Dopo la morte per overdose di Matthew Perry il trattamento con la ketamina potrebbe venire screditato

La morte dell'ex star di Friends ha scatenato il panico nei centri di terapia di Los Angeles, con pazienti che hanno cancellato gli appuntamenti. Ma i sostenitori della promettente formula farmacologica affermano che rimane una soluzione sicura e innovativa per il trattamento della depressione

Matthew Perry, il 54enne ex star di Friends, è annegato nella vasca idromassaggio della sua casa di Pacific Palisades il 28 ottobre dopo un’overdose di ketamina, di cui non ha chiaramente seguito in maniera appropriata le procedure.

Siete seduti sulla poltrona di un medico, circondati da infermieri. Vi collegano a una flebo e vi danno lenti da sole e cuffie. Un monitor cardiaco è collegato al vostro petto. La musica è scelta appositamente per l’esperienza: suoni di acqua corrente o ritmi di batteria composti da noti DJ trance. Si sente appena l’ago entrare e poi, improvvisamente, la droga scorre nelle vene, “ricablando” il cervello, deviando i percorsi neurologici dal solco scavato da anni di depressione, ansia o compulsione.

Gli operatori entrano ed escono per controllare il paziente durante i 50 minuti della procedura, aumentando o diminuendo la dose a seconda dei casi. Questo è il modo in cui la terapia con ketamina dovrebbe funzionare, almeno nelle cliniche di alto livello di Los Angeles. Ma Matthew Perry ha avuto un’esperienza molto diversa.

Perry, che in passato aveva avuto problemi di dipendenza, aveva ricevuto terapie monitorate in uno dei numerosi centri per la somministrazione di ketamina per via endovenosa che sono sorti a Los Angeles negli ultimi anni, dato che la droga è diventata sempre più popolare negli ambienti della medicina alternativa. Ma il suo ultimo incontro con la droga è stato chiaramente più sconsiderato – e letale.

“Il signor Perry ha assunto più di 10 volte la quantità di ketamina che forniamo in clinica per uso terapeutico”, spiega Sam Mandel, cofondatore e amministratore delegato della Ketamine Clinics Los Angeles, una delle prime e più note cliniche di ketamina del Paese. “L’ha assunta insieme a un oppioide e per di più da solo in una vasca idromassaggio. Non c’è alcuna correlazione tra quanto accaduto a Matthew Perry e l’uso clinico terapeutico della ketamina per la salute mentale”.

Tuttavia, l’overdose di Perry ha scatenato un panico immediato nelle cliniche autorizzate per la ketamina di Los Angeles. I pazienti hanno iniziato a rimandare e cancellare i loro trattamenti non appena il medico legale ha annunciato la causa della morte di Perry il 15 dicembre.

“Mi hanno tempestato”, racconta Megan Haley-Maen, psicoterapeuta presso il Point Health nella California meridionale, che utilizzava la ketamina come parte dei suoi trattamenti. Dice di aver ricevuto circa 50 e-mail e messaggi di testo da pazienti preoccupati per la propria incolumità: “La mia reazione immediata è stata: questo sarà devastante, screditerà la ketamina”.

Cos’è la terapia da ketamina seguita da Matthew Perry?

Sebbene la morte di Matthew Perry abbia prevedibilmente generato un’ondata di notizie sui pericoli della ketamina, il rapporto del medico legale stesso chiarisce che la dose di ketamina presente nel corpo dell’attore era molto più forte di quella che avrebbe potuto ottenere da un trattamento regolare e persino dalle farmacie e dalle piattaforme di telemedicina che prescrivono online e consegnano il farmaco a casa dei pazienti.

L’ovvia conseguenza dell’autopsia è che Matthew Perry, pur ricevendo trattamenti a base di ketamina da un operatore sanitario, utilizzava la ketamina anche da solo, in modi che differiscono significativamente dalla terapia sostitutiva per il dolore e la depressione.

Il fatto è che le persone non muoiono quasi mai per l’uso di ketamina in ambito medico, a meno che non la mescolino con altri farmaci. La quantità di ketamina che Perry aveva in circolo al momento del decesso – una quantità sufficiente a mettere sotto anestesia un paziente chirurgico, come si legge nel rapporto del medico legale – era incredibilmente alta.

