Loki 2, la recensione: una serie che funziona, contro la legge del tempo (e non solo)

Nonostante il processo per violenze che attende il 25 ottobre il coprotagonista Jonathan Majors, e il licenziamento della ex vice-presidente Marvel Victoria Alonso, la serie continua a convincere col suo universo sci-fi, i viaggi nel tempo e le identità doppie

Colui che Rimane. Era così che si presentava Kang nella puntata finale della prima stagione di Loki, uscita su Disney+ nel 2021, e di ritorno sulla piattaforma il 6 ottobre. Chissà se a quel tempo Jonathan Majors, interprete del Signore del Tempo, immaginava che anche lui, alla Marvel, sarebbe rimasto a lungo.

Dopo l’approdo sul grande schermo nei panni del Conquistatore in Ant-Man and the Wasp: Quantumania, la nascente stella di Hollywood ha invece visto spegnersi le luci della ribalta per le accuse ricevute, da parte di più donne, di aggressione e molestie, che lo hanno dipinto pubblicamente come un uomo violento e problematico. Caratteristiche attribuite alla personalità del suo villain, ma che il pubblico – comprensibilmente – non trovava opportuno appartenessero anche all’attore. L’esito del processo si conoscerà il 25 ottobre, e insieme al destino penale di Majors si conoscerà anche il suo futuro nel Marvel Cinematic Universe: difficile che la Disney gli permetta  di rimanere a lungo in scena.

Intanto però la serie arriva su piattaforma, con Majors nel suo ruolo e nei titoli di coda un’altra grana per l’azienda: il nome di Victoria Alonso, licenziata a marzo dopo 17 anni di servizio dal ruolo di braccio destro del presidente Kevin Feige, dopo essersi opposta alla censura di riferimenti al mondo LGBTQ+ in Ant-Man 3 (ma secondo altre opinioni sarebbe stata licenziata per un cavillo contrattuale che le avrebbe dovuto impedire di fare pubblicità a Argentina, 1985, film candidato agli Oscar 2022 di cui è produttrice).

Vedere i nomi di entrambi nella seconda stagione di Loki ha il sapore dell’anacronismo. E del resto la confusione di ruoli e piani è proprio il tema al centro di Loki 2, in cui i personaggi della TVA (Time Variance Authority, l’agenzia che “gestisce il tempo”) hanno appena scoperto di essere tutti delle Varianti. Ovvero delle versioni alternative di se stessi, imprigionate in un ufficio dal quale sono costrette ad amministrare come burocrati – smaltendo scartoffie davanti a piccole scrivanie marrone spento – il tempo lineare vissuto dai loro corrispettivi “veri”, liberi di trascorrere un’esistenza vera e cronologicamente autentica.

Un nuovo Tempo per Loki 2

La seconda stagione della serie è stata girata e conclusa prima della denuncia di Majors e del licenziamento di Alonso. Dunque la storia riprende esattamente là dove eravamo rimasti: ed è chiaro che, seppur straniante, sia proprio la presenza del supercattivo Kang a mantenere gli equilibri fragili e imprevedibili dell’universo, mentre il protagonista Tom Hiddleston, insieme alla Sylvie di Sophia Di Martino, sono i veri “disturbatori” delle linee temporali.

Ke Huy Quan nel ruolo di O.B. in Loki 2

Ke Huy Quan nel ruolo di O.B. in Loki 2

La seconda stagione dello show promette di distaccarsi da ogni riferimento ai film per il cinema della Marvel per concentrarsi esclusivamente sulla serialità. Loki e Mobius, l’irresistibile coppia formata da Hiddleston e Owen Wilson, ritrova subito il ritmo, anche se l’incipit provoca più domande di quante non ne fossero rimaste in sospeso nel finale della prima stagione. Troppo lungo il prologo – come accade spesso con la Marvel – necessario per riportare in carreggiata lo spettatore e a prepararlo ai prossimi salti temporali (impossibili, eppure!).

Ritorni e new entry: benvenuto Ouroboros!

L’introduzione di Ke Huy Quan nel ruolo di Ouroboros (l’uroboro è il simbolo di un serpente che si morde la coda: nomen omen, scopriremo probabilmente nella serie), è di gran lunga la più entusiasmante delle trovate. Nonché la riconferma che l’attore, premiato con la statuetta per Everything Everywhere All At Once, è davvero nel suo habitat quando si tratta di dimensioni parallele e tempo che scorre in maniera diversa dal normale. Una manciata di puntate sono troppe poche per capire in quale direzione andrà la storia dei personaggi – considerando anche il loro grado di disorientamento, che influisce ovviamente sul racconto. Ma la promessa sci-fi è riconfermata, e il mondo ideato dal creatore Michael Waldron continua a convincere.

Di sicuro la prima stagione aveva insegnato a Loki che ognuno scrive la propria storia: non sono gli altri a dirci chi essere, villain o non villain. Ciascuno decide per se stesso, in qualsiasi variante si identifichi. Per questo ci aspettiamo che Loki 2 riesca ad essere tutto ciò che desidera. Per sé, e per l’intrattenimento del pubblico.