Sara Mafodda, tra teatro e Gloria!: “Mi motiva la rabbia. Ti spinge ad agire, a fare la rivoluzione”

Ha interpretato Giovanna Bemporad nella docu fiction Le donne di Pasolini ("Una pazza, un genio"), è Prudenza nell'esordio di Margherita Vicario, una "nerd della musica ante-litteram", e sarebbe potuta essere anche una suora per Paolo Sorrentino. L'intervista a THR Roma

È nata a Messina, ma ha vissuto dagli zero ai tre anni in Russia, a San Pietroburgo. La tata le parlava in russo, ci ha anche provato a studiarlo da grande, ma non è che c’è poi tanto riuscita. Giusto qualcosina. Con l’inglese è andata meglio. Sarà perché ha fatto le elementari lì. Ha appreso letteralmente le nozioni grammaticali che vengono impartite in Italia ai bambini e ragazzi alle medie. Era avanti, insomma, anche se “mica l’ho tanto mantenuto lo slang, anzi, mi fa anche un po’ ridere”.

In tutti questi giri per il mondo impossibile non includere: un provino per entrare alla Royal Academy of Dramatic – con due fasi passate, peccato per le altre – e qualche mese a studiare recitazione in Lituania. Perché la Lituania? “Io il concetto di dover fare l’Erasmus proprio non me lo toglievo dalla testa”. E così ha preso, è partita. È poi atterrata nei dintorni di una Venezia dell’Ottocento, in cui il pianoforte era ancora una “diavoleria” tutta da scoprire.

Anche se Sara Mafodda, classe ’97 e un volano di posti attorno al globo per capirne le origini (che, però, sono ben radicate nella Roma Nord residenziale), in Gloria! di Margherita Vicario suona il violino. E non lo suona neanche. “Posso dire che, un po’, si vede che non sapete suonarli veramente gli strumenti? E va bene così, la sospensione è talmente alta e il film è talmente bello che è quasi un tocco artistico”. “Posso dissentire? Dopo una proiezione una violinista è venuta a congratularsi perché pensava che fossimo davvero noi a suonare per come tenevamo gli strumenti e le mani. Però sì, se devo ammetterlo, la penso più come te”.

Sara Mafodda in Gloria! di Margherita Vicario

Sara Mafodda in Gloria! di Margherita Vicario

Nell’esordio rivoluzionario della cantautrice romana, Sara è Prudenza. Un nome, un fatto. “È un po’ una nerd della musica ante-litteram. È estremamente sensibile, molto divertente da interpretare”. Oltre che cuore trainante di una delle sequenze focali di Gloria!: la scoperta della musica così come sa suonarla inaspettatamente la protagonista Teresa/Galatea Bellugi. “Prudenza sente dei suoni in lontananza. Pensa: sarà mica una visione? È davvero la chiamata”, impossibile, ma vero, mentre lo racconta da una parte una cassa pompa Jailhouse Rock di Elvis Presley, alzando il volume, mentre dall’altra rintoccano le campane.

“Ha una candela accesa, e non è affatto facile avere una candela vera accesa quando devi far finta di svegliare qualcuno senza bruciare te, loro, e far felice il direttore della fotografia. Ma la scena è molto gioiosa. L’interferenza che il personaggio sente nella testa è il motore che la spinge a chiamare le altre e proseguire per i corridoi bui del dormitorio, raggiungendo l’esterno. Lei, che non ha mai infranto le regole, diventa una piccola invasata, dimenticando la sua natura ligia e anche un po’ paurosa”.

La chiamata di Sorrentino, la musica di Nico Fidenco e la dea Margaret Qualley

Di Prudenza, prudenze, voci e visioni, in fondo, è pieno anche il suo primo provino per il cinema. Non proprio per il cinema, ma è in quei termini che si ragiona quando si riceve “la chiamata” di Paolo Sorrentino.

“Ero nel bagno dell’accademia Silvio D’Amico, rispondo al telefono e mi chiedono se voglio fare un provino il pomeriggio per Sorrentino. Era la serie The Young Pope. Ho urlato. Sono arrivata, mi hanno messo addosso un abito da suora e non so più cosa è successo”. Ma poi l’hanno presa? “Eh, purtroppo no”. Però non stonerebbe nel ruolo di una suora. Nemmeno di una suora per Paolo Sorrentino. “Lo penso anche io”.

