Masterchef 13: Iginio Massari in forma smagliante, da stand-up comedian. Joe Bastianich suona Purple Rain e ne fa fuori due

Il talent culinario arriva a 300 puntate e le festeggia prima con uno dei giudici con cui ha iniziato e l'altro con il pasticciere che li ha adottati, il Papa di Masterchef che si porta anche la figlia, piena di talento e rigore, Debora Massari. La ricorrenza però non intenerisce i giudici, che per l'occasione ne fan fuori tre tra i più amati, almeno nella masterclass

Masterchef 13. Anzi no, 300: no, le pagelle non sono impazzite, 300 sono le puntate di Masterchef festeggiate questo giovedì 25 gennaio 2024. Vediamo di tutto: la prima mystery box della storia del talent, allora annunciata da Cracco; la “m scarlatta di mappazzone” ricordata da un quasi commosso Barbieri (che poi si commuove davvero per un complimento di Massari a Niccolò); Massari padre e figlia tra competenza e schermaglie. E tre, sanguinose, eliminazioni.

Iginio Massari 10

“Se questa è una torta, io sono il Papa”. Iginio mio, questa battuta è il tuo unico errore di una puntata in cui sei stato il solito re. Perché tu volevi insultare il lavoro di Kassandra, ma il problema è che tu SEI il nostro Pontefice. “Sei più bravo a imitarmi che a fare i dolci” dice a Niccolò, divertito dalla sua imitazione. Iginio è così elegante, ma così elegante che a volte vorresti sbagliare solo per poterti far rimproverare con la sua ironia antica e geniale. Poi quando dice a Debora “anche tu sei dolce, non te l’ho mai detto ma…” e sorride inebetito dal fatto di averci messo per una volta un po’ di zucchero di troppo, è tenerissimo. Sembra umano. Quasi.

“Questa torta sembra un fortino del Far West del 1800” è una descrizione poetica, quasi da Franca Leosini della pasticceria. “Per me l’inglese è arabo” a Marcus è comicità pura, quasi quanto la faccia del maestro di fronte alla prosa di Settimino.

Vogliamo Iginio Massari Presidente della Repubblica. I capelli, peraltro sono quelli.

Debora e Iginio Massari, come giudici aggiuntivi dello skill test di pasticceria di questo Masterchef 13 sbancano le pagelle

Debora e Iginio Massari, come giudici aggiuntivi dello skill test di pasticceria di questo Masterchef 13 sbancano le pagelle

Michela Morelli 9,5

Si è pacificata, non ha paura di mostrarsi persino dolce. E di essere tra le migliori nel farlo, il dolce. Si riprende la golden pin appena persa, ormai non sbaglia nulla e scopre l’empatia e le piace. È arrivata la Michela buona e possiamo dirlo? Ci piace. Ovvio che continua a contare ogni sassolino nella scarpa, a far la lista nera dei nemici, ma la disegnano così, non è colpa sua.

Questa sua apertura alla fragilità, che non le toglie forza e capacità di cucinare, potrebbe essere il segreto del suo successo. Se tiene questo equilibrio tra la sua abilità e quest’umanità, non la batte nessuno.

Joe Bastianich 9

Che nostalgia quando rivediamo il repertorio e di fronte a degli spaghetti al nero di seppia dice “sai che c’è, mi si sono bloccati in gola come una palla di catrame e devo andare in ospedale, ora, sennò muoro”. E lo riconosciamo subito quando dice “non vi posso dire di cos’è fatta la Joe’s special sauce perché poi vi devo ammazzare”. Le sue ricette non saranno gourmì, come direbbe Settimino, ma ci hanno fatto leccare il televisore. La serenata a Kassandra con Purple Rain è la ciliegina di Massari sulla torta.

E poi ha attivato Kassandra, l’ha fatta pure sorridere. E ora potrebbe dare gran belle sorprese. Kass, non Joe.

Joe Bastianich, torna uno dei giudici che c'era anche alla prima puntata di Masterchef

Joe Bastianich, torna uno dei giudici che c’era anche alla prima puntata di Masterchef

Debora Massari e Deborah Meloni 8,5

Precisa, generosa, preparata. E con momenti di empatia e dolcezza che lasciano trasparire l’enorme pressione di essere la figlia talentuosa di cotanto e ingombrante padre, perché ieri non abbiamo visto solo la raffinata e bravissima pasticciera, ma anche la figlia adorante (e adorata, fidati, Debora, che quella confessione imbarazzata in tv vale l’esigente rigore con cui ti ha educato e formato per anni). Debora ci tiene a presentarsi così, con classe e voglia di ribadire che è figlia di fatica e d’arte. “Magazzino, bar, laboratorio. Nessuno sconto, la gavetta è necessaria”. E il padre lo definisce con una sola parola. “Intransigente”. E fa calare il terrore. Poi, sapendo quanto può essere feroce, cerca di metterci una pezza e aiutare tutti. La sua linea perfetta ci fa pensare che abbia cucinato dolci in quantità inversamente proporzionale rispetto a quanti ne abbia mangiati.