Il medico legale ha stabilito che la ketamina in circolo non poteva provenire dalla terapia infusionale, la quale viene metabolizzata in poche ore. La provenienza di tali quantità massicce di droga è oggetto di un’indagine in corso da parte della polizia. Perry stava anche assumendo buprenorfina, un oppioide usato per il trattamento delle dipendenze, i cui effetti depressivi sul sistema nervoso centrale potrebbero essersi scontrati con la ketamina presente nel suo organismo.

Le persone avevano notato il comportamento traballante di Perry ben prima della sua morte. Le storie sul suo possibile uso di droghe erano finite su tutti i tabloid lo scorso inverno, poco dopo la pubblicazione del suo libro di memorie, Friends, Lovers, and the Big Terrible Thing, in cui raccontava in modo intenso e commovente molte delle sue passate battaglie contro la dipendenza, compreso l’uso di ketamina a scopo ricreativo negli anni novanta. Era come “essere colpiti in testa da una gigantesca badilata di felicità”, come descriveva nel libro.

Sobrietà e depressione

In effetti, i resoconti sui 19 mesi di sobrietà di Perry sembrano essere un po’ esagerati. Assumeva un farmaco antidiabetico per perdere peso, estrogeni per la sua malattia coronarica e testosterone per contrastare gli effetti collaterali degli estrogeni (un’amica ha detto agli investigatori che il testosterone rendeva Perry “arrabbiato e cattivo”).

Nella camera da letto dell’assistente, che viveva con l’attore e lo ha scoperto a faccia in giù nella vasca idromassaggio, gli investigatori hanno trovato “molteplici flaconi di farmaci aperti, vuoti e riempiti a metà, prescritti a Perry, oltre a farmaci da banco, vitamine, digestivi e piatti pieni di varie pillole sciolte, compresse, capsule, caramelle e mentine per l’alito”, come si legge nell’autopsia. Usava anche lecca-lecca alla nicotina per smettere di fumare.

Ironia della sorte, negli ultimi anni la ketamina, in dosi più controllate, è stata studiata come uno strumento efficace per il trattamento della tossicodipendenza e di numerose altre afflizioni. Proprio lo scorso maggio, il New England Journal of Medicine ha pubblicato uno studio che suggerisce che la ketamina potrebbe rivelarsi una promettente alternativa alla terapia con elettroshock nel trattamento della depressione.

A differenza dell’elettroshock, ha osservato uno dei medici che hanno condotto lo studio, la terapia con ketamina “non è di solito un’esperienza spiacevole per i pazienti”.

Dalla terapia alle dipendenze di Matthew Perry

Per il numero in rapida crescita di operatori sanitari che offrono il trattamento a Los Angeles – facendo pagare fino a 3.900 dollari per sei sedute, nessuna delle quali è attualmente coperta dall’assicurazione – la morte di Perry potrebbe rivelarsi un duro colpo, spaventando i potenziali pazienti dopo due anni di ottime recensioni sui possibili benefici della ketamina.

Ma gli operatori sperano che una copertura più leggera della morte di Perry possa anche insegnare qualcosa, “informando il pubblico sull’uso sicuro della ketamina”, come dice Haley-Maen.

Anche Joe Schrank, un OSS che spesso aiuta le star hollywoodiane in fase di recupero, vede la morte di Perry come una tragedia, che però non si riflette necessariamente in modo negativo sul corretto trattamento con ketamina. I tossicodipendenti muoiono perché hanno bisogno di sostanze per alienarsi. Le persone che bevono responsabilmente non muoiono di alcolismo, dice. Lo stesso vale per la ketamina.

“In definitiva, la causa esatta della morte di Matthew Perry non ha importanza” afferma. “La sua vita è stata accorciata da una dipendenza acuta, come quella di milioni di altri americani. A mio parere, ha lottato duramente, ha avuto successo e ha cercato seriamente di aiutare altri con la stessa malattia. La sua morte non dovrebbe essere vista in modo diverso da quella di chi ha ceduto al cancro dopo una lotta durata decenni”.