Orange Is the New Black: il cast si lamenta di essere stato pagato “il minimo indispensabile” da Netflix

Le nuove interviste, realizzate per un articolo del New Yorker, sono arrivate un giorno prima che i membri della SAG-AFTRA entrassero in sciopero dopo non essere riusciti a trovare un accordo con streamer e studios

Orange Is the New Black ha contribuito a rendere Netflix famosa. Ora, molte delle star protagoniste ripensano al successo della serie e alla mancanza di retribuzioni adeguate. La questione – che ha inizio proprio nel giorno del decimo anniversario della serie creata da Jenji Kohan – è partita da un articolo del New Yorker prima che la SAG-AFTRA annunciasse lo sciopero. Molti dei problemi del cast di OITNB riflettono le questioni al centro delle tese trattative tra SAG e AMPTP.

Dieci degli attori non protagonisti di OITNB (alcuni dei quali sono poi diventati principali nela serie) – tra cui Kimiko Glenn, Alysia Reiner, Beth Dover, Emma Myles, Diane Guerrero, Taryn Manning e Lea DeLaria – hanno parlato con lo scrittore Michael Schulman del fatto che, all’inizio delle riprese, venivano pagati con il “minimo indispensabile” della tariffa giornaliera SAG, inferiore a 1.000 dollari a episodio.

Nonostante lo show (vincitore di un SAG Award e di un Emmy) sia diventato un successo Netflix a livello globale, molti membri del cast hanno dichiarato di aver dovuto continuare a lavorare in altri settori per tutta la durata della serie. Inoltre, gli interpreti hanno parlato della differenza di retribuzione con i membri del cast non appartenenti a minoranze e dei compensi quasi inesistenti ricevuti dalla fine della serie nel 2019 (Myles ha dichiarato di aver ricevuto circa 20 dollari di residuali dallo show quest’anno).

Un TikTok di Glenn, in cui l’attore ha rivelato di aver guadagnato 27,30 dollari di diritti d’autore, è diventato virale ed ha suscitato risposte solidali da parte dei suoi co-protagonisti Matt McGorry e Dover. McGorry ha detto di aver mantenuto il suo lavoro diurno per tutta la durata della serie, mentre Dover ha dichiarato: “Mi è costato molto partecipare alla terza e alla quarta stagione, perché dovevo prendere l’aereo per girare”.

“La prima cosa che ci diciamo quando ci vediamo è: ‘È davvero un casino, tutti i miei residuali sono spariti!'” ha dichiarato Myles, che ha interpretato la detenuta Leanne Taylor in sei delle sette stagioni. “Quando sei piccolo pensi che partecipando ad una produzione così amata diventerai ricco e avrai una casa con la vasca idromassaggio. Invece, dopo aver partecipato a uno show di successo, ti guardi intorno e dici: ‘Wow, sono ancora nello stesso appartamento con una sola camera da letto’. Era così che doveva andare?”.

Una star, rimasta anonima, ha dichiarato: “Con il passare delle stagioni, abbiamo iniziato a essere più scontenti delle retribuzioni, soprattutto a causa dell’incredibile popolarità dello show. Alla fine, i personaggi fissi della serie sono stati pagati fino a 200.000 dollari a episodio, mentre il cast di supporto non ha guadagnato più di 15.000 dollari, come riporta il New Yorker. Molti di coloro che sono intervenuti nell’articolo hanno criticato il fatto che Netflix “dica agli azionisti che stanno guadagnando più di quanto abbiano mai guadagnato” e che l’allora capo dei contenuti e ora co-Ceo Sarandos abbia aumentato il suo stipendio (il suo pacchetto retributivo ha raggiunto i 50 milioni di dollari l’anno scorso).

