Romina Falconi, da Sanremo a Rottocalco: “Canto i peccatori e le loro ombre. Ma non voglio educare nessuno”

Il terzo volume del suo progetto editoriale, presentato anche a Lucca Comics, è "complementare alla musica" e approfondisce i temi dei suoi testi. "I miei protagonisti sono dodici personaggi in cerca dell'analista. Io una popstar di nicchia? Ne sono fiera". L'intervista con THR Roma

Romina Falconi, 38 anni, è una popstar di nicchia. E di questa cosa “vado fiera”, come racconta nell’intervista a The Hollywood Reporter Roma. La cantante, che ha partecipato anche al 57esimo Festival di Sanremo con la canzone Ama, a Lucca Comics&Games ha presentato in anteprima il terzo numero di Rottocalco (edito da Freak&Chic), il suo progetto editoriale “complementare” alla musica, in cui esplora i temi delle sue canzoni.

Non è possibile restituire complessità in una canzone di tre minuti,” spiega la cantante, che nel suo nuovo singolo Maria Gasolina, scritta insieme al paroliere Roberto Casalino (Non ti scordar mai di me e Novembre di Giusy Ferreri, e L’essenziale di Marco Mengoni), racconta l’amore di questa donna per un uomo più grande di lei, e pure ricco. 

Falconi ribalta quindi il punto di vista, raccontando le luci e le ombre della giovane Maria Gasolina, nonché il controsenso del giudizio e del costume contemporaneo. “Se stai dieci anni con uno perché è ricco non è accettabile, però tutte e due le parti sono d’accordo”, spiega. “Se una persona dipendente affettiva insegue qualcuno che non gli darà mai quello che vuole e perde dieci anni della sua vita, allora poverina. Questa cosa mi sconvolge”.

Nel terzo volume di Rottocalco, l’artista indaga quindi gli amori chiacchierati, il diritto all’ozio e l’arte del do ut des, con un intento divulgativo: “Rottocalco vuole essere una carezza per tutte quelle persone che pensano di soccombere alla propria ombra”. “Maria Gasolina è solo un’altra peccatrice, volevo fare 12 personaggi in cerca dell’analista”.

Romina, com’è nato il progetto editoriale Rottocalco?

Rottocalco nasce da una follia notturna. Mi piace trattare argomenti frizzantini, quindi ho pensato di fare un concept album, che si chiama – molto delicatamente –  Rottincuore. Ed è una galleria di peccatori, cioè di persone che – a prima lettura – sono criticabili.

Ho scelto di puntare tutto sulle ombre, perché mi piace tanto l’idea di umanizzare anche quei soggetti criticabili. Ogni canzone per me doveva essere un peccatore. Peccatore agli occhi propri, agli occhi degli altri, non mi interessava.

In che senso?

Perché la funzione dei miei protagonisti doveva essere proprio quella di compiere esattamente quello che ci si aspetta da loro, dall’ossessivo compulsivo all’isteria, fino a quella che si ubriaca e che va a fare la scenata sotto casa dell’ex che l’ha tradita. Volevo estremizzare tutto, ma per umanizzarlo.

Ho scritto queste canzoni con lo scopo di raccontare le ombre e di renderle protagoniste. La domanda sottintesa è: sicuri che nei panni di questi personaggi qua, con il loro background, con le loro ombre, riuscireste a fare meglio?

Romina Falconi

Romina Falconi

La sua è una critica di costume…

Volevo raccontare dodici personaggi in cerca dell’analista. I miei personaggi sono persone che vogliono solo guarire, non gliene frega niente di avere ragione: quando c’è un problema, di avere ragione o torto non è che importa molto. Non ti danno una medaglia. Ma vuoi solo superare un momento. Non è possibile restituire quella complessità in una canzone di tre minuti. 

Qui arriva Rottocalco, perché volevo realizzare un libro, ma che non fosse un romanzo, bensì un meta-libro. Dentro ci sono le viscere, la parte cervellotica, l’antropologia e la psicologia. È un lavoro assurdo, ma bellissimo. 

Ci sono sfoghi di scrittori e giornalisti con cui ho confidenza, con persone che si sono messe a disposizione con grande amore, anche illustratori e fotografi. Volevo un’accozzaglia che non assomigliasse a niente. Sono nata strana, è da tutta la vita che soccombo alla mia stranezza, sin dal bullismo a scuola.

Il suo stile è sì pop, ma è di nicchia. Quindi è un pop di nicchia?

Sì, è un pop di nicchia. E ne vado super fiera. Perché il pop di adesso è molto atto a rivendicare la forza di colui che canta, quando invece i cantautori di una volta raccontavano una storia, un fatto, sublimavano un’emozione.

E provo a seguire questa strada con le mie canzoni, senza la presunzione di educare. Mica sono Montessori. Con Magari muori faccio proprio questo.

