Stranger Things: The First Shadow. Quando non serve una stagione per raccontare una storia

A Londra ha appena esordito la pièce teatrale che racconta l'origin story della famosissima serie Netflix, tornando addirittura agli anni '50. Due ore e quaranta minuti di racconto teso e sorprendente, che con ogni probabilità sarà una tappa obbligata per gli appassionati, come possibile raccordo tra l'ultima serie e la quinta e ultima le cui riprese inizieranno a gennaio 2024.

Si abbassano le luci al Phoenix Theatre di Londra, sul palco appaiono due rettangoli, uno in alto a sinistra, l’altro in basso a destra. Sono la plancia e il ponte di una nave da guerra.

Da qui inizia la storia di Stranger Things: The First Shadow, prequel della serie di successo (sul culto teniamoci prudenti) che si concluderà con la quinta stagione, le cui riprese inizieranno a gennaio. Nella precedente gli abbonati Netflix hanno incontrato Vecna, ovvero Henry Crill, il numero 001 tra gli esperimenti del Dottor Brenner, il ragazzo da cui tutto ebbe inizio.

Stranger Things – The First Shadow, la trama

E allora andiamo a vedere come cominciò la saga di Hawkins, tornando indietro fino al 1959, facendo la conoscenza della giovane Joyce Maldonado, che da quella cittadina se ne vorrebbe solo fuggire, magari per andare a New York e diventare un’affermata autrice teatrale. Per il momento si accontenta di organizzare il musical di fine anno della scuola, ma questa volta vuole fare qualcosa di diverso, di rivoluzionario.

Una libertà che non apprezza il suo ragazzo (che di cognome fa, ovviamente, Byers) e che invece intriga il giovane Jim Copper, figlio dello sceriffo e a sua volta investigatore in erba. Attorno a loro ruotano amici, l’eterna coppia formata da Karen Childress e Ted Wheeler, Bob Newby, figlio del preside e fratellastro di Patty, sorella adottata a cui piacciono i fumetti e che si sente sempre di troppo.

Per questo, appena vede Henry Creel, un ragazzo appena trasferitosi a Hawkins con la famiglia per ricominciare da zero dopo misteriosi eventi che lo hanno coinvolto, sente subito di avere qualcosa in comune con lui: la solitudine. I due iniziano a frequentarsi, ma intanto in città sta succedendo qualcosa di strano e inquietante: un killer di animali sta facendo strage di cani e gatti. Il giovane Copper investiga, con l’aiuto di Joyce e Bob, mentre la situazione sta diventando sempre più pericolosa. E anche il governo vuole mettere le mani su Henry Creel, in particolare il Dottor Brenner, a capo di un misterioso e segretissimo progetto.

E di più non si può dire della trama e degli intrecci di The First Shadow, se non che l’idea di fare un prequel su una piattaforma reale, solida, fatta di assi di legno è stata un’idea brillante, seguendo l’esempio di un’altra saga che un minimo di successo l’ha avuto, quella di Harry Potter, che aveva optato per un’avventura successiva agli eventi dei sette libri (Harry Potter and the Cursed Child è ambientato 19 anni dopo l’annientamento di Tu-Sai-Chi e vede protagonista il figlio di Harry e Ginny, Severus).

Qua invece si torna indietro nel tempo, rovistando nelle molte suggestioni dell’epoca, dal Philadelphia Experiment all’Area 51, con una colonna sonora anni Cinquanta e alcuni numeri musicali per meglio adattarsi ai gusti del West End.

La recensione della piéce teatrale

Magnifica la messa in scena, coinvolgente, immersiva, a tratti davvero spettacolare, con alcune soluzioni che rendono l’esperienza quasi reale. Merito di Stephen Daldry, regista di livello (Billy Elliot, The Hours) che proprio in teatro ha dato in carriera il meglio di sé, e si vede.

The First Shadow, che è comunque uno spettacolo da due ore e quaranta minuti, fila via liscio senza un attimo di stanca o di tregua, con un crescendo finale di colpi di scena francamente emozionante anche per chi non è un particolare amante della serie. E a questo proposito, la cosa che maggiormente impressiona è la scrittura della pièce, che di fatto condensa nel tempo scenico il succo di una stagione di otto o nove episodi. Tanto che la riflessione si impone: c’è davvero bisogno delle serie?

Una storia deve per forza essere raccontata come impone la moderna struttura narrativa imposta dalle piattaforme, Netflix per prima, necessaria per creare una massa critica di contenuto da proporre agli abbonati in termini di monte ore di programmazione? La risposta è no, non serve, e paradossalmente con questo prequel i Duffer Bros sembra quasi che si siano dato la zappa sui piedi. O forse che abbiano lanciato un SOS, chi lo sa.

The First Shadow è, nella mappa temporale di Stranger Things, un prequel, ma anche un raccordo con la quarta stagione e molto probabilmente fondamentale per quello che accadrà nella quinta e ultima. Per questo, se avete in programma un viaggio a Londra nelle prossime settimane e mesi, non fatevi sfuggire l’occasione per passare una bella serata, oltretutto con una compagnia di giovani talenti, che non fanno rimpiangere i ben più famosi (adesso) protagonisti della serie.

E la sensazione è che i viaggi nel tempo nell’epopea di Stranger Things siano appena cominciati.