Questa settimana, Sarandos, insieme a gran parte del cast di OITNB, è intervenuto sui social media per riflettere sull’iconica serie a dieci anni dal suo lancio: “È stata la prima produzione ad abbracciare apertamente la diversità in ogni sua forma e a raccontare storie di donne provenienti da comunità trascurate ed emarginate che non vengono tipicamente mostrate in tv”, ha scritto, ringraziando Kohan e “l’intera famiglia della serie per un decennio di ricordi”.

OITNB, prodotta da Lionsgate e distribuita da Netflix (nessuna delle due ha commentato il pezzo del New Yorker; Netflix e Lionsgate hanno rifiutato di rilasciare commenti a THR), è basata sull’omonimo libro di memorie di Piper Kerman. La serie, creata da Kohan – che ha curato la produzione esecutiva insieme alla scrittrice Tara Herrmann- , era incentrata sul personaggio di Piper, interpretato da Taylor Schilling, che affronta la vita nel penitenziario di Litchfield.

Lo show, che si è trasformato in una serie corale, è diventato rapidamente un successo, contribuendo a rendere popolare il termine “binge”, mentre Netflix continuava a produrre originali sceneggiati per eguagliarne il successo. La serie ha ricevuto un riconoscimento agli Emmy ed è diventata l’originale più visto della piattaforma.

Il cast – come rivelato in un articolo di THR del 2019 – non aveva alcuna aspettativa quando ha firmato per la serie. Lo show, a detta loro, li ha catapultati nello zeitgeist: “Ero con Lea (DeLaria) a New York il giorno dopo l’uscita ed era come se i Beatles stessero camminando per strada”, ha ricordato Manning, che è stato promosso a series regular per la quarta stagione.

Anche dopo la fine della serie, il team creativo era all’oscuro dei numeri degli spettatori, dato che i canali di streaming hanno rilasciato solo di recente alcuni dati sull’audience dei loro show. “Non ci hanno detto un numero di ascolti dopo la prima stagione. Abbiamo ricevuto da Netflix una scheda, che valutava il nostro lavoro con ‘incredibile’, ‘davvero fantastico’, ‘ha superato le aspettative’ o ‘vedremo’. Orange sembrava essere un dieci e lode fin dall’inizio”, ha dichiarato a THR il presidente di Lionsgate TV, Kevin Beggs.

“Hanno indicato che una grande percentuale di spettatori aveva visto tutti e tredici gli episodi dalla mezzanotte fino al giorno successivo, e siamo impazziti a pensare che la gente sarebbe potuta rimanere sveglia tutta la notte a seguire l’intera stagione. L’anno successivo non hanno condiviso con noi alcun dato”.

L’ex responsabile degli originali Netflix, Cindy Holland, che con l’appoggio di Sarandos ha ordinato a OITNB una stagione da tredici episodi – una cosa inaudita per lo streamer all’epoca – ha confermato a THR: “Non sapevamo che sarebbe diventata così popolare. Sapevamo che piaceva e che c’era un buon pubblico. Poi, dopo il lancio della prima stagione, il numero di persone che guardavano lo show, la velocità con cui lo guardavano, il sostegno sui social media e il fatto che fosse in grado di viaggiare in tutto il mondo, ci hanno lasciato senza parole”.

Herrmann ha raccontato a New Yorker che il giorno dopo la festa per l’uscita dell’ultima stagione, lei e Kohan hanno finalmente scoperto i dati di visione.

“Cento milioni di utenti avevano visto almeno un episodio, e almeno la metà aveva completato tutte e sei le stagioni”, ha ricordato Herrmann, che ha rivelato che il cast principale non era pagato come quello di Game of Thrones o di qualsiasi grande show Hbo. “Da un punto di vista artistico, quei numeri sono mozzafiato. Da un punto di vista commerciale, invece, sono assolutamente sconcertanti. Dopo averci rivelato i dati, il dirigente ci ha chiesto: ‘Cosa ne pensate di questa notizia?’. Jenji è rimasta in silenzio e mi ha guardato, e io ho risposto: ‘Penso che vorrei rinegoziare il mio contratto'”.

Traduzione di Pietro Cecioni