Per Margherita Vicario, invece, ha suonato un pezzo al piano, strumento che ha cominciato a studiare a nove anni e che poi quell’antipatica della professoressa delle medie musicali le ha fatto odiare. Fortunatamente ha ricominciato, ma solo dopo, più tardi, per sé.

“Margherita voleva un video con una canzone scelta da noi. Di fondo sono una romantica, una nostalgica, quindi ho portato Legato a un granello di sabbia di Nico Fidenco”. Non per fare l’intellettuale, giura. “Sono una che si fissa con le canzoni. Ho visto Drive Away-Dolls e non smetto di ascoltare Cryn’ My Eyes Out. Ma che dea è Margaret Qualley?”. Dopo il video, è arrivato il provino su parte e, infine, la grande stanzona in cui le varie attrice venivano abbinate, spostate, messe vicine per formare il gruppo di Gloria! più omogeneo possibile. Alla fine la musiciste/orfanelle di Vicario sono state trovate: Mafodda insieme a Carlotta Gamba, Veronica Lucchesi de La rappresentante di lista e Maria Vittoria Dallasta.

Piccole ribelli pronte a esplodere con la loro musica. “Margherita ha girato tre ore di concerto finale. Era un vulcano. Lo è stata su tutto il set. Allegra, ma con uno strato riflessivo, come le sue canzoni. Gloria! la rispecchia molto”. E in cui, a motivarle, è la voglia di rivoluzione. Ma cosa motiva Sara Mafodda?

“La rabbia. Sì. Devo essere sincera? La rabbia. È qualcosa che porta all’azione. Ovviamente bisogna saperla gestire. Ma ci sta che queste ragazze siano arrabbiate. L’opera le vede continuamente represse e costrette a sopprimere i loro desideri. Speranze, sogni, passioni spenti e silenziati da un contesto sociale e politico da cui sembra di non poter sfuggire. E invece puoi farlo, puoi fuggire. Basta arrabbiarti”. È per questo che la cosa più ribelle che Sara ha fatto è stata dire di no a progetti che non rispecchiavano l’approccio o una visione in cui crede.

Sara Mafodda, tra Pasolini e Sciamma

Ma non rinuncerebbe mai a lavorare con Céline Sciamma. “Però aspetta, mi stai chiedendo una persona con cui vorrei lavorare o per cui rinuncerei ai miei ideali?”. Scacco matto. Va bene, con cui vorrebbe lavorare, sperando di condividere gli stessi principi: “Sì, allora Céline Sciamma”.

Sara Mafodda

Sara Mafodda

Mentre Gloria! è al cinema, Sara si prepara ad una pre-prima di uno spettacolo teatrale. Una prima apertura a Carrozzeria n.o.t.. “Ci sono delle residenze in cui si prepara una spettacolo e a volte ti chiedono di mostrare i progressi che si stanno facendo”. L’opera si intitola La futura classe dirigente, è di Caterina Marino e si basa sulla crisi climatica, per cui l’autrice è andata ad intervistare bambini delle elementari e delle medie, per poi riproporre le loro preoccupazioni nella messinscena di un convegno sulla crisi ambientale.

“Nonostante sia divertente, resta un testo impressionante. Non solo ci sono voli pindarici stupendi, ma molta preoccupazione. Alcuni bambini hanno affermato che, in caso di gravi eventualità, si suiciderebbero”. Favolacce che diventa realtà.

Per la prima (vera) dello spettacolo, però, bisogna aspettare il 2025. Nel frattempo, a maggio, torna in Come tutte le ragazze libere all’Elfo Puccini di Milano – dopo aver già solcato per tre anni i palchi tra Roma, Spoleto, Napoli, in giro per l’Italia – e in autunno sarà impegnata nel riadattamento di un’opera di Ibsen per la produzione del Teatro Astra.

Al momento, però, non perdetela in Gloria!. O recuperatela nella docu fiction Le donne di Pasolini in cui interpreta Giovanna Bemporad: “Una pazza. Un genio. Ti invito a vedere i video su Youtube in cui recita le sue traduzioni dell’Iliade e dell’Odissea. Ma poi una vita folle. Era ebrea, era stata catturata dai nazisti, prima di essere fucilata intona in tedesco i versi di Hoelderlin e le SS la risparmiano. La imprigionano, e poi viene liberata”.

Incredibile come ti salva, in ogni maniera, l’arte.