Di Debbora con l’acca che dire? La sua bravura come pasticciera non era una millanteria, anzi, la certifica persino la famiglia Massari, Iginio ce la manda (in balconata) senza neanche aspettare il parere dei padroni di casa. Anche quando sbaglia si tiene ben sopra la linea di galleggiamento. Come Michela e ora Antonio (se è tornato in sé), sembra giocare un altro campionato.

La doppietta di golden pin, pur se dura lo spazio di un invention test, ne sancisce la superiorità. Se rimane così cazzuta e tranquilla, difficile che la finale gliela sfili qualcuno.

Antonio Mazzola e Sara Bellinzona 8

Eccolo l’Antonio che ci ricordavamo. Determinato, essenziale, veloce, preciso, fantasioso, gustoso. E umile ma consapevole, a differenza degli inizi in cui si intravedeva una presunzione a tratti condita da inconsapevolezza. Vittoria nell’invention test meritatissima, nella sua cucina si sente e vede l’amore per la cucina, per i sogni dolci e semplici di un uomo vero che vuole la felicità sua e della propria famiglia.

Lui è lo chef di un ristorante in cui tornerei spesso. Perché ha un grande talento ma in quelle mani, in quegli occhi, in quella testa ci sono pure concentrazione, forza e affidabilità.

Di Sara non possiamo che dire tutto il bene possibile. È la figlia che tutti vorremmo avere, la fidanzata che sogniamo di avere accanto, la cuoca su cui puoi sempre contare. E per una volta, grazie a Debora Massari, si lascia andare, trovando in lei lo specchio di un perfezionismo ereditato, di un modo di stare al mondo sobrio e rigoroso.

Sta uscendo alla distanza e ora, essendo rimasti in nove i concorrenti, c’è la possibilità di emergere senza fare il personaggio. E questo può giocare a suo favore, anche perché negli altri c’è una rivalità che potrebbe diventare controproducente. Aspettiamo, però, una puntata in cui faccia una pazzia.

Niccolò Califano 7,5

Intanto come spalla comica, ormai, è straordinario. Poi sbaglia il dolce dello skill test ma non si perde d’animo e lo ricicla al piatto con una Sac à Poche, con lucidità e intelligenza. In ogni puntata rischia, soffre ma migliora un po’ e quasi invidi quella consapevolezza giovane e piena di bravura, ma anche di dubbio esercitato con un’inclinazione wertheriana. Ieri sbaglia in ogni piatto ma non ogni piatto, all’inizio sembra sempre voler partire con l’handicap. Cade. Ma regolarmente si rialza.

Di sicuro è un concorrente unico nel suo genere: lo stroncatore di se stesso al di là delle lodi dei giudici. Forse è il re della psicologia inversa e non abbiamo capito il suo genio. Questo, perché quello culinario è evidente. E, va detto, pure quello di imitatore. Ci vogliono gli attributi per imitare il Papa dei dolci guardandolo negli occhi.

Antonino Cannavacciuolo 7

Niccolò. “Questa torta è perfetta nella sua imperfezione”. Antonino. “Quello che mi dico ogni mattina guardandomi allo specchio”. Chef lei cucina da dio, ma continuiamo a pensare che sia sprecato (solo) in una cucina. Dovrebbe diventare prima il nuovo Bud Spencer e poi condurre Sanremo. E questo solo per cominciare.

In questa edizione sta trascinando tutto e tutti con una nonchalance notevole.

Marcus Agerstroem 6,5

Le hanno provate tutte per metterlo in difficoltà. Quando vi chiedete perché se c’è sempre qualcosa che non vada nei suoi piatti, pensate che per lui capire le spiegazioni delle pietanze da cucinare è fatica doppia, che se devi indovinare in quale edizioni concorrenti impossibili da ricordare sono stati a Masterchef Italia, lui semplicemente non l’ha mai visto. Anzi, uno ne sta vedendo. Ma ora. Quindi è un grande cuoco, un po’ insicuro e tanto garbato, a cui dovrebbero dare la vittoria in Masterchef Svezia ad honorem.