Una canzone, Magari muori, nata dalla collaborazione con Taffo (agenzia di onoranze funebri, ndr), e che è diventata anche la sigla della loro docuserie. Ci racconta un po’ di questa collaborazione sui generis?

A livello di comunicazione Riccardo Pirrone (social media manager di Taffo, ndr) è stato geniale, perché è stato il primo a mettere ironia in un mondo dove proprio l’ironia non serve. Io li seguivo, e un giorno mi contatta e mi chiede una collaborazione. Sono corsa a casa e mi sono messa a scrivere Magari Muori. In dieci minuti avevo finito, e poi nei giorni dopo ho aggiunto e aggiustato il testo.

Ci ho messo dentro bulli, razzisti e omofobi, cioè quella gente che pensa di insegnarti la vita. Abbiamo concluso questa collaborazione, ma io non mi aspettavo poi che la canzone diventasse la sigla della loro docuserie. C’è stato il rischio che mi montassi la testa. A volte la vita è veramente assurda.

Ritornando a Rottocalco, è un progetto di divulgazione? 

Sì, Rottocalco è un progetto di divulgazione. È nato insieme al mio secondo disco, intitolato Biondologia, un album che mi ha cambiato la vita. Io ho cominciato a cantare da molto piccola ai matrimoni, avevo circa 8 anni. E per potermi permettere di fare musica ho sempre fatto doppi lavori. Da Biondologia tutto è cambiato, per me è diventato un lavoro.

In quell’album ho affrontato le mie canzoni come il paziente dall’analista. Mi piace mostrare la cantante non impomatata, infiocchettata e non educativa. L’artista deve essere un ottimo strumento, e parlando delle mie magagne mi sono arrivate delle confessioni incredibili da chi ascoltava.

Così ho creato il centro d’ascolto, un posto gratuito che è diventato talmente centrale che ora mi affianca la psicologa Monia D’Addio, che ha sposato con felicità la causa e il progetto. E le ombre di queste persone, che io chiamo i “rottincuore anonimi”, le ho volute rendere protagoniste. Il Rottocalco diventa quindi una carezza per tutte quelle persone che pensano di soccombere alla propria ombra.

E questo rende il mio progetto musicale non categorizzabile, e quando la gente non sa dove collocarti, come incasellarti, tanto vale buttarla in caciara.

La copertina del singolo Maria Gasolina

La copertina del singolo Maria Gasolina

Di cosa parla il suo ultimo singolo, Maria Gasolina?

Anche Maria Gasolina è una peccatrice, in questo caso una donna che si accompagna ad un uomo molto più vecchio e molto ricco. Ho scoperto che in Sud America si chiamano Maria Gasolina tutte quelle persone che frequentano persone ricche.

E io anni fa ho convissuto per due anni con l’unico buon partito della mia vita. Lui aveva 21 anni più di me, Freud avrebbe qualcosa da dire. Abbiamo convissuto insieme, ma nel quartiere, sentivo gli occhi degli “amici” e conoscenti puntati addosso. Ogni volta che uscivo sembrava il cammino della vergogna. La cosa che mi sconvolge di questo mondo è che è moralmente inaccettabile che una persona decida di fare un patto, perché ogni nostra relazione è un patto. Per noi è molto più facile sentire la storia di una persona che magari ha perso dieci anni dietro qualcuno avendo la dipendenza affettiva.

Se stai dieci anni con uno perché è ricco non è accettabile, però tutte e due le parti sono d’accordo. Se una persona dipendente affettiva insegue qualcuno che non gli darà mai quello che vuole e perde dieci anni della sua vita, allora poverina!

Secondo me il pop deve essere uno strumento a nostro vantaggio sia per il torto che per la ragione, per sublimare il dolore, ma anche per parlare di un argomento che può essere nei secoli dei secoli scottante come questo. Io l’ho provato su di me, in una relazione pure seria, perché non convivi due anni con una persona se non la ami.

Però il giudizio c’era comunque, e siccome avevo venticinque anni, e si vedeva la differenza d’età, giuro era orribile come mi sentivo. E questo giudizio, visto che ci sono anche ragazzi giovani che si mettono insieme a donne più grandi e più ricche, sarà sempre diverso per gli stereotipi di genere.

Per lui le persone diranno: “Hai visto quello, si è sistemato”. Lei invece? “Losca e cattiva”. In Maria Gasolina ho esasperato questa cosa. E, come è scritto anche in copertina sul Rottocalco, “I soldi non fanno la felicità, figurati la povertà”. Bisogna ribaltare anche il punto di vista, che è essenziale. Soprattutto con quelle frasi fatte che si sentono spesso. “La bellezza è un peso”, e figurati la bruttezza, dico io.

Nel caso di Maria Gasolina, non ce ne frega niente se lei ci starà a vita con questo uomo. A noi interessa solo che lei viva con serenità, “la felicità meglio di no”.

Rottocalco

Copertina di Rottocalco, volume tre. (Courtesy of Freak & Chic)