gli apparteneva di diritto. Negli anni Novanta in Italia i film di Todd Solondz, Todd Haynes e dei grandi registi europei, da Loach a Mike Leigh ai fratelli Dardenne e via discorrendo, per non parlare di Almodovar, incassavano, avevano un pubblico affezionato e delle sale dedicate in ogni città che erano dei templi della cinefilia.

Una scena de Il ragazzo e l'airone

Una scena de Il ragazzo e l’airone

Per un lungo periodo tutto questo si è perso e adesso, nonostante le piattaforme, grazie a una fortunata congiuntura di mercato, gli astri si sono allineati e quel cinema è tornato a prosperare. Ma naturalmente non basta, anche perché non è si può sperare in uno sciopero degli attori l’anno per riaffezionare il pubblico al cinema armeno con sottotitoli in kazako. Serve una buona strategia di comunicazione. E Lucky Red non ne ha sbagliata una, a partire da quelle di Il ragazzo e l’airone e Perfect Days, e non ultima anche quella di Past Lives. Complimenti al compartimento marketing e comunicazione per avere fatto sapere bene al pubblico italiano che potevano spendere i loro soldi nella giusta maniera.

Ultima cosa, molto importante: sono tutti bellissimi film. E non è cosa da poco, perché per comprare un bel film servono soldi, tempismo, tigna e una strategia alla base. Il rapporto tra Lucky Red e Studio Ghibli è consolidato da molti anni, c’è fiducia, ben riposta. Lucky Red ha una storia gloriosa come distribuzione arthouse, dai tempi della fondazione, quando Andrea Occhipinti e il compianto Kermit Smith scommisero sul cinema d’autore, ai giorni nostri. Una storia che sul mercato internazionale conta in sede di contrattazione e vendita.

Insomma, in questo scorcio di stagione abbiamo avuto un vincitore, non in termini assoluti d’incasso, ma certamente dal punto di vista strategico e di prospettiva. Adesso ricominceranno ad arrivare i blockbuster americani, ma prima di Dune 2 (29 febbraio), questa settimana arriva nelle sale La zona d’interesse, straordinario film di Jonathan Glazer, che con grande coraggio porta nelle sale italiane I Wonder Pictures. E non dimentichiamo che Anatomia di una caduta è arrivato a 1,8 milioni e ha ancora strada per superare i due, risultato notevolissimo per un film complesso, dalla scrittura magnifica e con una protagonista al suo meglio.

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