Detto questo, Marcus, ora, con soli otto avversari, tocca tirare fuori il colpo dello scorpione. Fatti possedere dallo spirito di Zlatan, dall’Ibra power. Con rispetto parlando, sia chiaro.

Kassandra Galindo Rodriguez 6

Prima Michela la penalizza più di altri nell’invention test e lei si innamora di Joe il grande, poi spara un vaffanculo in corsa alla nemica e pur tra sofferenze, le ormai consuete e inevitabili lacrime e diversi errori, si salva. E si salva tra invention e skill test che la mettono alla prova e in discussione, la portano ad un altissimo livello di stress eppure la scampa. Senza isteria, tesa ma non andando nel pallone, per una volta.

E non è un caso che per la prima volta c’è grinta ma non astio nella sua voce e nei suoi gesti. Ora però può anche smettere di fare la bambina e giocarsela davvero.

Eleonora Riso 5

Il voto è tutto per quell’invention test in cui la pasta non sembra cucinata da lei. Si riscatta con il dolce – e bene (la media è tra il 2 della pasta e l’8 del dessert) – ma ieri deve ringraziare che in tanti hanno dato il peggio di loro. Di sicuro, però, a differenza di molti altri mostra una resilienza e una capacità di risollevarsi e dimenticare i fallimenti che a Masterchef è un talento ancora più importante che saper cucinare.

Ora che le cose si fanno serie fa meno faccette e non ha paura di mostrarsi meno clownescamente. Anche se la descrizione di Iginio Dio che fa apparire un fascio di luce è irresistibile.

Iginio e Debora Massari con i tre giudici

Iginio e Debora Massari con i tre giudici

Settimino Difonzo 4

Ormai è certo, Settimino è immortale, un highlander con superpoteri. Sì, perché salvarsi con una torta così brutta può essere accaduto solo perché Iginio Massari e i tre giudici sono stati prima ipnotizzati a loro insaputa e poi sia stato loro imposto di dimenticare quella bruttura. Alzi la mano chi avrebbe mai creduto che sarebbe arrivato tra i primi nove. Senza mai una golden pin e con un unico vero guizzo, con lo chef brasiliano Alex Atala che ne ha intuito il talento e l’animo bambino.

Detto questo nessuno può dire che un suo piatto sia cattivo. Il sapore c’è sempre, anche quando sei sicuro che il tocco, questa volta, lo abbia abbandonato. Ve lo ricordate Monir? Che sia il suo nipote segreto?

Abbiamo però capito qual è la cucina in cui potrebbe lavorare ad alti livelli: quella di Joe Bastianich. Voglio mangiare il SET BURGER ora. Quello è da 10.

Filippo Baldo 3

Bravo è bravo, ma si è arroccato su un’arroganza con cui ha cercato di difendersi dai suoi fantasmi. Sbaglia un dolce, poi l’altro pure e per di più lo fa a forma di zampirone: il suo senso estetico, almeno ieri, conferma molte delle battute che gli ingegneri fanno sugli architetti.

Continuare a dire che qualcuno ha fatto peggio di lui, poi, che ci sono “tre o quattro persone che meritano uscire prima di me”, ignorare i propri sbagli con superbia non lo aiuterà a essere un cuoco migliore. E di sicuro non ha fatto in modo che rimanesse. Se quest’eliminazione sarà un bagno d’umiltà, avrà un futuro luminoso. Altrimenti sarà il peggior nemico di se stesso.

Vero è, però, che i giudici con lui sono stati molto severi, sempre. Troppo bello e pettinato.

Lorenzo Silvidio 2

Veniva voglia quasi di salvare Alice vedendo il verde militare del suo nero di seppia. Il suo condimento sembrava quello che si fa da ubriachi, a capodanno, nel pieno della notte, in preda alla fame chimica. Si merita l’eliminazione nonostante Alice faccia peggio. Più simpatico che cuoco d’alto livello, ma con i suoi 21 anni ha margini di miglioramento enormi.

Alice Scaffardi 1

Dolce, simpatica e pure brava. Ma in 45 minuti ha bruciato le vongole, lasciato crudi (e nella padella!) gli spaghetti al nero di seppia. Erano diverse puntate che viaggiava troppo coperta, insicura, sempre tra le meno peggio. Aveva perso fiducia dopo un inizio con i fuochi d’artificio.

“Vorrei avere un tasto per tornare indietro nel tempo”. Ti capisco Alice, non sai quanto lo vorrei io. Se lo trovi, fammi un fischio.